Pettinai i rossi capelli lisci ma indomabili alle punte e li sistemai dietro le spalle, lasciandoli cadere sulla schiena nuda. Presi un paio dei miei jeans skinny e un top largo che lasciava intravedere un filo di pelle sopra i fianchi. Misi le mie converse nere e presi di corsa la mia borsa. Era il primo giorno di scuola qui a Los Angeles, e rischiai di perdere il pullman visto che non riuscivo ancora ad orientarmi bene nell'enorme nuova casa in centro perdendo cose a destra e sinistra. Corsi dietro l'autobus, urlando all'autista di fermarsi. Se quella mattina i miei capelli si erano decisi a stare buoni, la corsa per il pullman li scompigliò come sempre.
Salii sul pullman con l'affanno e l'aria che mi mancava nei polmoni quando le porte del mezzo si aprirono. Mi sedetti in terza fila sentendomi osservata dal resto dei ragazzi che cominciarono a farfugliare qualcosa, visto che avevo fatto fermare il pullman in piena corsa. Li ignorai e indossai le cuffie. Arrivammo a scuola in quindici minuti. Scesi dal pullman guardandomi intorno: alberi, grandi giardini, aiuole e ragazzi, tanti ragazzi. Mi avviai verso l'ingresso dell'istituto leggendo sulla bacheca in quale corso mi trovassi alla prima ora: arte. Ero felice di iniziare la giornata con una delle materie che preferivo. Mi diressi in classe, dove i banchi erano quasi tutti occupati. Trovai posto in seconda fila e poggiai la borsa sul pavimento. Avevo ancora le cuffie e non sentii bene le voci intorno a me. A farmi mollare le cuffie fu un forte tonfo provenire dall'uscio della porta. Qualcuno l'aveva sbattuta brutalmente. Mi voltai vedendo un ragazzo dai scuri capelli ricci portarli all'indietro. Camminava spavaldo verso il primo posto dove era seduto un altro ragazzo. "Spostati." Col capo gli fece cenno di alzarsi. In quell'istante arrivó in classe la mia nuova professoressa la quale allontanó il ragazzo.
"Sei sempre il solito! Ci sono altri posti perchè devi infastidire il povero David? Lì!" Indicó la mia fila. Pregai che il riccio arrogante si ribellasse all'ordine dell'insegnante e andasse a sedersi da un'altra parte. Non volevo avere accanto un tipo scorbutico e irritante. Il ragazzo dai ricci scuri venne a sedersi accanto a me con un ghigno sul viso. I suoi occhi verdi si posarono su di me fissandomi per un po'. Le sue iridi mi fecero perdere la concentrazione, erano qualcosa di spettacolare. Ripresi subito il controllo della mia mente offuscata dagli occhi del ragazzo. Gli feci una smorfia per chiedergli cosa volesse. Mi resi conto di avere le guance leggermente più rosse e che le mie mani giocherellavano con le cuffiette. La musica ad alto volume si estese nella stanza silenziosa.
"Mh, Michael Jackson." Disse il ragazzo fissandomi ancora. Stoppai subito la musica e ricambiai con un timido sorriso. Estrassi dalla borsa un block notes e una matita. Cercai di evitare il più possibile il contatto visivo con il mio nuovo compagno di banco.
"Ragazzi mi assento per due minuti. Mi raccomando, state a posto." Lanció un'occhiata al ragazzo riccio, il quale non perse tempo per alzarsi subito dopo che la prof uscì dall'aula.
Corse dai suoi amici seduti in ultima fila.
"Ehi, amico" sussurró al riccio uno dei ragazzi in fondo all'aula, "carina la tua compagna di banco." Si voltó verso di me e portó il suo sguardo su di me da sopra le spalle. Annuì leggermente con un ghigno. "Cadrà ai tuoi piedi molto presto, come tutte... che dici, vale anche per lei la prova? Vediamo se ci casca come tutte."
"La domanda mi sembra abbastanza retorica." Disse il ragazzo portandosi i ricci indietro. Si avvicinó a me posando una mano sulla mia spalla destra, facendomi lasciare la matita sul foglio.
"Sei brava."
"Ehm grazie." Ripresi la matita, ma me la fece lasciare subito dopo. "Cosa vuoi?"
Mi scostó le ciocche rosse dei capelli dal volto. A quel punto tutte le ragazze presenti nella stanza cominciarono a guardarmi con compassione. Ero confusa. Che diavolo voleva?
"Okay dimmi cosa vuoi."
Mi accarezzó delicatamente il labbro inferiore col pollice e si avvicinò sempre di più alle mie labbra. Capii a dove voleva mirare. Forse tutte le altre ragazze avrebbero ceduto, ma io non ero una di quelle. La sua bocca si aprì quando sferrai il mio ginocchio sul cavallo del pantalone, facendolo gemere dal dolore. "Non provarci mai più..." non sapevo ancora il suo nome quindi terminai la frase lì.
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EYES
FanfictionRoxanne Hastings è una ragazza di sedici anni, dovutasi trasferire con la propria madre a Los Angeles a seguito della morte del padre. Il suo progetto di ricominciare da zero si concretizzò quando incontrò Harry: apparentemente ragazzo chiuso e scos...