Mafia

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<<Ragazzi, mi ero dimenticata di farvi presente una cosa>> parlo, camminando verso il centro della stanza.

<<Faccela presente allora>> Luke è il primo a parlare mentre gli altri si limitano a alzare lo sguardo su di me e aspettando che io inizi a parlare.

<<In poche parole ieri sera, da ubriaca, parlando con David, ho scoperto a che caso lavoravano i nostri genitori>> abbasso lo sguardo sui miei piedi aspettando delle reazioni negative.

<<Potevi invitarci però..>> si lamenta Juliette riprendendo in mano il telefono, offesa.

<<Quindi? A cosa lavoravano?>> mi incita Carl alzandosi e venendo verso di me.

<<A questo>> gli giro il computer perché possa leggere e in poco tempo mi raggiungono tutti.

<<Mi prendi in giro?>> dice Jessica alquanto sorpresa.

<<Mafia...>> Carl si allontana pensieroso.

<<Mafia? Mi state dice di che mi dovrei mettermi contro alla mafia?>> in effetti Luke non ha tutti i torti.

La mafia è temuta da tutti, un'organizzazione criminale basata sulla violenza senza nessun tipo di pudore.

Non lo biasimo se non vorranno aiutarmi in questo, ma allora ci arriverò fino in fondo da sola.

<<Non importa se non vorrete aiutarmi, ormai ho iniziato questo e lo porterò a termine>> dico di getto intrecciando le mani nervosamente.

<<Non abbiamo detto questo Sophie, ma è una cosa più seria del previsto e dobbiamo pensarci su, anche tu dovresti rifletterci>> cerca di tranquillizzarmi Jessica che nel frattempo si è avvicinata a me. 

<<Mentre parlavate ho trovato qualcosa a proposito, qua si parla di roba grossa...>> la sua faccia poco convinta non mi rassicura affatto.

<<Meraviglioso..>> parla Jack con tono ironico, alzando gli occhi al cielo.

<<Traffico illecito di armi, narcotraffico, contraffazioni, usura, estorsioni e tanto altro...>> ad ogni crimine che Carl nomina il mio cuore perde un battito. 

<<Non solo, sembra che la loro base sia nota, ma inaccessibile, con il passare degli anni, con il fallimento di diverse imprese per fermarla questa è diventata sempre più potete>> conclude.

<<Direi che dobbiamo pensarci su bene>> il tono gelido delle parole di Jack mi fa rabbrividire e ancor di più quando mi passa accanto, in un movimento fulmineo, per poi chiudersi in una stanza.

Rimaniamo in silenzio qualche minuto poi mi allontano anche io e mi chiudo in una camera.

Sono consapevole quanto tutto questo sia assurdo: un gruppo di ragazzini, non tutti maggiorenni, a New York, in cerca di una persona che potrebbe essere morta.

Ma è un'istinto che mi viene dal profondo del cuore il bisogno di portare questo a termine.

La convinzione che mia madre mi avesse abbandonata mi ha torturata e fatta patire le pene dell'interno per diciassette anni, ed ora che ho la possibilità di rivederla e far passare tutto il dolore di cui sono succube, dovrei andarmene?  

Non voglio portarli dietro con me nel casino della mia vita, della mia testa, sopratutto Jack.

Ha vissuto una vita tristemente uguale alla mia e lo sto portando in tunnel senza fine quando lui, probabilmente, vorrebbe solo tornare indietro.

<<Posso?>> Jessica picchietta due volte sullo stipite della porta.

<<Si>> mi metto seduta sul letto e mi reggo la testa con la mano per il mal di testa che ormai fa parte della mia quotidianità.

<<Sophie, non devi sentirti in colpa, fidati qua lo stiamo facendo tutti perché vediamo quanto ci tieni, nessuno è obbligato, beh forse Luke, ma lascia perdere>> ride alzando gli occhi al cielo e io dietro di lei.

<<Non voglio portarvi dentro a tutto questo ma la verità è che senza di voi non ce la farei>> gli occhi mi si riempiono di lacrime che faccio fatica a trattenere.

<<Ma insomma guardaci, eravamo tutti in un tristissimo loop prima di tutto questo, Juliette non era mai uscita dal l'inghilterra, la vita di Luke era droga e alcool, la genialità di Carl era sprecata in quella scuola ed io passavo le mie giornate e dipingere con mia madre, non che non ami farlo, ma vedi serviva a tutti questo>> mi accarezza la spalla
con premura.

<<Per non parlare di Jack, insomma lo consoci da sempre, l'hai mai visto così sereno? Nel senso, non che ora passi le sue giornate a ridere a crepapelle, ma quando sta con te si vede che è immerso in una pace totale, quando ti guarda si vede che in te ci si perde, è cambiato, e sono sicura al cento per cento che l'hai cambiato tu, sei stata tu Sophie, sei più speciale di quanto credi, a volte cerchi di essere quella che non sei per poi non renderti conto che sei la persona più bella e pura così come sei>> non riesco più a trattenere le lacrime che scendono veloci lunghe le mie guance e la abbraccio.

<<Grazie Jessica, sei la persona migliore che potessi avere al mio fianco in questo momento, non ti ho detto molte cose in quest'ultimo periodo, prometto che ti racconterò tutto nel minimo dettaglio>> mi asciugo gli occhi e mi assicuro che il mio mascara stia reggendo.

Poi mentre mi guardo allo specchio mi viene un'illuminazione pensando alle parole di Jessica.

<<Tu hai detto: "cerchi di essere quella che non sei" il che di certo è sbagliato, ma se in questo caso fosse la chiave?>> si gira verso di me con sguardo perplesso.

<<Non ti seguo>> si alza e mi raggiunge.

<<Forse quella base è inaccessibile perché la gente che ha provato ad entrarci si è mostrata per com'è, polizia, militari, spie, ovviamente sono tutti elementi di pericolo per loro e quindi vengono eliminati>> la guardo sperando di cogliere nel suo sguardo la mia stessa illuminazione.

Finalmente arriva e strabuzza gli occhi guardandomi.

<<Quindi stai dicendo che se noi fingessimo di essere alcuni di loro potremmo addirittura avere accesso alla loro base>> dice quasi in un urlo.

<<Esatto!>> saltello per la stanza entusiasta della mia idea e insieme ci fiondiamo fuori dalla porta per radunare gli altri.

<<Può essere sia un'idea geniale che un modo per farci ammazzare>> fa notare Carl.

<<Si ma, l'alternativa quale sarebbe? Infiltrarsi come spie e fare la stessa fine di mia madre e il padre di Jack?>> incrocio le braccia al petto, ansiosa.

<<Ma come pensate di fare? Nel senso, come gli faremo credere che non siamo degli impostori?>> osserva Luke, giustamente.

<<Cercherò qualche nome su alcuni database e vi spaccerò per interlocutori venuti da lontano, ma non avremo molto tempo, potrò imbrogliarli all'inizio ma gli basterà qualche ricerca per capire che mentiamo>> si gratta la testa e fissa il vuoto segno che sta pensando attentamente.

<<Perché "vi" non verrai?>> domanda Jessica visibilmente preoccupata.

<<Non perché io abbia timore, ma se starò qui a dirvi le loro mosse e come comportarvi sarà meglio, esternamente la situazione è più chiara, vi dirò solo
come muovervi>> ci guarda come chiederci il consenso per accordare alla sua idea ed annuiamo tutti.

<<I vestiti, sono fondamentali, quelli fanno l'immagine di una persona>> chiaramente il nostro abbigliamento non è adatto ad una missione del genere.

<<Me ne occupo io>> grida Juliette e dopo aver costretto Luke a seguirla esce dalla porta.

<<Sono da voi tra poco>> ci fa sapere Carl e Jessica dopo avermi fatto un cenno lo segue.

Rimaniamo io e Jack, lui appoggiato al letto che si rigira una cartina tra le mani ed io che sono in imbarazzo perché non ho idea sul da farsi.

Mi sono ripromessa di ignorarlo quindi decido di uscire in fretta di casa prima che possa fermarmi.

Come se mi avesse letto nel pensiero si piazza davanti alla porta bloccandomi il passaggio.

Fuga rimandata.

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