<<Perché hai pensato che fosse una buona idea dirglielo?>> sbraito contro Carl, fuori di me.Jack se ne è andato dalla cucina mandandomi a quel paese e per diversi minuti non sono riuscita a muovermi dalla mia posizione.
Da quando più persone mi hanno parlato del mio passato riesco a ricordare spezzoni della mia vita da bambina.
Riesco a ricordare Carl, mia madre, mio padre, Jack..
Ricordo che lo vedevo attraverso la finestra guardarmi di nascosto e quando andavo da lui scappava.
Ricordo di avergli regalato un fiore blu una volta, un giacinto. Ne crescevano a valanghe nel retro del giardino di casa di Carl, ma per me quello era l'unico fiore abbastanza azzurro come i suoi occhi.
Una volta mi aveva regalato una margherita, la prima che aveva trovato accanto al suo piede, ma mi era piaciuta così tanto che lo abbracciai forte e lui non si mosse.
Quando lo guardavo, amavo specchiarmi nei suoi occhi azzurri come il cielo, e sorridevo ogni volta
che li guardavo.Quando l'ho rivisto per la prima volta non so come non ho fatto a ricordare quegli occhi, così belli e unici.
Ma con la consapevolezza che appartengono allo stesso bambino di cui ero innamorata da bambina ora li guardo in modo diverso e anche oggi sorrido ogni volta che lo guardo.
Perché ne sono ancora innamorata, sono sempre stata innamorata di quegli occhi, sono sempre stata innamorata di lui.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e d'istinto mi giro nella speranza di trovarmelo li sulla soglia della porta per potermi buttare tra le sue braccia.
<<Mi dispiace tanto se avessi saputo che sarebbe successo tutto questo non avrei->>
<<Stai mentendo!>> mi giro verso Carl <<il signor Miller me l'aveva detto, sei sempre stato innamorato di me e non hai perso l'occasione di rovinare tutto appena hai potuto>> urlo.
<<Cosa?>> Jessica arriva sulla porta guardando entrambi sconvolta.
<<Innamorato di te?>> guarda Carl con gli occhi lucidi e un senso di colpa mi travolge all'istante.
<<No, no, come puoi dire così, ero innamorato di te quando eravamo bambini, lo era anche Jack, lo è sempre stato>> urla anche lui.
Un mare di consapevolezza mi colpisce all'improvviso e una voragine mi si apre nel petto.
<<Di cosa state parlando?>> Juliette entra in cucina anche lei sorpresa da quelle urla.
<<Di Sophie che pensa che tutto il mondo la ami, che non lascia spazio a nessuno credendo che tutti qua dentro vivano per lei>> parla Jessica guardandomi con disprezzo.
La voragine nel petto si apre ancora di più e mi sembra di poter essere inghiottita da quelle orribili parole.
<<Come puoi..>> le parole mi muoiono in gola e non riesco più a parlare mentre lacrime su lacrime mi scendono lungo le guance.
<<È un funerale?>> arriva Luke, che poi dopo essersi reso conto della situazione si zittisce.
Comincio a correre via fuori casa, sposto tutti per riuscire a passare attraverso la porta, spalanco il portone di casa e singhiozzando scappo lungo la strada deserta.
Come ha potuto Jessica dirmi queste parole. Come ha potuto la mia migliore amica essere così crudele con me.
Non ho mai desiderato essere amata da Carl, volevo
solo qualcuno che mi amasse quanto amo io.Io amo qualcuno, ma quel qualcuno non sa che lo amo ed ora non vorrà più saperne di me.
Mi manca così tanto Jack, desideravo solo che tutto questo finisse per poter dedicarmi finalmente a vivere la mia vita, libera di un peso che mi opprime.
Invece ho rovinato tutto, ora non ho più nessuno: non scoprirò più se mia madre è viva o meno, mio padre non c'è e non posso chiamarlo ne spiegargli la situazione, la mia migliore amica mi odia, come anche il ragazzo che amo.
Non riesco a smettere di piangere e mi si gonfiano gli occhi, mentre cammino per le gelide strade di periferia New York, da sola.
Mi tengo le braccia strette al corpo per i brividi di freddo che mi ricoprono il corpo.
Sento solo il rumore dei miei passi mentre cammino dritta per una strada sconosciuta.
Improvvisamente sento un rumore di foglie che si spostano dietro di me, mi giro di colpo ed il mio cuore salta un battito.
Non c'è nessuno, sarà il vento.
Cammino più veloce ed il mio cuore continua a battere incessantemente.
Altri rumori dietro di me e a questo punto sono sicura ci sia qualcuno che mi sta seguendo.
Mi giro di nuovo e vedo un uomo robusto che cammina a passo svelto a pochi metri di me.
Comincio a correre con tutte le mie forze, le gambe corrono sull'asfalto, le braccia si muovono a tempo con le gambe, sento il cuore in gola e il sapore di sangue riempirmi la bocca.
Le lacrime si asciugano con il vento che mi arriva dritto in faccia facendomi bruciare gli occhi.
Corro, corro, ma non abbastanza.
Una mano mi afferra la spalla tirandomi indietro facendomi sbattere la testa sull'asfalto freddo.
Poi nero.

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Amore e odio
ChickLitSophie ha avuto un'infanzia memorabile nella grande città di Manchester finché alla tenera età di cinque anni non ha perso sua madre in un incidente stradale. Suo padre ha sempre lavorato molto e rimanendo per lo più sola, dalla solare bambina che...