EYES ep.24

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Mi fece capire che non aveva intenzione di farlo e un po' mi sentii in imbarazzo. Mi alzai velocemente dalle sue ginocchia e raccolsi la felpa rivestendomi di spalle dalla vergogna. Strinsi forte le maniche tra le dita giocherellandoci in imbarazzo. Sentii le sue mani calde sulle mie spalle rigide.

"Non dico che non voglio farlo con te, Roxy. È che non voglio farlo in un bagno pubblico." Mi fece voltare, ma continuai a tenere lo sguardo sulle punte delle mie converse. "Ci sono tanti posti come il retro della scuola, gli spogliatoi della palestra." Rise mostrando un bellissimo sorriso mentre allargava le braccia per stringermi a sè.

"Sei uno stupido." Diedi dei pugni sul suo petto sapendo che era ironico.

"Dai, usciamo." Mi diede un bacio sulla guancia facendomi arrossire. Prese la mia mano e aprì la porta della cabina. Entrambi rimanemmo in silenzio per tutto il tragitto verso la classe, ma lui non mollò mai la mia mano, la tenne stretta alla sua facendomi sentire al posto giusto. Si fermò non appena arrivammo di fronte alla nostra classe.

"Tutto okay?"

Annuii timidamente, ma non sembrò affatto convinto, lo si notava da come aggrottava le sopracciglia.

"Davvero, Harry. Va tutto bene." Gli sorrisi regalandogli un bacio all'angolo della bocca.

*

L'ascensore mi faceva venire un forte vuoto nello stomaco, ma per arrivare all'ultimo piano avrei dovuto salire molte scale e l'idea non mi elettrizzava affatto.

Bussai alla porta dell'appartamento di Harry. Ad aprirmi fu una donna dai capelli castani, alta e molto bella.

"In cosa posso aiutarti?"

"Salve, sono un'amica di Harry, è in casa?"

"Sì, prego. Entra pure." La donna fu molto gentile e mi fece accomodare sul divano di quel salotto che conoscevo bene.

"Harry c'è una ragazza qui di sotto!" Gridò la donna alla fine di una rampa di scale che portavano alla camera di Harry. Il divano era di fronte a una grande vetrata che mostrava il bellissimo panorama di LA. Dei passi veloci mi fecero voltare. Era Harry che si rivestiva. Intravidi i suoi addominali scolpiti. Deglutii a quella indescrivibile vista toccandomi nervosamente i capelli lisci.

"Roxy." Mi sorrise mentre veniva verso di me fissando il suo sguardo sul mio corpo, forse perché avevo indossato un vestito e non la solita felpa abbinata a dei jeans.

"Harry io esco, ci vediamo stasera." La donna (presumetti fosse sua madre) si avvicinò a Harry per dargli un lieve bacio sulla guancia. Salutai la donna con un gesto della mano e lei ricambiò con un sorriso. Nel frattempo io mi ero avvicinata alla vetrata vedendo il riflesso della figura di Harry venirmi incontro. Le sue mani più fredde del solito toccarono le mie spalle nude facendomi sussultare.

"Sei bellissima." Mi scostò i capelli rossi per baciarmi il collo con le sue labbra calde, salendo fino al mio orecchio. Tirai il capo all'indietro dal piacere mentre mordeva delicatamente il mio orecchio sinistro; le sue mani toccavano i miei sottili fianchi coperti dal vestito blu. Accarezzava delicatamente il tessuto leggero fino ad arrivare al mio addome.

"Che hai intenzione di fare, Styles?" Chiesi con voce rotta mentre sul mio volto si formava un largo sorriso.

"Renderti mia." Bloccò il movimento delle mani facendomi voltare verso di lui. Notai subito il suo sguardo: voleva, desiderava, bramava per qualcosa. Mi morsi il labbro sapendo che Harry lo trovava eccitante. "Ti piace provocarmi." Ridemmo entrambi.

Mi prese la mano facendomi allontanare dalla vetrata. Harry mi portò di fronte ad una parete con dei quadri. "Qui avevo 10 anni." Disse il ragazzo riccio indicandomi la foto incorniciata. Il bambino nella foto mostrava un sorriso smagliante e due fossette tanto carine come ora. I suoi occhi erano luminosi e belli come sempre. Pensai che se ci fossimo incontrati da piccoli sarei rimasta fulminata dalle sue iridi verdi allo stesso modo.

"Eri proprio buffo." Mi portai una mano alla bocca per soffocare la risata. Lui scosse la testa ridendo mentre passava ad un'altra fotografia. Sembrò essere triste nel vedere la foto seguente.

"Chi è il ragazzo nella foto con te?" Domandai curiosa.

"Christian. Era come un fratello per me."

" 'Era'? Avete per caso litigato?"

"No, è morto." Si voltò verso di me con occhi spenti. Mi sentii un'emerita idiota nell'avergli posto quella domanda, ma non avrei mai potuto immaginare quello che fosse capitato a Christian.

"Scusami, davvero. Non volevo farti ritornare in mente il tuo amico..." abbassai il capo mortificata. Sembrò non aver sentito. Sospirò mentre leggermente sorrideva e osservava quella foto, le braccia dietro la schiena e le mani che stringevano i pugni.

"Eravamo in campeggio. Chris si divertiva sempre a nascondermi i vestiti dopo aver fatto il bagno nel lago. Avevamo dodici anni qui ed eravamo due piccole pesti..."

Poggiai la mano sul suo braccio consolando il suo dolore che non stava manifestando. Harry preferiva tenere tutto dentro e non mostrare le sue debolezze.

"Sarebbe fiero di te." Dissi. Mi sorrise portando la sua mano sulla mia che ancora toccava il suo braccio.

"Oh, loro sono mia sorella Ashley e i miei genitori." Prese da uno scaffale una cornice in argento. Riconobbi subito nella foto la mamma di Harry che poco prima mi aveva accolto.

"Tua madre è davvero carina." dissi mentre prendevo in mano una cornice che raffigurava Harry appena nato. Percepii il suo sorriso dopo le mie parole.

"Vieni." mi invitò a seguirlo mentre appoggiavo velocemente la cornice su uno degli scaffali. Salimmo le scale che ci portarono in un breve corridoio composto da cinque stanze.

"Qual è la tua?" chiesi. Mi indicò allungando il braccio quella più isolata. "Mh, quindi non puoi portare le ragazze a casa avendo la stanza dei tuoi vicina." Risi. Provocai in lui una reciproca risata.

"Tranquilla ho un appartamento tutto mio." Disse saccente mentre mi faceva strada "Ci andremo presto." Mi afferrò la mano. Una leggera vibrazione si fece spazio lungo la mia spina dorsale, cosa che mi succedeva solo con Harry. Stavo cominciando a provare davvero qualcosa di forte nei suoi confronti, che non era una semplice cotta passeggera. Con lui mi sentivo libera di esprimermi, al posto giusto, bella e accettata per quello che ero. Non volli saltare subito alle conclusioni e ammettere di essermene innamorata, l'avrei capito di certo più tardi.

Ci facemmo spazio in una stanza ampia e moderna con muri bianchi decorati da due chitarre. Esse erano poste su uno scaffale in ferro. Una era una chitarra classica, mentre l'altra era elettrica, entrambe bellissime.

"Suoni?" Mi avvicinai alle due chitarre che notai subito non appena entrai nella stanza.

"Me la cavo."

"Scommetto che sei anche meglio."

"Ho capito. Cosa vuoi che ti suoni?"

"Ora sono contenta." Un largo sorriso si fece spazio sul mio volto. "Ti va 'Thinking out loud'?" chiesi timidamente mentre lo vedevo impegnato nel recuperare la chitarra dallo scaffale appena più alto di lui. Annuì leggermente non del tutto convinto di quello che stesse facendo Percepii fastidio e irritazione sul suo volto, la mascella contratta e la fronte aggrottata.

"Ehm, Harry se non ti va posso ascoltarti un'altra volta." Si voltò verso di me essendosi accorto che avevo capito che non aveva molta voglia di suonare.

"Non è questo il problema, Roxy..." si bloccò ancora. A quel punto sbottai.

"Harry perché non ti apri con me? Puoi fidarti di me e sai che per qualsiasi cosa io ci sono. Se qualcosa che faccio o se alcune cose che dico ti danno fastidio, dimmelo. Parlare serve per migliorare entrambi." Abbassai lo sguardo sbuffando. Lo sguardo perso di Harry mi fece capire che si sentiva in colpa.

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