Dopo aver valutato le opzioni abbiamo deciso di identificare e rintracciare l'uomo che ha costruito la palla di neve.Probabilmente lui l'avrà creata su richiesta di mia madre e forse saprà anche perché mia madre ne aveva bisogno.
Prima di partire con le ricerche abbiamo optato per una pausa.
Jack non apre bocca da quando siamo usciti da lì, vorrei solo che mi facesse capire qualcosa, anche solo il suo stato d'animo.
Mi sta facendo dannare, vorrei potergli leggere nella mente solo per togliermi lo sfizio.
Appena entriamo mi allontano dagli altri per raggiungere David al bancone e scusarmi per ieri sera.
<<Ciao>> mi saluta animatamente con un gesto della mano mentre con l'altra è impegnato a pulire dei bicchieri.
<<Volevo scusarmi per ieri sera>> parlo agitando le mani nervosamente.
<<Tranquilla, ti sei fatta prendere dalla festa>> mi sorride e appoggia una mano sulla mia.Gli sorrido di ricambio e sfilando la mano dalla sua presa raggiungo gli altri al tavolo.
<<Non so voi ma io sono elettrizzata all'idea di tutto ciò che sta accadendo>> afferma Jessica versandomi
la coca cola nel bicchiere.<<Speriamo vada a buon fine>> parla Carl addentando un panino con il salame.
Continuo a guardare Jack e il suo sguardo perso puntato alla finestra.
Dopo diversi minuti chiacchierano tutti tra loro tranne noi due.
Io me ne sto seduta il silenzio cercando di capire a cosa stia pensando mentre lui ha uno sguardo perso nel nulla.
Poi improvvisamente mi guarda, così inaspettatamente che mi fa venire i brividi.
Lo guardo negli occhi per un millesimo di secondo poi poco dopo si alza e si dirige verso l'uscita.
Biascico un 'scusate' e mi allontano anche io seguendolo.
Una volta fuori lo fermo tirandolo per la spalla.
<<Mi spieghi cosa ti prende?>> sbotto coprendomi le braccia, coperte solo dalla maglia in cotone, con le mani per il freddo.
Sbuffa una risata girandosi verso di me.
<<Cosa mi prende? È una domanda seria?>> nel tono della sua voce c'è sarcasmo e una nota di cattiveria allo stesso tempo che mi incute timore.
<<Certo, non mi rivolgi la parola da ore, avrei voluto un po' di supporto dopo ciò che ho scoperto>> sbuffo iniziando a tremare dal freddo.
<<Dopo ciò che hai scoperto tu? Perché io, non si parlava forse anche di mio padre li?>> sbraita, ed inizio ad avere seriamente paura.
<<Non ti costava nulla rivolgermi anche solo una parola>> man mano che lo guardo mi sento diventare più piccola sempre di più sotto al suo sguardo.
<<Pensi solo a te stessa, Sophie, sei un'egoista del cazzo>> sputa acido per poi darmi un'ultima occhiata furente e andarsene a passo svelto.
Rimango ferma su due piedi nel mezzo del giardino aspettando invano che torni da me.
Inizio a tremare e battere violentemente i denti.
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Amore e odio
ChickLitSophie ha avuto un'infanzia memorabile nella grande città di Manchester finché alla tenera età di cinque anni non ha perso sua madre in un incidente stradale. Suo padre ha sempre lavorato molto e rimanendo per lo più sola, dalla solare bambina che...