EYES ep. 19

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La notizia che mi aveva dato Harry aveva sollevato il mio umore a pezzi. Salimmo sull'autobus che ci avrebbe portati all'istituto; intravidi Dave in terza fila che mi aveva riservato un posto.

"Scusa amico ma stamattina me la rubo io." Disse Harry rivolgendosi a Dave. Non lo aveva detto in modo arrogante e neanche scorbutico, ma sorridendogli.

"Oh tranquillo, amico." Gli fece segno Dave con la mano. Da quando quei due erano amici? Cosa mi ero persa? Camminai abbracciata ad Harry, che mi teneva stretta a sé. Ci sedemmo in quarta fila proprio dietro Dave, che era impegnato a ripetere le formule di chimica e fisica. Poggiai il capo sulla spalla di Harry, coperta da una giacca di pelle nera che emanava quel profumo che aveva la capacità di annebbiarmi i sensi. La sua mano accarezzava i miei morbidi capelli rossi ancora un po' umidi e l'altra stringeva le mie sottili. Forse tutto si stava aggiustando, ma non dovevo cantare vittoria troppo presto.

*

"Roxy!" era Angel che veniva verso di noi scuotendo i suoi morbidi capelli neri; i capelli lucidi e fluenti erano leggermente mossi dal vento mattutino. A volte invidiavo la bellezza di Angel, il nome infatti diceva tutto. Aveva l'aspetto di un angelo e molti ragazzi le correvano dietro. La sua espressione felice cambiò non appena vide me e Harry vicini senza sentire il bisogno di scannarci a vicenda, sembrò perplessa.

"Ehm ma voi... il 'per sempre', Roxy?" chiese Angel decisamente confusa. Era comprensibile, visto che qualche giorno prima avevo dichiarato che io e Harry non ci avremmo provato mai più.

"Sì, lo so, ma le cose possono cambiare." risposi timidamente stringendo la giacca di Harry.

"Che storia è questa?" chiese Harry confuso mentre scuoteva i suoi ricci ribelli.

"Nulla, Harry. Cose da donne, cosa puoi capirne tu?" risi. Angel sembrò essere un po' in imbarazzo mentre giocherellava con le punte dei suoi capelli neri.

"Entriamo, Roxy?" mi propose Angel.

"Arrivo subito." Angel cominciò a camminare dalla parte opposta, mentre noi due eravamo rimasti all'ingresso. "Bene, credo che dovremmo salutarci. Oggi non posso sfuggire alla furia di Schwartz." Ridacchiai.

"Invece lo farai." disse il ragazzo con tono deciso. Aggrottai le sopracciglia non avendo idea di cosa intendesse. "Che ne dici se..." sfiorò col pollice destro le mie labbra dischiuse. "...se saltassimo scuola?"

"Cosa?! Harry non posso, ho delle interrogazioni da fare."

"Dai, non abbiamo avuto molto tempo per noi e sarebbe fantastico stare un po' insieme."

"Non so, se mia madre viene a saperlo sarei in una marea di guai."

"Se nessuno fa la spia tua madre non lo saprà mai. E visto che a saperlo siamo solo noi due non vedo dove sia il problema."

"E va bene." Dissi decisa. Come era possibile che Harry riuscisse a convincermi sempre? L'idea di mentire ancora a mia madre mi faceva star male, ma non desideravo altro che passare del tempo con Harry, almeno per dimenticare per un po' ciò che era successo qualche ora prima. "Ad una condizione: torniamo alla terza ora." Imposi questa regola e Harry sembrò accettarla senza la minima esitazione. Adoravo l'idea di stare sola con Harry, perché mi faceva stare bene. Con lui riuscivo a sentirmi lontana da tutto ciò che avrebbe potuto farmi male, con lui mi sentivo protetta, sapevo di essere al sicuro.

Camminammo, allontanandoci dalla porta d'ingresso mentre ci avvicinavamo di più al cancello. Lo superammo, incamminandoci verso il parcheggio scolastico.

"Ma la tua macchina dov'è? Abbiamo preso il pullman stamattina." Ero perplessa non capendo cosa stessimo facendo nel parcheggio senza avere un' auto.

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