"Ma cosa cazzo ti è saltato in mente Roxy?!" Urlò Harry mentre sfrecciava via da quel quartiere. Mi distraetti dalle gocce di sangue sulle mie mani e mi concentrai su Harry alla guida.
"I-io non lo so. è che volevo sistemare le cose. Ho creduto che avrei potuto convincere Mike a lasciar perdere... la scommessa."
"Lasciar perdere la scommessa?! Ma se per lui i soldi sono tutto! Cazzo!" Sbattè un pugno sul volante facendomi sussultare. Jason intervenne.
"Roxy sei consapevole delle conseguenze che potrebbe avere tutto ciò su Harry e su di te?" Preferii non rispondere. Tutto tacque in auto. Il viaggio verso casa fu silenzioso e nessuno di noi tre spiaccicò parola.
"Grazie per il passaggio amico. E fammi sapere." Disse Jason mentre scendeva dall'auto e si allontanava da noi.
"Certo Jas." Harry fece un cenno col capo. Ero ancora sui sedili posteriori con le gambe contro il petto e il mento poggiato sulle ginocchia. Ruppi il silenzio che si era creato.
"D-dove andiamo?" Silenzio. "H-harry scusami io non volevo crearti problemi ma.."
"Beh ormai lo hai fatto."
Sospirai socchiudendo gl occhi. Mi sentivo in colpa.
Ero una persona a cui mangiano il cuore i sensi di colpa. Ho sempre pensato che i rimorsi dovessero essere sconfitti il prima possibile. Evitare di portarseli nella tomba.
"D-dove andiamo?"
"Volevi andare da tua madre oggi no?"
"Ehm si." Mi portai i capelli dietro le orecchie. "Grazie..." dissi sentendomi per la prima volta a disagio. Non rispose mantenendo la vista sulla strada. Ruppi il silenzio. "E ora che farai con Mike?"
"Più che altro è cosa fará Mike con noi."
Abbassai il capo.
"C-cosa potrebbe fare?"
"Non lo so. Potrebbe aumentare la cifra o potrebbe farci del male."
"E di quanto?"
"Dieci-ventimila dollari penso."
"Cosa?! Così tanto?! Ma gli hai giá dato un mucchio di soldi!"
"Giá e avresti potuto evitare tutto quel teatrino e ora saremmo di certo più al sicuro."
Mi morsi le labbra chiedendo a me stessa perchè fossi stata così impulsiva e stupida.
"Se non vuoi puoi accompagnarmi puoi andare. Al ritorno prenderò un taxi."
"Va bene." Rispose freddamente senza degnarmi di uno sguardo. Aggrottò le sopraciglia e indurì la mascella mentre si passava una mano tra i ricci.
*
"Okay beh ci sentiamo." Dissi mentre aprivo la portiera dell'auto blu.
"Dove andrai?"
"Oh non so, a casa o chiederò a Dave di ospitarmi almeno per questa notte."
"A casa di Dave? Roxy, è un ragazzo. Non ti lascerò dormire con lui."
"Infatti non avevo intenzione di dormirci insieme, mi accontento del divano."
"Non ci vai."
"Come scusa?"
"No. Dave sará anche solo un tuo amico ma è pur sempre un ragazzo."
"Harry."
"Roxy. Ci vediamo fra un'ora. Passo a prenderti."
"Okay ti dirò io dov'è casa di Dave."
"Tu non mi dirai proprio un bel niente. Starai a casa con me."
Mi aveva sorpreso la sua risposta. Ero convinta che avrebbe preferito passare del tempo da solo e non con me di mezzo.
"Mh." Annuii. Mi scappò un piccolo sorriso.
Scesi definitivamente dall'auto e salutai Harry con la mano.
*
Entrai nella camera numero 34 facendomi spazio nella triste stanza del reparto. Mia madre non era sola nella stanza, c'era un medico.
"Salve." Dissi avvicinandomi a mia madre.
"Oh ciao Roxy." Rispose mia madre con un sorriso forzato.
"E così tu sei la figlia di Carol." Annuii sorridendo. "Io sono il Dottor Kavanaugh."
"Molto piacere." Dissi stringendogli la mano. "Quando torniamo a casa mamma? O forse dovrei chiederlo a lei signor Kavanaugh."
"Mh. Tua madre dovrá restare qui ancora per un po'."
"È l'intervento chirurgico vero?" Chiesi con voce rotta. Kavanaugh annuì come mortificato abbassando lo sguardo.
"Cosa c'è?" Chiesi perplessa. Il suo sguardo non mi convinceva affatto.
"Roxy il braccio di tua madre... pensavamo che il danno fosse meno grave, ecco."
"M-ma come? Quanto grave?"
"Tanto da dover ricorrere ad un serio" e sottolineò la prola 'serio' "intervento chirurgico."
Mi portai una mano alla bocca. Deglutii.
"Bene forse è meglio che vi lasci un po' sole." Annuimmo entrambe. Durante quella breve conversazione mia madre non aveva spiaccicato parola, si era limitata a fare cenni col capo e ad annuire.
Mi sedetti alla punta del letto.
"Quando torneremo insieme a casa mamma?"
"Presto Roxy presto."
"Ma presto quando? Una, due settimane? Tre?"
"Una settimana o due e sarò a casa. Ma dimmi un po' Dave ti ha ospitata? O quelle due tue amiche Angel e Brooke?"
"Ehm no... sono stata da Harry."
"Da Harry? A casa sua?"
"Sì ecco, lui ha un appartamento e sono stata lì." Risposi velocemente mangiandomi le parole in imbarazzo.
"State insieme?"
"Oh." Cavolo e questa? Esitai un po' nel rispondere. Tossii schiarendomi la voce. "Ehm si diciamo di si."
Mia madre rise accarezzandomi il volto.
"Stai andando a scuola vero? Come è andato il test di chimica?"
Il test di chimica. Giá. Anche oggi avevo saltato scuola ma non avevo intenzione di dirlo a mia madre. Non volevo farle accumulare altro stress.
"Mh il test. Sì beh benissimo! Ho studiato tutta la sera." Ripensai ai bei momenti con Harry. Mi scappò un sorriso.
"È finito l'orario delle visite!" Urlò l'infermiera affacciandosi alla porta della camera.
Io e mia madre ci voltammo irritate dalla voce gracchiante dell'infermiera. Facemmo entrambe quella smorfia che avevamo in comune.
"Fammi sapere quando ti operano."
"Certo, piccola mia." Allungò il collo dandomi un bacio sulla guancia solleticandomi la pelle.
Uscii dalla stanza chiudendone la porta color salvia.
Scesi le scale ripensando a quello che era successo poco prima e alle bugie che stavo raccontando a mia madre. Quello che avevo fatto non era una sciocchezza e le conseguenza potevano essere molto serie.
Percorsi le scale tormentandomi con questa storia. Mi guardai le mani scorgendo qualche goccia di sangue. Il resto lo avevo levato io strofinando le mani tra loro dal nervoso.
Alla fine delle scale vidi la receptionist. Avrei dovuto informarmi sugli orari di visita, ma due figure all'ingresso dell'edificio mi fecero bloccare.
"Mike." Sussurrai a me stessa. Il ragazzo era appoggiato alla spalla di uno dei uomini che erano nel locale quasi un'ora fa. Ero sull'ultimo gradino e Mike stava venendo nella mia direzione, non avendomi ancora vista. Non sapevo dove nascondermi così addocchiai il magazzino delle pulizie. Aprii velocemente la porta.
"Dai cazzo apriti." Dissi tra me e me. Abbassai la maniglia entrando velocemente nella stanza buia. Presi fiato portandomi una mano sul viso accaldato. Mi avvicinai alla porta alzandomi in punta di piedi. Ero troppo bassa per arrivare alla finestra opaca in alto sulla porta. Poggiai le mani sulla porta per scorgere la sagoma di Mike.
"Ma dove cavolo è?" Sussurrai. Il ragazzo si appoggiò sulla porta quasi accasciandosi, facendomi balzare in aria. Il cuore palpitava forte. Mi portai una mano al petto recuperando il respiro.
Vidi degli infermieri soccorrerlo gridando parole che non riuscii a capire.
"Devo uscire di qui. Ora." dissi. Ma prima dovetti chiamare Harry e farmi venire a prendere il prima possibile. Digitai il numero di Harry e lo chiamai.
"Roxy stai bene?" Una voce roca rispose dall'altro capo del telefono.
"Io sì, ma non sono certa di essere al sicuro qui."
"Che vuoi dire?"
"Mike è all'ospedale, e c'è anche uno dei suoi uomini."
"Cazzo. Non ti hanno vista vero?"
"No." Misi una mano sulla maniglia. "Ma ti prego vieni qui subito. Mi farò trovare fuori dall'ospedale."
"Arrivo subito." Chiuse la chiamata.
Abbassai la maniglia della porta aprendola a malapena. Guardai se ci fosse qualcuno lì intorno.
Nessuno, apparte medici e infermieri.
Aprii definitivamente la porta uscendo disinvolta sorridendo agli infermieri che mi si presentavano davanti.
Corsi verso l'uscita. Mi bloccai. Uno degli scagnozzi di Mike era di fronte a me, ma di spalle. Teneva le braccia incrociate al petto e perlustrava la zona con lo sguardo. L'uomo di fronte a me indossava una giacca nera di pelle e dei pantaloni neri che gli fasciavano le gambe, i capelli color miele brizzolati e la barba leggera.
Tirai sul capo il cappuccio della felpa nascondendo i capelli rossi. Tirai su la zip e nascosi il volto con la mano. Passai in fretta davanti all'uomo mentre sentivo il battito e il respiro accelerare. Guardai al di sopra della mia spalla la figura dell'uomo guardarmi perplesso.
Accelerai il passo ritrovandomi nel parcheggio.
"Fai in fretta Harry." Dissi a me stessa.
Ero poggiata su un'auto bianca.
Rivolsi uno sguardo al cielo notando delle nuvole grigie accumularsi. La pioggia si stava avvicinando.
Guardai l'orario sul mio smartphone. Era quasi mezzogiorno. Voltai il capo verso l'entrata dell'ospedale.
Lo scagnozzo di Mike stava venendo verso di me. Era una trentina di metri lontano e la distanza tra noi stava diminuendo notevolmente.
Corsi. Corsi via. Chiamai ancora Harry.
"Pronto Roxy?"
"Harry mi stanno seguendo, che faccio?"
"Corri, Roxy. Corri." La sua voce era evidentemente preoccupata e scura. "C'è un parcheggio sotterraneo alla destra del parcheggio. Aspettami lì e nasconditi."
"Okay." Terminai la chiamata mentre correvo più veloce che potevo. Attraversai il parcheggio sfrecciando tra auto ferme e auto in corsa.
Mentre correvo voltai il capo vedendo la figura dell'uomo correre verso di me anche se lontano.
"Merda." Imprecai.
Eccomi di fronte ai parcheggi sotterranei. Percorsi la galleria senza fermarmi un attimo. I piedi sembravano non essere collegati al cervello, si muovevano con una velocitá mai provata.
I sotterranei erano cupi e poco luminosi. Lo spazio gigante era occupato da auto di ogni tipo. Mi mischiai tra i veicoli piegando le ginocchia sull'asfalto per riprendere fiato.
Mi passai una mano sul volto accaldato e socchiusi le palpebre recuperando ossigeno.
"Ti prego Harry." Pregai. Le mani erano poggiate sull'asfalto umido dei sotterranei. Sollevai piano le ginocchia doloranti cercando di scorgere quell'uomo nel grande spiazzale.
Sospirai. Non era lì. Forse lo avevo seminato. O forse non dovevo cantare vittoria così facilmente.
Guardai attraverso il finestrino di un'auto imbattendomi contro lo sguardo pietrificante dell'uomo.
Gettai un gridolino.
Sul volto dell'uomo si fece spazio un ghigno. Era dalla mia parte opposta.
Mi coprii velocemente il viso abbassandomi sul suolo.
"Roxy pensi che non ti abbia riconosciuta?"
"N-non sono Roxy." Ma che diavolo stavo cercando di negare? Ormai mi aveva riconosciuta.
"Su buona vieni qui, non ti accadrá nulla." Rise.
Dovevo andarmene da lì e la soluzione era solo una: correre.
Sfrecciai via dall'auto passando attraverso il resto dei veicoli di quella fila. L'uomo seguiva i miei stessi passi rimanendo dalla parte opposta. Era poco più lontano da me e quei pochi metri forse sarebbero stati la mia via di salvezza.
Ecco l'uscita. La vedevo.
Riuscii ad intravedere la luce che indicava l'ingresso. Qualcosa afferrò la mia felpa.
"Mollami stronzo!"
"Stai ferma!" Urlò.
Mi sfilai la felpa facendo rimanere l'uomo con l'indumento in mano. Avevo perso la felpa e in quel momento non mi importava affatto.
Raggiunsi l'uscita sentendo il freddo autunnale infrangersi contro la pelle pallida e accaldata.
Vidi un'auto blu poco lontana da me. Ecco Harry.
"Harry!" Urlai mentre raggiungevo l'auto. Non avevo mai avuto così tanta paura in vita mia. Il freddo, il vento e le poche gocce di pioggia sembrarono non essere mai esistite in quei istanti.
Ero di fronte all'auto di Harry. Allarmato mi fece cenno con la mano di entrare.
Aprii la portiera scaraventandomi nell'auto.
"Oddio piccola stai bene?"
Annuii con affanno. Sentii i polmoni soffocare, andare a fuoco e le lacrime riempirmi gli occhi.
Scoppiai in un pianto che non riuscii a definire.
"È tutto finito." Mi abbracciò baciandomi la fronte. Piansi sulla sua spalla.
Spalancai gli occhi vedendo l'uomo che mi stava inseguendo sbattere i pugni sul finestrino dell'auto.
Urlai.
Harry si voltò perplesso.
"Vai via bastardo!" Premette il piede sull'acceleratore e sfrecciamo via come un'auto da corsa.
Mi asciugai infreddolita le lacrime con i palmi delle mani. Singhiozzai scuotendo il capo.
"Sento di aver fatto solo un casino." Ammisi. Harry mi rivolse uno sguardo che non riuscii a decifrare.
"Ho avuto paura. P-paura di morire."
Mi guardò ancora. Questa volta capii. Era spaventato. "Paura che non ti avrei rivisto mai più, Harry."
Il ragazzo alla guida accostò in autostrada.
"Non permetterò che ti facciano del male." Premette la mani sulle mie guance mostrandomi uno sguardo intenso.
Le sue iridi verdi erano fisse sulle mie. Quanto amavo i suoi occhi. Se avessi potuto aggiungere una cosa alla lista delle meraviglie del mondo, avrei sicuramente scelto gli occhi di Harry. Erano puri, ma anche sofferenti, a tratti.
La vista dei suoi occhi scomparve non appena chiusi gli occhi, quando mi baciò.
"Io non ti lascio, Roxy."
STAI LEGGENDO
EYES
FanfictionRoxanne Hastings è una ragazza di sedici anni, dovutasi trasferire con la propria madre a Los Angeles a seguito della morte del padre. Il suo progetto di ricominciare da zero si concretizzò quando incontrò Harry: apparentemente ragazzo chiuso e scos...