Crollo in ginocchio, mentre il trambusto intorno a me si fa man mano più forte.Nel corridoio di fronte a me gli uomini dell'esercito scortano via persone su persone, con facce arrabbiate e i polsi già legati dietro la schiena.
Due mani mi prendono per le spalle e mi fanno girare del tutto.
Finalmente rivedo i suoi occhi da vicino e sento di nuovo il suo profumo e il respiro caldo sulla mia pelle.
Con le mani mi circonda il viso e con aria preoccupato mi perlustra il corpo per assicurarsi che io stia bene.
Gli metto le mani sul polsi e gli sorrido per rassicurarlo, mi basta averlo accanto per stare bene. Nessuna medicina, nessun bendaggio, potrebbe farmi bene come lui fa bene a me.
Mi circonda la vita con le braccia forti e mi abbraccia tenendomi stretta a se.
I rumori intorno a me sono ovattati, forse è lo shock o forse la paura, ma non sento quello che mi dice.
Mi gira la testa e ho forti vertigini che non mi permettono di pensare lucidamente.
L'ultima cosa che vedo sono i suoi occhi preoccupati che mi guardano e mio padre che si avvicina urlando qualcosa.
Il buio.
Quando mi risveglio sono circondata dall'oscurità, sono stesa su un letto morbido coperta da un sottile strato di lenzuolo.
Riconosco la camera, è quella dove avevo deciso di dormire la scorsa notte, poi i piani sono cambiati.
Sono a casa del signor Miller.<<Sophie>> Jack è seduto accanto a me, su una sedia. Lo intravedo a malapena, un po' per il buio, un po' perché devo ancora svegliarmi del tutto.
<<Si>> sussurro, per fargli capire che sono sveglia, vado in cerca della sua mano, o di un contatto.
Mi afferra subito la mano, è fredda e sta tremando.
<<Quanto tempo è passato? Che ore sono?>> domando, alzando il busto ma avvertendo subito un gran giramento di testa.
<<È notte fonda, dormono tutti, io volevo aspettare che ti svegliassi prima>> anche la sua voce trema, sembra spaventato a morte.
<<Jack, cosa succede?>> cerco di tirarlo più vicino a me, ma lui resta fermo nella sua posizione.
<<Credevo che non ti avrei rivista mai più e avrei vissuto tutta la mia vita sapendo che la colpa era mia>> mi confessa, lasciando che la sua testa cada sul letto accanto alla mia spalla.
<<Io ora sto bene, sono qui, con te, quindi non potrei stare meglio di così>> con una mano gli accarezzo i capelli soffici e lui sembra rilassarsi sotto al mio tocco.
Mi alzo a mezzo busto e finalmente non avverto nessun capogiro, sbatto gli occhi più volte prima di stabilizzarmi completamente.
<<Mi dispiace Sophie, meriteresti di meglio, qualcuno che sappia starti accanto e prendersi cura di te e sopratutto che sappia amarti>> alza la testa e mi guarda tenendo ancora la mano stretta alla mia.
Lo guardo confusa. Scuoto la testa e distolgo lo sguardo.
<<Tu non mi ami?>> la mia voce esce troppo flebile e insicura facendo trasparire tutta la mia vulnerabilità in questo momento.
Si tira su in piedi e guarda ovunque tranne che nella mia direzione.
Non risponde, quindi vado avanti.
<<Perché io invece sì, ti amo Jack. Mi chiedo se un giorno potrai mai capire quanto>> vorrei scappare per la confessione che ho appena fatto, ma non riesco a muovere un solo muscolo.

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Amore e odio
ChickLitSophie ha avuto un'infanzia memorabile nella grande città di Manchester finché alla tenera età di cinque anni non ha perso sua madre in un incidente stradale. Suo padre ha sempre lavorato molto e rimanendo per lo più sola, dalla solare bambina che...