EYES ep.37

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Che stava succedendo lì?
Spostai lo sguardo da Dave e mi concentrai su Harry. Indurì la mascella. Vidi il suo piede posizionarsi sull'acceleratore.
"No." Pensai tra me e me.
"No!" Urlai. Harry premette il piede sull'acceleratore.
Tutto si mosse a rallentatore. Sì, era quella la sensazione che si stava presentando davanti ai miei occhi.
L'istinto e la prontezza mi fece portare le mani sul volante. Lo girai verso destra. Evitammo Dave. L'auto si fermò di scatto. Guardai Harry allibita e subito dopo Dave terrorizzato.
"Ma che cazzo ti è saltato in mente?!"
"Non lo so." Disse freddamente. Teneva lo sguardo sul volante.
"Vaffanculo!" Gridai. Aprii la portiera e scesi dall'auto. Il suo comportamento mi faceva incazzare. Sistemai lo zaino sulle spalle e corsi via. Non guardai nè Harry nè Dave. Non mi voltai. Ero così incazzata con entrambi che nulla avrebbe fermato la mia corsa.
Sentii il mio nome più volte. Il rumore della portiera chiudersi con violenza, i clacson delle auto suonare e le risate degli studenti.
"Roxy!" La voce di Harry.
"Roxy!" La voce di Dave.
Entrai a scuola. Sentii tirarmi da un braccio.
"Fermati ti prego."
"Mollami Harry!"
Eravamo nel corridoio della scuola e tutti si voltarono. Mi guardai intorno e tutti gli occhi erano puntati su di noi.
"Senti." Sussurrai. "Preferisco non fare scenate, quindi mollami."
"Ma Roxy... lasciami spiegare."
"Non ti lascio spiegare un cazzo. E se dovesse denunciarti? Che facciamo?"
Allontanai la mano di Harry dal mio braccio e me ne andai.
*

CAROL'S POV:
Mi risvegliai dopo un lungo sonno. Un bruciore percorse il mio braccio destro. Un gemito strozzato di dolore uscì dal fondo della mia gola. Le labbra secche e gli occhi stanchi. Sbattei le palpebre imbattendomi nella luce del sole. La vista era a primo impatto sfocata. Sbattei ancora le palpebre riuscendo a vedere piú limpidamente. Due figure erano accanto a me: il Dottor Kavanaugh e l'infermiera del mio piano.
"Ben svegliata Carol."
Sorrisi. Cercai di sollevare appena la schiena.
"N-non ricordo bene cosa sia successo..."
"C'è stato un piccolo incidente ieri. Qualcuno si è intrufolato nella sua stanza e ha aggredito lei e sua figlia."
"La mia piccola! Come sta?" Sentii il cuore smettere di battere. Mi portai le mani tremanti sulla bocca.
"Lei sta bene, ha riportato solo qualche livido."
"Sia ringraziato il cielo. M-ma chi avrá mai potuto farci questo?"
"Ce lo stiamo chiedendo anche noi."
"R-Roxy le ha detto qualcosa?"
"La ragazza non ne ha idea."
"Ma non era sola vero?"
"C'era un ragazzo con lei... Harry se non sbaglio."
"Harry... menomale che c'è lui." Tirai un sospiro di sollievo. Harry mi sembrava un bravo ragazzo e da quello che mi aveva detto Roxy, lui si prendeva cura di lei.
"L'operazione è andata bene e sinceramente pensavamo il peggio..." Kavanaugh interruppe i miei pensieri. "Aveva perso molto sangue."
Annuii. Le due persone uscirono dalla stanza sorridendo, felici che io fossi viva.
Chi avrebbe mai potuto farci questo?
Furono tante le domande che mi passarono per la mente.
La gola era secca. Presi un bicchiere d'acqua posto sul comodino. Spostai l'oggetto in vetro trovando sotto di esso un foglietto. Agrottai le sopraciglia non immaginando di chi potesse essere quella lettera.
Aprii il foglio chiuso in più parti. Esso era riempito di parole scritte a mano, alcune sbavate e altre interrotte dalla penna forse poco funzionante.
Cominciai a leggere.
'Cara Carol,
i mesi passano eppure io ricordo ancora bene il tuo viso. Non ti vedo da così tanto tempo e mi manca la luce dei tuoi occhi, la freschezza dei tuoi capelli biondi e il profumo inebriante che emanavi.
Forse con questa lettera potrai non perdonarmi mai per ciò che ti ho fatto e lo accetterò e ti capirò. Ma sappi che ho fatto tutto questo per te e per  Roxy.'
Le mani cominciarono a tremare. Temevo il peggio. Sentii le lacrime riempirmi gli occhi e il cuore battere veloce. Continuai a fatica.
'L'amore che provo per voi due è smisurato, l'amore per la propria moglie e per la propria figlia.'
Sentii la testa girare. Mi portai una mano alla bocca. Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso.
'Ricordo bene il giorno in cui ebbi quel terribile incidente. Mi portarono in ospedale e vi hanno fatto credere che fossi morto. Ho mentito per così tanto tempo e su così tante cose, che oggi rimpiango di essere vivo.
Un giorno le cose si misero male con alcune persone, persone avide e assetate di denaro e mi constrinsero a farvi credere di essere morto per risolvere alcune questioni pecuniarie, solo per proteggere te e Roxy. Mi è mancata così tanto anche lei e voglio riaverla tra le mie braccia.
Dopo così tanti mesi...'
Voltai pagina.
'sono riuscito a saldare il debito che avevo accumulato e mi hanno ridato la libertá.
Ho sofferto così tanto ogni giorno nel sapere che eravate tristi nel non poter piangere sulla mia tomba e che avete lottato tanto nel riavere la mia salma.
Spero che tu e Roxy possiate perdonarmi un giorno, perchè io sono VIVO.
Ti amo Carol.
Il tuo Alexander.'
Gettai la lettera sul letto terrorizzata. Urlai dallo shock. Agitai le gambe e piansi. Piansi tanto. Il pensiero che Alexander fosse ancora vivo mi stava lacerando l'anima. Ero felice ma anche delusa.
Non riuscivo a realizzare l'idea che Alexander fosse ancora vivo e che avevo ancora un marito e che Clary aveva ancora un padre.
E pensare a quella storia con Jamie mi fece rivoltare lo stomaco.
Avevo le mani sudate e gli occhi bruciavano dalle lacrime.
Scoppiai in un pianto quasi isterico. Ero stanca di tutto e questa notizia mi aveva quasi uccisa.
Come avrei dovuto dirlo a Roxy? Pensai che non avrebbe retto il colpo; ha sofferto tanto per la "perdita" di suo padre e sapere che era vivo l'avrebbe distrutta. Ha pianto tanto, ogni giorno e ero sicura che non l'avrebbe mai perdonato.
*
ROXY'S POV:
Mi ero ripresa da Harry le chiavi di casa mia poichè stanotte non avevo intenzione di dormire con lui. Sembrò accettare la mia decisione.
In quel momento l'unica cosa di cui mi importava era la salute di mia madre, quindi dopo le lezioni andai in ospedale per assicurarmi che l'intervento fosse andato per il meglio.
Ormai conoscevo bene l'infermiera del piano e il Dottor Kavanaugh che incontrai alla reception.
"Salve Roxy." Disse Kavanaugh.
Lo salutai con un sorriso. Corsi nella stanza di mia madre.
Era lì con le braccia conserte, con la spalla destra poggiata sulla finestra. I capelli biondi raccolti in una semplice coda luccicavano alla luce del sole. Indossava una camicia da notte bianca a maniche corte. Era scalza e il viso rivolto verso il panorama di LA. Sembrò immersa nei pensieri. Il braccio destro era fasciato.
"Mamma?"
La donna si voltó. Il viso era rigato dalle lacrime, forse dal dolore fisico. Non persi tempo nell'abbracciarla.
"Piccola mia."
Mi abbracciò forte singhiozzando.
"Sono così contenta che tu stia bene."
"Tesoro." Scoppiò a piangere. Mi allontanai dal suo petto perplessa.
"Mamma cosa succede?"
Singhiozzò ancora tamponando con i polsi le guance umide. Le sue iridi blu incontrarono le mie verdi.
"I-io non so se essere felice..."
"C-cosa vuoi dire?"
"Vieni."
Mi fece sedere sul letto.
"L'intervento è andato bene no? E allora cosa c'è?" Cominciai seriamente a preoccuparmi.
"Si Roxy ma..." sembrò non riuscire a trovare le parole. "...non centra col mio intervento."
"Cosa?"
Mi porse un biglietto che estrasse dalla tasca della camicia da notte. Agrottai la fronte.
"E questa?" Non sembrò sicura di volermi dare quel foglio. Ritrasse leggermente la mano, con lo sguardo che tremava e le labbra arrossate.
Singhiozzò. Presi il biglietto e lo aprii. La carta era in alcuni tratti segnata da delle gocce, alcune parole sbiadite da... lacrime? Non riuscii a darmi subito una risposta. Ma non appena iniziai a leggere ci riuscii.
Non so se nessuno abbia mai provato la sensazione di sprofondare completamente nel vuoto.
Sentirsi senza via d'uscita.
In trappola.
Non c'è nessuno. Solo buio. Un buio che ci portavamo dentro da troppo tempo. E il buio non c'è più, un varco di luce si presenta davanti ai nostri occhi. Ora l'ultima domanda da porci è: rimango qui nella bugia o corro verso la veritá, verso l'esterno anche se fa male?
Sollevai lo sguardo verso mamma.
"M-ma cosa è questa storia?" Le lacrime presero possesso del mio viso. "Lo sapevi?" Piansi.
"No tesoro no." Mi accarezzò il viso.
"Mi stai dicendo c-che papá è..." faticai a pronunciare quelle parole. "...vivo."

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