EYES ep.34

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L'intervento di mia madre era andato per il meglio. Erano passati tre giorni da quell'incidente con Mike, ma Harry aveva preferito non aggiornarmi sui soldi che gli stava dando. E in fondo aveva ragione, era meglio che ne restassi fuori. Avrei evitato altri casini con il mio carattere testardo e impulsivo. In quei giorni avevo riflettuto molto sulla gravitá di quello che avevo fatto. Avevo praticamente quasi ucciso un essere umano e questo mi provocava un enorme senso di colpa e di vergogna.
Furono i tre giorni peggiori della mia vita: la sensazione di poter perdere Harry da un momento all'altro, la paura che mia madre potesse soffrire ancora, che potesse farsi del male per colpa mia e delle cazzate che facevo. La cucina di casa non era ancora del tutto riparata, ma potevo viverci. La mattinata la passavo a scuola e il pomeriggio tornavo a casa per studiare. La notte invece la passavo con Harry. Giá, lui e il suo senso di protezione. Dopo quello che era successo in ospedale temeva ancora di più per la mia vita. Non si sarebbe mai perdonato che mi fosse successo qualcosa.
Era pomeriggio inoltrato e Harry sarebbe passato a prendermi a breve per andare a trovare mia madre in ospedale dopo l'operazione.
L'autunno non era poi così freddo qui a LA e una giacca di pelle era più che adatta al clima di quei giorni.
Indossavo un vestito nero semplice con le maniche che coprivano metá braccio, lungo fino a metá ginocchio. Era abbellito da una croce bianca e da un merletto nero sulla scollatura. Infilai in fretta i miei anfibi neri e tirai indietro i capelli lasciandoli cadere sulle spalle.
Sentii il clacson dell'auto di Harry. Scostai le tende dalla finestra della mia camera e vidi il ragazzo riccio scendere dall'auto. Con un grande sorriso presi la giacca in pelle dal letto e corsi via per accoglierlo all'ingresso.
Aprii il portone ritrovandomi di fronte a delle iridi verdi. Le SUE iridi verdi.
Non ebbi il tempo materiale per dirgli 'ciao' visto che mi ritrovai poggiata contro il muro con le mie labbra sulle sue. Le sue mani tenevano strette le mie al muro mentre le nostre labbra si divertivano ad esplorarsi.
Harry si staccò da me sollevando delicatamente con l'indice il mio mento.
"Wow." Dissi sorpresa.
"Che c'è non te lo aspettavi?" Disse mordendomi un labbro.
"Beh da te ci si può aspettare di tutto." Passai la lingua sul labbro inferiore.
"Fallo ancora." Disse fissando le mie labbra in un modo morboso mentre ancora mi teneva stretta al muro.
"Cosa?" Sussurrai. Ripetei il gesto. Le sue labbra si avventarono sul mio collo, come un vampiro con la sua preda.
Dischiusi le labbra dal piacere.
"Quanto tempo abbiamo prima di andare da tua madre?" Disse baciando la pelle del mio collo a tratti. Risi.
"Subito."
"Peccato." Rieccolo che assapora la mia pelle. Staccai le mani dal muro stringendole intorno al suo collo. Nei giorni precedenti non lo avevo abbracciato quasi mai o almeno lui era un po' restio.
Lo strinsi forte a me stringendo tra le dita i ricci disordinato. Strofinai la punta del mio naso nell'incavo del suo collo, respirando il suo buon profumo.
Quanto mi era mancato. Non poterlo stringere così forte. Poterlo sentire mio era la cosa più appagante per me.
"Mi sei mancato." Ammisi.
"Anche tu." Rispose avvolgendo le sue braccia intorno al mio bacino.
Non ci vedevamo da qualche ora ma non ci eravamo dimostrati molto affetto. Harry sembrava aver dimenticato il guaio che avevo combinato ma ancora era un po' arrabbiato con me, ed era per quello che non mi aveva 'coccolata' tanto in quei giorni. Sospirai.
"Andiamo?" Chiesi con un timido sorriso. Egli annuì portandosi i ricci indietro.
Uscimmo da casa e chiusi a chiave il portone. Harry aprì l'auto e io mi sistemai accanto a lui.
*
"Ehi che fai? Non vieni?"
"Oh" sembrò stesse pensando a tutt'altro. "Si ti raggiungo tra un po'. Penso che sposterò l'auto nei sotterranei." Non sembrò convinto di quello che stesse dicendo.
"Mh okay." Gli lasciai un bacio all'angolo della bocca.
Scesi dall'auto portandomi la borsa in pelle sulla spalla. Percorsi in fretta lo spiazzale dell'ospedale e entrai nell'edificio.
L'ospedale era in piena attivitá e salutai appena la signora della reception. Presi l'ascensore.
Con un cenno del capo salutai l'infermiera di quel piano che ricambiò con un sorriso.
Eccomi di fronte alla stanza 34. Abbassai la maniglia e entrai.
Mia madre era distesa sul letto, con le lenzuola bianche a coprirle il corpo. Qualcosa di estremamente scuro sulle coperte mi fece aggrottare le sopraciglia. Mi avvicinai al letto.
"Mamma?" La chiamai.
Feci cadere la borsa sul pavimento, portai una mano alla bocca indietreggiando.
Gettai un grido. "Mamma!" Il suo braccio stava sanguinando e le lenzuola erano zuppe del suo sangue.
"Infermiera!" Urlai. Mi precipitai sul bottone di chiamata di emergenza accanto al letto, ma due mani mi strattonarono via.
"Cosa credi di fare troia?" Una voce sussurrò al mio orecchio. Ero pietrificata.
"M-mike?" Una risatina fu la risposta alla mia domanda. "Lasciami andare o urlo."
"Provaci e non vedrai mia più la luce del sole." Le sue braccia erano avvinghiate intorno ai miei fianchi e non mi mollavano. Non risposi.
"Devi pagare per avermi sparato."
"Sei guarito, no? Allora mollami." Sussurrai.
"Non funziona esattamente così, tesoro."
Non ebbi il tempo di rispondere, ritrovandomi distesa sul pavimento. Le mani avevano attutito la caduta, ma avevo preso una bella botta al torace. Tossii. Mike tirò su il mio capo afferrandomi dai capelli.
Cercai di fargli mollare la presa graffiando ripetutamente le mani del ragazzo. Lottai scalciando e dimenandomi, ma la sua forza era superiore alla mia. Mi fece voltare. Ero completamente distesa sul freddo pavimento della stanza mentre vedevo il sangue gocciolare dal letto di mia madre. Ogni goccia che cadeva ricreava un sottile rumore, come una perdita da un rubinetto.
La mano destra di Mike si strinse intorno alla mia gola. Spalancai la bocca cercando ossigeno.
"È la s-seconda volta..." mi bloccai e poi ripresi soffocante "...c-che cerchi di uccidermi Mike Campbell."
"Lo so. E questa volta è definitiva, Roxy. Di' ciao a Harry."
La pressione sulla gola stava aumentando notevolmente. "Vedi questo coltello che ho in mano?" Si passò l'arnese tra le mani. "L'ho usato per fare un bello squarcio sul braccio di Carol."
Sentivo il respiro arrancare. I polmoni alla ricerca disperata di ossigeno.
Non potevo abbandonare mia madre così, e poi Harry. Io amavo Harry.
Finalmente riuscii ad ammettere a me stessa che mi ero innamorata di Harry.
La morte mi aveva fatto ammettere quanto amassi quel ragazzo. Non potevo lasciare Harry e non rivedere mai più i suoi occhi. Mai. Niente e nessuno mi avrebbe mai potuto allontanare da lui.
"No, Mike." Dissi con ancora quel poco di fiato che mi rimaneva in corpo. Alzai bruscamente il ginocchio colpendo il ragazzo nelle parti intime. Si sollevò dal mio corpo gemendo dal dolore. Ebbi il tempo di riprendere fiato. L'ossigeno e lo smog non mi era mai sembrati così buoni.
Dovevo suonare quel maledetto bottone o mia madre sarebbe morta dissanguata. Mi alzai da terra barcollando. Poggiai una mano sulla spalliera in ferro del letto e mi avvicinai al bottone di chiamata. C'ero quasi. Avrei salvato la mia vita e quella di mia madre.
La lotta tra me e Mike sembrò non voler cessare. Mi afferrò dal collo della giacca di pelle sbattendomi violentemente contro il letto. La mia testa colpì con forza la spalliera in ferro. Caddi. Un immenso dolore si espanse per tutto il mio cranio.
Mi portai le mani alle tempie dal dolore mentre vedevo il ragazzo allontanarsi soddisfatto. Tra le mani teneva un paio di chiavi con cui ci giocava.
"Sará troppo tardi quando vi troveranno." Un altro calcio mi fu sferrato sul volto. Ero completamente distesa sul pavimento implorante di salvezza. Con la coda dell'occhio lo vidi dirigersi verso l'uscita. "Chiudi gli occhi Roxy." Rise. Ecco che chiuse la porta. Il rumore delle chiavi.
Le fitte alla testa divennero più forti, e l'odore del sangue di mia madre era nella stanza.
Ero convinta che stessi per morire. O forse davvero stava per accadere.

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