La palla di neve

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Sono stesa sul letto quando ad un certo punto il telefono vibra accanto a me.

È Jessica. Cosa è successo ieri?

<<Pronto>> rispondo.
<<Non sei andata a scuola nemmeno tu?>> sembra stanca.
<<No, mi sono svegliata alle nove sta mattina>> sbadiglio e mi sistemo sul letto.

<<Mia mamma ieri ci ha scoperte, te lo ricordi?>> Merda, no.
<<No, non ricordo nemmeno come sono entrata in casa>>.

<<Mia madre è venuta a prendermi a casa tua ti ha chiesto se preferivi non stare a casa da sola ma tu hai detto che non sei a casa da sola, cosi prima di partire ha suonato per controllare e ha aperto Jack>> ride pensando probabilmente alla faccia di sua madre alla visione del ragazzo.

<<Mi ha portata lui a letto? Santo cielo..>> mi copro il viso dalla vergogna.
<<Sta mattina non ti ha detto nulla?>> il ricordo di sta mattina mi fa venire i brividi.
<<No, non abbiamo ancora parlato>> rispondo.

<<Tua madre è tanto arrabbiata?>> spero che dica di no, senza di lei la festa sabato è perduta.
<<No, sai com'è lei, sa quanto sto sui libri quando mi svago un po' non si arrabbia, si preoccupa>> dice le ultime paura come un po' di pentimento nella voce.

<<Ci sentiamo più tardi>> non ho idea di cosa fare oggi ma non starò tutto il giorno a casa con lui.

Esco dalla camera pronta per uscire, e stare fuori tutto il giorno.
Non lo sopporto il pomeriggio, figurati tutto il giorno.

Quando passo davanti alla camera dei miei genitori l'occhio mi cade sulla bellissima palla di neve che mia madre ha regalato a mio padre, l'ha fatta spedire dall'ospedale e ce l'hanno consegnata qualche giorno dopo la sua morte.

Entro nella stanza anche se mio padre mi dice sempre che preferisce avere la sua privacy e mi siedo sul letto accanto al comodino.

Prendo in mano la palla di neve e la osservo attentamente.
Al suo interno c'è la città di New York in miniatura.
Mia madre ha sempre amato quella città.

Per osservare la neve che cade alzo la palla di neve sopra la mia testa, e proprio mentre il bianco ricopre i piccoli edifici noto una scritta sotto la palla.

È la scrittura di mia madre, la riconoscerei tra mille, e dice:

"Trentaquattresima Avenue"

Perché c'è scritta una via di New York sotto questa palla di neve?

Mi alzo e cerco qualcosa che possa essere utile nella stanza, frugo nei cassetti finché infondo a quello di mia madre vedo un foglio stropicciato e ripiegato su se stesso.

Lo apro e leggo:

Per il signor Evans e la signora Williams
Documento da tenere con assoluta riservatezza.

Cosa centra mio padre e la madre di Jack?

Improvvisamente suona il campanello, metto tutto nella borsa, compresa la palla di neve, faccio per alzarmi ma sento Jack andare ad aprire.

<<Ciao amico>> si battono le mani e poi la porta si richiude.
Scendo velocemente le scale sperando di non trovarmeli davanti, ma è proprio ciò che succede.

La mia solita fortuna.

Guardo Jack e poi il suo amico.

Non è troppo alto, ha i capelli biondi e gli occhi scuri, assomiglia terribilmente a qualcuno che ho già visto ma non mi viene in mente chi.

Mi guarda stranito, come mi stesse scrutando, avrà avuto la stessa mia sensazione di averlo già visto prima.

<<Lei è la tua amica?>> si rivolge a Jack ma senza togliermi gli occhi di dosso.
Jack gli da un colpetto sulla spalla che lo fa tornare in se.

<<La figlia del compagno di mia madre>> l'amico lo guarda perplesso <<si roba complicata>> conclude Jack.

<<Piacere Carl>> mi porge la mano, ogni secondo che passo ad osservarlo sento di essere più vicina a riconoscerlo, so di averlo già visto.

<<Sophie>> gli stringo la mano, mi sorride e non mi molla la mano finché non lo faccio io.
<<Io esco>> annuncio, non ottengo nessuna risposta, solo quando mi giro sento gli sguardi di entrambi bruciarmi addosso.

Ha un viso così familiare. Sono sicura che finché non scoprirò chi è non mi darò pace.

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