Potevo sentire le lacrime bagnarmi le guance accaldate e la testa cominciare a girare. Stavo attraversando il corridoio ma potevo sentire la voce di Harry gridare il mio nome e Schwartz urlare qualcosa che non riuscii a comprendere. Barcollavo e l'unica cosa su cui tenermi in piedi era la parete fredda del corridoio. Sentivo mancarmi il respiro e il battito correre. Staccai la mano dalla parete fredda posandola sulla gola, pulsava e alcune gocce di sudore scesero su di essa. Ero consapevole di essermi presa l'influenza e che non l'avevo curata abbastanza come Alice mi aveva raccomandato di fare. Persi i sensi accasciandomi sul pavimento fresco, sbattei forte la testa gettando un grido di dolore.
Le lacrime cominciarono a bagnare il pavimento, gli occhi si chiusero lasciandomi lì, mentre soffrivo dentro e fuori.
*
Prima di riaprire gli occhi le mie narici poterono sentire un profumo di lavanda familiare. Le lacrime avevano leggermente serrato le mie ciglia, provocandomi difficoltà nel riaprire gli occhi. Non appena lo feci mi ritrovai a guardare un soffitto bianco candido. Riconobbi immediatamente l'infermeria.
"Finalmente ti sei svegliata, Roxy." Disse una voce femminile. Girai il capo capendo che la voce fosse quella di Alice.
"Da quanto sono qui? Come ci sono finita?"
"Ti ho trovata a terra, per la seconda volta, avevi la febbre altissima e penso che tu la abbia anche ora." Disse Alice mentre mi portava un bicchiere d'acqua e il termometro "Eri nel corridoio, Schwartz e i tuoi compagni erano molto preoccupati per te. Si sono accorti che eri svenuta solo quando ho chiesto aiuto. E poi quel ragazzo" si fermò a riflettere porgendomi il bicchiere e il termometro. "...Harry, mi ha aiutata a portarti in infermeria. Sembrava davvero in pensiero per te. Ha chiesto di vederti ma gli ho detto di no, devi stare a riposo."
"Ha fatto bene a dire no, Dottoressa Alice." Dissi dopo aver sorseggiato un po' d'acqua che aveva inumidito le mie labbra secche.
"Di nulla, Roxy..." disse come se conoscesse il motivo per il quale non volessi far entrare Harry in infermeria.
Mi rimboccò le coperte in cui mi stavo dimenando per uscire.
"Buona, Roxy." Disse bloccandomi le ginocchia ribelli.
"Voglio andarmene." Supplicai con voce rotta sentendo tutto il mio corpo avvolto in un calore insopportabile. "Sono sudata e ho bisogno di una doccia."
"Mi dispiace per te, ma dovrai aspettare che tua madre ti venga a prendere."
"Ma mia madre starà fuori per una settimana per lavoro. Dovrei aspettare qui una settimana?!" Urlai delirando a causa della febbre.
"Non hai altri parenti qui?"
"No... Vengo da Brooklyn."
"Allora chiamiamo tuo padre."
"Se lei conosce un modo per chiamare i morti dall'aldilà allora mi sveli il suo segreto."
La mia risposta sembrò averla molto turbata. "Perdonami, non lo sapevo. Allora ti accompagnerò io a casa." Alice stava aprendo un cassetto della grande cassettiera a sinistra della porta d'ingresso. Prese un pezzo di stoffa ricamato e lo immerse in una ciotola piena d'acqua. Sembrava estremamente fredda dal modo in cui le mani della donna si irrigidirono al contatto con quella superficie.
"Bene." Risposi irritata mentre tiravo via da sotto le gambe la spessa coperta che mi avvolgeva. Mi sembrò di essere una di quelle mummie rinchiuse nei sarcofagi, rimaste lì a soffocare per sempre. "E quanto tempo ancora dovrei stare qui?" Chiesi dopo aver liberato le gambe.
"Il tempo che serve." La donna era molto indaffarata e non stava facendo molto caso alle mie domande e questo mi fece innervosire ancora di più.
"Almeno posso sapere che ore sono?" Dissi con l'ultimo briciolo di pazienza che mi rimaneva.
"Mezzogiorno. All'incirca." Un'altra risposta vaga.
"Diamine voglio solo andare a casa!" Urlai con tutta la voce che avevo. Gli occhi divennero lucidi sia per la febbre sia per il dolore interiore che provavo. Mi sollevai sui gomiti, notando Alice che aveva sollevato lo sguardo dai registri medici che stava compilando. Mi lanciò un'occhiata interrogativa.
"Poggiati a me." Si alzò dalla sua postazione e si diresse verso me porgendomi un braccio. Spostai le gambe al lato del letto per scendere. Poggiai le dita dei piedi scalzi, le quali si ritirarono sussultando alla freddezza del pavimento. Mi mise le scarpe con molta delicatezza, mentre poggiavo il busto debole sulla sua spalla e sul braccio sinistro. Dopo aver indossato le mie converse nere toccai terra perdendo l'equilibrio. Ero troppo debole, non mangiavo da ore e lo stare troppo tempo a letto mi aveva destabilizzata. Alice mi prese in tempo portando il mio braccio sulla sua spalla. Guardai l'orologio prima di prendere la borsa. Erano le due di pomeriggio. Mezzogiorno? Avevo ragione, Alice non mi stava per niente dando retta qualche istante prima.
Uscimmo dall'infermeria, Alice prese le chiavi mettendo due mandate e assicurandosi che avesse chiuso bene. Attraversammo il lungo corridoio deserto, tutti gli studenti erano ormai andati a casa, potemmo sentire solamente le grida dei ragazzi che si allenavano nella palestra esterna.
Io e Alice arrivammo nel parcheggio e mi fece stendere sui sedili posteriori coprendomi con una coperta dell'infermeria.
HARRY'S POV
Era colpa mia, solo colpa mia se Roxy era stata male. L'avevo stressata con tutta quella storia, l'avevo fatta illudere. I sensi di colpa riaffioravano e mi mangiavano l'anima. Mi sentivo un completo idiota; dovevo lasciarla fuori da questa storia, dai miei problemi, fuori dalla mia vita, ma ormai lei si sentiva già dentro.
Mentre i dubbi e i tormenti occupavano la mia mente, mi accorsi di aver camminato per chilometri e che era ormai pomeriggio inoltrato. Mi ritrovai di fronte ad una casa familiare, che mi fece soffermare per qualche minuto. Mi tolsi la camicia che avevo indosso per restare con una t-shirt bianca. Frugai nei miei ricordi, affinché potessi rammentare di chi fosse quella casa.
Un pensiero mi strinse il petto. Guardai in alto, notando una finestra con delle tende floreali: era casa di Roxy. Ero indeciso se entrare o meno, visto che sicuramente non aveva affatto voglia di vedermi. Attraversai il piccolo vialetto in pietra che mi portava alla grande porta bianca della casa di Roxy.
Poggiai la mano sulla maniglia dorata della porta. Non la piegai, poiché mi accorsi subito che era aperta. L'avevo avvertita di chiudere sempre la porta, soprattutto dopo quello che era accaduto una settimana fa. Entrai. L'interno era luminoso come lo ricordavo, tutto era in ordine, a parte un paio di converse nere buttate sulle scale.
Ci pensai più di una volta prima di raccoglierle e salire le scale, sapendo che mi avrebbero portato alla stanza di Roxy. La casa sembrava vuota, nessun rumore o suono si esercitava nell'edificio.
Avevo già salito due scalini con in mano le converse nere un po' trasandate. La scala in legno scricchiolava al contatto con le mie scarpe. I passi che compivo erano leggeri e silenziosi, tanto da non far notare la mia presenza nella casa. Arrivai in cima alle scale. Deglutii nervosamente prima di abbassare la maniglia. Uno spiffero di vento accolse il mio volto facendomi sussultare: Roxy aveva lasciato la finestra aperta. Entrai nella stanza scorgendo una piccola figura distesa sul letto, ricoperta da un lenzuolo a fiori blu e bianchi.
La corrente di vento fecero sbattere la porta ed io sussultai facendo cadere le converse sul pavimento. La piccola figura si agitò a quel rumore e uscì allo scoperto confusa. Si era appena svegliata, l'avevo svegliata io. La ragazza si dimenava nel letto scostando nervosamente i capelli rossi per di capire cosa o chi avesse procurato quel rumore.
I suoi occhi si sgranarono alla mia vista. Pronunciò il mio nome con sorpresa.
"Harry?"
risata colletrY+g
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EYES
FanfictionRoxanne Hastings è una ragazza di sedici anni, dovutasi trasferire con la propria madre a Los Angeles a seguito della morte del padre. Il suo progetto di ricominciare da zero si concretizzò quando incontrò Harry: apparentemente ragazzo chiuso e scos...