Convivenza forzata

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<<JACK HARRISON STAI SCHERZANDO?>> la voce stridula di Jessica attraverso il telefono mi arriva fino al timpano e oltre.

<<Shh, ti ricordo che siamo nella stessa casa io e lui>> sistemo per l'ennesima volta i libri in ordine diverso, per passare il tempo.

<<Piuttosto vieni a stare da me>> sapevo me l'avrebbe detto <<come hanno fatto Ken e la bionda a farsi venire un'idea così brillante>>.

<<Non so, so solo che saranno due lunghe settimane>> sospiro ma poi sento un botto dalla
camera affianco.
<<Jess ti richiamo>> attacco prima che possa rispondere.

Non è che ho paura di ciò che potrebbe star facendo, però non ne ho idea quindi è più paura dell'ignoto.
Silenziosamente mi avvio verso la porta della sua camera, faccio un respiro profondo e appoggio una mano sulla maniglia.

Proprio in quel momento lui apre la porta e tiro un gridolino di spavento.
<<Cazzo>> che figura.
<<Che stavi facendo, Evans?>> si piazza di fronte a me non permettendomi di spostarmi.

<<C'è stato un botto e...>> non faccio in tempo a terminare la frase che mi interrompe.
<<Avevi paura?>> si avvicina ancora di più a me.

<<No, mi stavo solo assicurando che...>>
<<Non assicurarti più, non ne ho bisogno>> rientra nella sua stanza, lasciandomi senza parole nel corridoio.

Ma come si permette? Solo perché abbiamo un carattere simile non significa che può trattarmi così.
Non gliela darò vinta.

<<Siamo tornati>> la voce di Grace che interrompe la mia musica mi fa salire i nervi.
<<Che bella notizia..>> alzo gli occhi al cielo e aumento il volume.

Mio padre bussa alla mia porta più volte prima che io lo senta e gli dica di entrare.
<<Soph, mi dispiace se non è ciò che volevi io->> lo interrompo prima che possa partire con le scuse.

<<Fa nulla papà, tranquillo>> ormai avevo preso come una sfida la nostra convivenza forzata.

E non gliela avrei data vinta.

**

<<Passeranno in fretta tranquilla>> mio padre mi saluta velocemente prima di uscire dalla porta insieme a Grace.

Che queste due elettrizzanti settimane inizino.

Mi preparo con ogni mattina per andare a scuola, cercando di fingere che non si stia preparando nella stanza accanto il ragazzo più odioso che conosco.

<<Senti non fare parola con nessuno che viviamo nella stessa casa>> entra in cucina mentre mi preparo la colazione.
<<Tranquillo, nemmeno io ci tengo a farlo sapere>> sbuffo e sistemo lo zaino.

<<Strano, sicuramente ti faresti qualche amica in più, magari falsa, ma qualcuna in più>> ride divertito, vedremo chi riderà.

<<Cosa ti fa pensare che diventerebbero mie amiche per stare con te?>> lo guardo negli occhi con aria di sfida, prima che possa ribattere continuo <<forse il troppo egocentrismo ti da allucinazioni>> gli schiocco le dita davanti alla faccia ed esco di casa.

Cammino velocemente, spero di non trovarmelo dietro ne a camminare ne nell'autobus.

Appena passa salgo su e prendo i posti infondo.
<<Allora come è andata la prima mattinata con l'orgoglioso Jack Harrison?>> Jessica prende posto accanto a me.
<<Bene in realtà>> le sorrido contenta finché non vedo lui e i suoi amici entrare ridendo nel bus.

Mi cerca nel bus e appena mi vede mi guarda indifferente e poi si siede con gli amici.
<<Ma che vuole, gli sto per tirare un pugno in quella faccia da coglione che si ritrova>> sbotta Jessica.

Non riesco a distogliere gli occhi da lui anche se lo vorrei più di qualsiasi altra cosa, come una calamita.

L'autobus termina la sua corsa e scendiamo tutti alla fermata.

Mi guardo in giro e quando lo vedo distratto a parlare con i suoi amici prendo Jessica e la trascino via.

Entriamo in classe e seguiamo le lezioni regolarmente, le prime settimane non sono mai troppo impegnative.

Qualche volta io lui ci scambiamo sguardi gelidi, ma non ci faccio troppo caso, non che mi interessi molto.

<<Che fai dopo scuola?>> mi domanda Jessica mentre mangiamo i nostri panini.
<<Starò a casa con quello>> lo indico con un'occhiata.
<<Nulla di interessante allora>> Jessica ride e io con lei, decisamente no.

<<Ei ragazze>> la nostra compagna di classe Kylie si avvicina a noi.
La salutiamo e aspettiamo che proceda con io discorso.
<<Si parlava, qua e là, di organizzare una festa, ma manca il posto in cui farla, conoscete qualcuno che abbia casa libera questo weekend e che sia disponibile>> ci sorride dolcemente. 

Jessica mi da una gomitata sulle costole, probabilmente per invitarmi a proporre casa mia.
Sarebbe una vendetta sufficiente, o ama le feste piene di ragazze da farsi?

<<Casa mia se vuoi>> propongo.
<<Davvero?>> le si illuminano gli occhi.
<<Si>> risponde Jessica al posto mio.
<<Grazie Soph, sei la migliore>> mi abbraccia e se ne va contenta.

<<Ci divertiremo da matti>> la mia migliore amica si alza euforica e va verso il cestino.
La guardo e proprio mentre sta per buttare ciò che resta del panino Jack la ferma e le dice qualcosa.

Cosa vuole ancora?

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