EYES ep.35

94 12 0
                                    

HARRY'S POV:
Roxy mi era mancata così tanto in quei giorni che non l'avevo coccolata, abbracciata. Ero arrabbiato con lei, era troppo impulsiva, ma adoravo quel suo lato coraggioso e testardo.
Non volevo lasciare Roxy, anche se in quei giorni mi era passata quell'idea per la mente, solo per non metterla in pericolo.
Se non fossimo in questa situazione staremmo decisamente meglio.
Cercai di scacciare dalla testa quei pensieri e salii le scale per raggiungere Roxy.
Salutai l'infermiera del piano che era impegnata ad ascoltare musica invece che assistere i pazienti.
"Salve." Dissi. Lei rispose con un cenno del capo.
Ero di fronte alla stanza 34. Poggiai la mano sulla fredda maniglia e la abbassai. Non si apriva. Provai più volte.

"Ma che diamine..." Guardai attraverso il vetro opaco della porta scorgendo Carol distesa. Qualcosa in basso al letto mi fece distrarre. Riconobbi immediatamente il corpo di Roxy. Un vuoto si fece spazio nel mio stomaco. Era distesa sul pavimento, con i capelli rossi che le contornavano il viso.

"Merda!" Urlai abbassando a random la maniglia. "Infermiera!" Urlai ancora. Quella buonannulla era beatamente seduta in sala d'attesa. "Infermiera!" Continuai fino a che si degnò di rivolgermi uno sguardo. Si alzò dalla sedia sbuffando mentre si avvicinava a me.

"E ora che c'è ragazzo?"

"La porta è chiusa e c'è una ragazza ferita lì dentro!"

"Impossibile! Senti ragazzino non farmi perdere tempo con le tue sciocchezze."
Sciocchezze? Davvero potevano sembrarle sciocchezze?
La presi dal braccio destro e la portai di fronte alla porta bruscamente.

"Ti sembra che stia scherzando?" Sussurrai. "Ora prendi quella cazzo di chiave e apri questa maledettissima porta." Aumentai la stretta sul suo braccio. L'infermiera sembrò vergognarsi di se stessa.

"Oddio. Vado a prendere la chiave."
Si allontanò allibita dalla porta verso un ufficio. Aprì uno sportello in vetro cercando tra le chiavi il paio giusto.
La donna si portò una mano sul volto. Corse verso di me scuotendo il capo.

"N-non c'è." Disse con voce rotta.

"Come non c'è?!"

"Non so è scomparsa! Qualcuno l'avrá presa."

"Ma chi?!"
Scosse il capo. "Fanculo." Dissi ringhiando. "Dobbiamo aprire questa cazzo di porta!" Diedi una spallata alla porta nel tentativo di sfondarla. Niente. "Mi dia una sedia!"

"U-una sedia?"

"Sì!"

L'infermiera recuperò una sedia dalla sala d'attesa e me la porse.
"Uno... due... tre!" Colpii la porta con la sedia in legno. Ancora nulla. Continuai colpendo la maniglia. Tutte le persone su quel piano mi guardavano sconvolte e perplesse, ed era comprensibile.

"Dai cazzo." Usai tutta la forza che avevo in corpo e colpii la maniglia con la sedia fino a romperla. Gettai la sedia dietro di me. Spalancai la porta precipitandomi verso Roxy.

"Piccola svegliati." Le accarezzai il viso. Dalla fronte colava del sangue. Cosa le era successo?
Mi voltai verso l'infermiera immobile.

"Chiami qualcuno!"

"S-si subito."
Sollevai il capo di Roxy, portando il suo corpo tra le mie braccia. "Ti prego svegliati." Sollevai lo sguardo verso Carol. Sanguinava da un braccio e sul pavimento c'era una larga pozza di sangue. Sentii i battiti cardiaci di Roxy poggiando l'indice e il medio sul suo collo. Era viva. Tirai un sospiro di sollievo.
Ecco che arrivarono due medici.

"Cosa succede qui?" Chiese allarmato. Mi voltai.

"La porta era chiusa e l'ho trovata stesa a terra e ferita. Carol sanguina invece!"

EYESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora