"Bambina mia, dormi?"
Poggiai la mano sul letto. Il buio della notte non giocava affatto a mio favore. A tastoni cercai il suo viso dove c'era il cuscino.
Il panico mi pervase.
Accesi la bajour sulla scrivania di Roxy. Lei non c'era, non era lì.
Ribaltai le coperte.
"D-dove sei..." mi portai le mani tra i capelli. Girai su me stesso per poi poggiare le mani sulla scrivania; un foglio era proprio al centro di essa. Lo presi e ne lessi il contenuto.
Sentii il panico, la paura, la frustrazione invadere il mio corpo da capo a piedi.
Mia figlia era andata chissá dove con chissá chi e io ero impotente. Non sapevo nulla.
"Carol!" Urlai.
In quel momento mi sentii un padre irresponsabile. Ancora una volta. Come potevo aver perso di vista mia figlia che si trovava nella stessa casa con me? Nelle stesse quattro mura?
"Alexander piano o sveglierai Roxy." Disse con tono pacato mentre si avvicinava alla porta della stanza.
"Magari."
"Ma cosa dici?"
Vidi gli occhi azzurri di Carol, un secondo prima splendenti, trasformarsi in una pozza di lacrime.
"B-bambina mia ..." disse con voce rotta. Le mostrai la lettera lasciata da Roxy.
La lesse. Subito dopo mi guardó annuendo.
"I-io mi fido, Alexander."
Deglutii.
"Anch'io Carol, anch'io." La strinsi a me, accarezzandole la nuca.
I singhiozzi della donna bionda tra le mie braccia mi fecero sentire tremare le gambe.
"Andrà tutto bene."*
ROXY'S POV:La suoneria del mio cellulare mi fece aprire gli occhi. Mugolai.
"Non hai dormito un granchè." una voce roca solleticò il mio orecchio sinistro.
"Dici?"
Annuì. Mi drizzai sul sedile dell'auto. Non era il posto più comodo dove dormire ma dovevo adattarmi. Il telefono era sulle mie ginocchia. Pigiai il tasto d'accensione e visualizzai un messaggio. Dave mi aveva risposto.
"Non è colpa tua. Sono io il disastro e il melodrammatico. Mi servirà di lezione.
-Dave :) "Non capii a pieno come potesse sentirsi Dave in quel momento. Era un tipo molto contraddittorio.
Un altro messaggio.
"Anche io ti voglio bene.
-Dave :)"Sorrisi.
"E quel sorriso a cosa si deve?"
"A Dave." Risposi senza smettere di guardare quel messaggio. Ero così contenta che Dave mi volesse ancora bene.
"Per Dave?"
"Mh."
"E che ti ha scritto?" Percepii nel suo tono un pizzico di gelosia.
"Mi vuole bene..."
"Ti vuole bene in che senso?"
Lo guardai agrottando le sopraciglia.
"Harry, siamo solo amici. Quel "ti voglio bene" è in senso di amicizia." Non mi rispose. "Sai non ti ho detto cosa è successo a Dave."
"Dimmi."
"Ehm diciamo che ha esagerato con delle pillole."
"Cosa?! E per quale motivo?"
Esitai un po' nel rispondere. Mi schiarii la voce.
"Per me."
Lo sguardo di Harry si precipitò su di me.
Non disse nulla. Continuó a guidare. Guardava l'autostrada in silenzio. Capii che qualcosa gli aveva dato fastidio.
"Har-"
Il telefono che avevo in mano cominciò a vibrare insistentemente.
"E ora chi è?" Dissi. "Merda." Era Mike. Non sapevo che fare.
"Allora?"
"Harry, è Mike."*
CAROL'S POV:"Pensi che dovremmo avvertire la polizia?"
"Aspettiamo. Potrebbe tornare da un momento all'altro." Mi rispose Alexander.
Ero seduta in cucina su una delle sedie della penisola. Continuavo a mordicchiare la punta delle mie unghie.
La mia bambina mi mancava già. Ripensai alla famiglia che era ritornata unita, come una volta, e che ora si era disfatta di nuovo.
Mi portai una mano alla bocca. Il sapore salato della lacrime pervase il fondo della mia gola.
Clary aveva scritto nella lettera che avremmo dovuto fidarci di lei.
Ebbi un flashback.
"Mamma, dopo ti spiegherò tutto. Ma per ora fidati di me, okay?"
Mi disse queste esatte parole quando mi venne a trovare il giorno stesso dell'incidente in ospedale. Qualcosa mi fece collegare quelle parole a Harry.
"Harry." Dissi tra me e me.
"Cosa hai detto?" Mi chiese Alexander perplesso.
"Dobbiamo chiamare Harry." Insistetti. Mi asciugai le lacrime che mi rigavano il volto.
"Pensi che centri qualcosa?"
"Penso che sappia qualcosa."
Presi il telefono dalla superficie liscia della penisola in marmo bianco.
Scorsi i numeri della rubrica. Arrivai alla lettera 'H' e vidi il nome di Harry. Era il primo che mi compariva.
Chiamai.
Il telefono dava segni di vita, al contrario di lui.
"Dai Harry rispondi. Rispondi."HARRY'S POV:
Squillò anche il mio telefono. Era la mamma di Roxy.
"Piccola."
"Cosa?"
"Tua madre." Le mostrai il telefono.
Lei mi mostró il suo.
"Facciamo che ce li scambiamo?" Propose.
"Sì, è meglio."
Io presi il suo e lei il mio.
"Mike." Dissi.
"Styles. Sapevo che centravi tu in questa storia. La pagherai. Oh eccome se la pagherai."
La voce di Mike era sottile e fredda. Non trapelava alcune emozione.
Mi voltai verso Roxy.
La chiamata tra me e Mike era terminata.
La ragazza esitava nel premere il tasto di accettazione di chiamata. "Dovrei rispondere?" Mi chiese confusa.
"Da ora in poi spegneremo i telefoni."
"M-ma i miei saranno in pensiero." Mi guardò con degli occhi terrorizzati. "Non pensi che debba almeno fargli sapere che sto bene?"
"Okay, ma fai in fretta."
Mise il vivavoce.
"Pronto mamma?"
"Tesoro! Sei viva allora!" Si percepiva dalla voce rotta che stesse piangendo.
"Sto bene, mamma. O-ora devo andare. Ti voglio bene."
"Aspet-"
Terminó la chiamata non sicura di quello che stava facendo.
"È giusto così Roxy." La rassicurai.Lei annuì appena col capo.
"Dove stiamo andando?" Chiese la rossa mentre fissava dal finestrino l'asfalto che correva sotto i nostri piedi.
"Ho una casa fuori Los Angeles."
"E per quanto tempo ci staremo?" Aveva paura. Era evidente. E mi dispiaceva vederla cosí impaurita. All'inizio Roxy la vedevo sempre sulle sue, con un carattere forte e deciso invece ora vedevo un lato di lei che non avevo mai visto. Scoraggiata, afflitta.
"Roxy."
"Mh?"
"Sei forte. Ce la facciamo. Metteremo fine a questa storia il prima possibile." Le presi la mano tenendo con l'altra il volante.
La sentii sussultare al mio tocco improvviso.
"Lo so." Disse decisa.
"È così che ti voglio, amore."
Da quand'è che ero diventato così sdolcinato? Non accettavo molto quel lato di me.
Sentimmo mugolare. Ash si era svegliata.
"Harry, Roxy."
"Dicci Ash." Disse la ragazza dai capelli rossi. Si slegò la coda che aveva fatto ai capelli per poi portarli su una spalla. Era bellissima. Mi incantai per qualche istante prima che un clacson mi fece riprendere.
"Ho fame." Si strofinò gli occhi con le mani sbadigliando.
"Ehm c'è una stazione di servizio a una cinquantina di metri." Disse Roxy.
"Come fai a saperlo?" Le chiesi.
"Google Maps fa miracoli." Rise mostrandomi il suo telefono.
Ricambiai la risata.
"Ho voglia di hamburger e patatine fritte. Vi va?" Propose Ash mettendosi seduta.
"A quest'ora?" Chiesi curioso.
"Non ho cenato visto che mi hai trascinato qui. Ahhh tu e i tuoi guai."
Quelle parole mi fecero sbottare un po'.
"Non è colpa mia. Come te lo devo dire?!" Dissi in modo abbastanza brusco.
"Harry calma." Roxy mi accarezzó un braccio.
"Lo so fratellone, era solo per sdrammatizzare un po'. Scusa..."
"No Ash senti è colpa mia. Tutta questa storia mi fa saltare i nervi." Strinsi le mani sul volante. "Sto mettendo a rischio la vita delle persone che amo di più."
"Harry tu ci stai salvando."
Mi voltai verso Roxy. Mi sorrise dolcemente.
Non risposi.
"Ecco la stazione di servizio!" Indicó Ash entusiasta di dover riempire il suo stomaco.
"Dai scendiamo."
"No, Roxy rimanete qui. Vado io."
"Okay come vuoi."
Mi slacciai la cintura di sicurezza.
"Cosa ti prendo?"
"Un caffè macchiato mi va bene." Sorrise mentre giocherellava con le punte dei suoi capelli.
"Torno subito." Aprii la portiera. "Ah e rimanete qui."ROXY'S POV:
Vidi il ragazzo riccio allontanarsi dall'auto pronto ad entrare nel negozio.
"Roxy hai paura?"
La domanda di Ash mi sorprese. Non seppi esattamente cosa rispondere.
"Ehm forse... t-tu?"
Non mi voltai verso la ragazza dietro di me per non far notare le guance rosse e la mia espressione non rassicurante. Lei era piú piccola di un paio d'anni di me eppure aveva la forza e il coraggio di una bestia.
"Si..."
Mi stupí la sua risposta. Per un attimo forse aveva messo da parte la sua tenacia.
"Sai siamo molto simili io e te." Le dissi voltandomi. Dovevo rassicurarla e non farla preoccupare.
"Tu dici?"
"Mh mh." Annuii prendendole la mano.
"I nostri genitori non hanno capito bene la scelta di Harry ma si fidano di lui e-"
"E noi ci dobbiamo fidare di lui." Continuai.
Sentii bussare al finestrino. Mi spaventai visto il silenzio attorno a noi. Mi voltai di scatto.
Era Harry.
Feci un sospiro di sollievo.
"Ci vorrá un po'." Disse. La voce era oscurata dal finestrino che ci divideva. "C'è stato un problema alla cassa."
Alzai il pollice in su.
Per un attimo pensai al peggio. L'ansia e la preoccupazione mi facevano stare sempre in agguato e la paura di ritrovarmi Mike o uno dei suoi scagnozzi dietro le spalle mi faceva rabbrividire.
"Pensavo fosse qualcun altro." Ammisi.
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EYES
FanfictionRoxanne Hastings è una ragazza di sedici anni, dovutasi trasferire con la propria madre a Los Angeles a seguito della morte del padre. Il suo progetto di ricominciare da zero si concretizzò quando incontrò Harry: apparentemente ragazzo chiuso e scos...