Come aveva potuto mentirci per tutti questi mesi? Ben quattro mesi... Finalmente eravamo riuscite ad ambientarci qui a LA anche se con vari imprevisti. Mio padre era vivo e come potevo realizzare l'idea? Insomma ho pensato per tutto questo tempo di non avere più un padre, qualcuno con cui andare a vedere la partita di football o con cui vedere un semplice film sul divano. Erano proprio le cose più semplici che mi erano mancate con lui.
Lessi ad alta voce solo le ultime due frasi.
"Ti amo Carol. Il tuo Alexander."
Guardai mia madre che non osò rivolgermi uno sguardo. Sospirai delusa e amareggiata.
"Soldi? Ma in che casino si era cacciato?" Pensai subito ad Harry e alla situazione che stava vivendo. L'unica diferenza era che lui nè si stava fingedo morto nè aveva abbandonato i suoi cari.
"N-non lo so." Pianse così tanto. Non potevo vederla così. Glielo si leggeva in faccia che aveva il cuore a pezzi, ma c'era anche sollievo, sollievo nel sapere che l'uomo che aveva sposato da ben 15 anni era ancora vivo. Lo amava con tutta se stessa ed era felice nel sapere che avrebbe potuto riabbracciarlo presto.
"Non so se riuscirò a perdonarlo." ammise mia madre.
"Ci proveremo." Le presi la mano e la strinsi forte.
"A-alexander è vivo..." sembrò stesse sfiorando l'orlo della pazzia. "Il mio Alexander... credevo che l'uomo che ho amato più di tutti fosse morto. Morto. E invece? Non lo è mai stato. Magari è passato anche davanti casa a Brooklyn prima di venire qui a LA e noi non ce ne siamo nemmeno accorte."
"Lo so mamma lo so." Per una volta mi sentii io la mamma e lei la figlia; mi stavo comportando come colei che doveva essere forte e non cedere, non cedere per la persona amata. Costruirsi la corazza da sola e prepararsi a combattere senza scrupoli.
"Abbracciami Roxy."
"Certo mamma." Dissi con voce rotta.
Ci stringemmo in un abbraccio forte, intenso, caldo, vero.
Sentii il mio telefono squillare.
Tolsi lo zaino dalle spalle e estrassi il telefono da una tasca interna. Tirai su col naso e asciugai coi polsi le guance bagnate dalle lacrime.
Lessi sullo schermo: "Chiamami ti prego. -Harry xx."
"No." Dissi tra me e me.
"T-tesoro che ti succede? Qualcos altro non va?"
"N-no è un messaggio di Harry..." abbassai lo sguardo.
"Avete litigato?"
"Diciamo che sono arrabbiata con lui..." mi fermai lì. Non volevo aggiungere altre preoccupazioni a mia madre. "...ma niente di che. Sai le solite litigate... per sciocchezze, no?"
"Mh." Annuì mamma mentre poggiava il capo sul cuscino del letto.
"Ecco brava riposa e stai tranquilla." La consolai un po'. Scesi dal letto per farle spazio. Mi sedetti sul pavimento sulle ginocchia. Tenevo il mento sul materasso e le mani che accarezzavano il volto di mia madre.
"Ricorda mamma, quello che ci è successo oggi è una cosa bella." Faticai un po' a dirlo vista la rabbia e la delusione nei confronti di mio padre. "Lo so che siamo entrambe molto deluse e arrabbiate, ma papá è vivo ed è quello l'importante. Lui ci ama e l'ha fatto per noi." Le lasciai un bacio sulla guancia. "Ce la faremo. INSIEME."
Vidi mia madre chiudere le palpebre, come se le mie parole fossero state una ninna-nanna.
Squillò ancora il telefono e per evitare di svegliare mia madre uscii.
STAI LEGGENDO
EYES
FanficRoxanne Hastings è una ragazza di sedici anni, dovutasi trasferire con la propria madre a Los Angeles a seguito della morte del padre. Il suo progetto di ricominciare da zero si concretizzò quando incontrò Harry: apparentemente ragazzo chiuso e scos...