Non mi aspettavo affatto che la mia serata sarebbe cambiata in quel modo. Voglio dire, ero partita dal consolarmi con dei miseri grissini perché il mio appuntamento non si era presentato e poi lui aveva fatto la sua comparsa, mi aveva offerto da bere e se n'era uscito con una proposta assurda che mi aveva spiazzato. La cosa più folle di tutta questa situazione? Ci sto riflettendo su da tre giorni ormai. E sto prendendo seriamente in considerazione l'idea di accettare. Sono sola, non ho una casa per conto mio – visto che la dependance di zia Vivienne è provvisoria – non ho nessuno a cui badare e accidenti, non ho nemmeno uno stupido lavoro. Perciò... cos'ho da perdere? Potrebbe benissimo rivelarsi divertente!
«Tesoro, sei sicura di non voler venire?»
Sbatto le palpebre e lascio cadere la matita che stringevo in mano sul foglio. Sollevo il capo e sorrido a mia madre. Bella come il sole, Delia Heart-Sullivan mi osserva con occhi amorevoli e pieni di affetto. È una mamma strepitosa, non potrei chiedere di meglio. Nonostante la sua età, si fa notare ovunque vada e onestamente non posso biasimare nessuno perché, andiamo, è favolosa.
«Allora, hai deciso?» domanda avvicinandosi papà.
Se mamma è fantastica, papà è... divino. Lo è sempre stato in realtà. Ho guardato così tante volte gli album fotografici e ancora oggi, sebbene non abbia più dodici anni, continuo a pensare che prima o poi ci sarà una legge che lascerà sposare padri e figlie. Trevor Sullivan è il miglior padre che potessi desiderare: sveglio, divertente, sempre disponibile, pieno di energia e soprattutto colmo di amore per i suoi figli. Ci ama con ogni fibra di sé ed è impossibile non vederlo, anche quando fa lo scemo. Io sono la primogenita, dunque, è particolarmente attento a ciò che faccio. Luna è stata la sorpresa più bella che potesse ricevere e Lucas... nessuno lo dice ma Lucas è il cocco di casa. Ed è giusto così. Ai tempi ero una bambina, non sapevo cosa stesse accedendo, pensavo solo che mamma e papà sarebbero tornati a casa con il fratellino ed ero felicissima per questo. Solo più avanti con l'età ho scoperto la verità e sentirla è stato doloroso. Ci sono state delle complicazioni durante il parto e sia Lucas che mamma hanno rischiato grosso. Quando ce lo hanno raccontato papà ha pianto e io insieme a lui. Ho detestato vederlo così, è stato il mio primo amore e sarà sempre così. So che nella mia vita potranno deludermi e ferirmi tantissime persone, persino l'intero mondo, ma non loro. La mia famiglia è il bene più prezioso che posseggo e farei qualunque cosa per tenerli al sicuro.
In realtà, forse è proprio per questo che non direi nulla della proposta di Harry. Non mi permetterebbero mai di fare una cosa del genere sapendo cosa significa l'amore per loro. È solo che... non capirebbero fino in fondo ciò che sento. Quando dico che non sono pronta ad innamorarmi, lo intendo davvero. Non sono quello scemo di Devon Bradshaw che nega i suoi sentimenti quando è palese che li provi. Ho amato tanto tempo fa e custodisco ancora il ricordo di quell'amore forte con tutta me stessa. Non sono pronta a lasciarlo andare.
Mi chiedo solo quando sarà così.
«Sto bene qui. Disegno un altro po' e poi schiaccio un pisolino» rispondo.
«Se cambi idea ci trovi al parco» papà mi lascia un bacio sulla testa e si allontana.
«In frigo ci sono degli avanzi, se hai fame. Pensa a cosa ti va per cena, non ho intenzione di tornare e scervellarmi» mamma mi punta un dito contro facendomi ridacchiare.
Allungo il volto in direzione dell'indice e fingo di morderlo. «Chiedi al principino, sceglie comunque sempre lui» la punzecchio. Facciamo tutti a turno per scegliere cosa preparare durante i pasti ma è divertente guardarla borbottare indispettita.
«Questo non è assolutamente vero!»
Rido, fiera di averla provocata. «Hm-hm. Vedremo chi l'avrà vinta allora. Stasera sono proprio in vena di verdure.»
«Mi sembra una fantastica idea visto quanto ci stiamo abbuffando» raddrizza la schiena.
«Ma certo» le sorrido. «Divertitevi al parco!»
«Lo faremo. Strega» mi lancia un bacio volante.
Io fingo di acchiapparlo e stringerlo al petto. So benissimo che stasera di verdure non se ne vedrà neanche l'ombra ma è divertente stuzzicarla. E poi a me Lucas fa solo un favore decidendo lui, io non ho mai la più pallida idea di cosa mangiare.
Quando sento la porta di casa sbattere e ho la certezza che non ci sia più nessuno in casa, afferro il cellulare e cerco il suo numero in rubrica. Ben presto avvio la chiamata, in attesa che risponda.
«Pronto, Aurora?»
«Ciao. Ti disturbo?» domando.
«No, figurati. Stavo organizzando un po' le idee per il trasferimento» spiega.
«Oh. Hai già una data?» chiedo curiosa. Mi aveva accennato qualcosa a proposito di un trasferimento ma non abbiamo approfondito. Ero troppo impegnata a riflettere sulla sua proposta.
«Penso all'incirca verso febbraio, ho un paio di cose da sbrigare a Londra e sono anche alla ricerca di un appartamento. Farò un paio di settimane a testa qui e in Inghilterra» mi informa.
«Sarà stressante ma lo capisco. Io starò nella dependance di mia zia a partire dalla settimana prossima. Torno a casa proprio fra una settimana per prendere le mie cose» giocherello con la matita disegnando cerchi sul foglio. «Ascolta... ho riflettuto a fondo sulla tua proposta. Vogliamo incontrarci per parlarne?» sgancio la bomba.
Harry rimane in silenzio per qualche secondo. Credo di averlo sorpreso, forse si aspettava un rifiuto o addirittura che non mi facessi più sentire. Beh, imparerà presto che non mi tiro fuori dalle sfide, soprattutto quelle più interessanti.
«Certo, va benissimo. Ti va se ti offro un caffè? Se dirai di sì diventerà un'abitudine, tanto vale farti abituare» ride.
«Ci vediamo tra un'ora al Canyon's, lo conosci?»
«Sì, ci sono stato con un'amica la prima volta che sono arrivato a Boston. So dov'è» conferma.
«Bene. A dopo, allora.»
«A dopo, Aurora.»
Sentire pronunciare il mio nome con quel forte accento britannico è... particolare. Zio Tom vive qui da anni e nonostante visiti Londra per i suoi genitori, il suo accento è sempre meno marcato col passare del tempo. Harry invece è fresco come una rosa e il suo accento spicca tantissimo, in particolar modo in mezzo a quello bostoniano.
In bagno lavo il viso e passo una crema idratante, poi passo al trucco. Opto per qualcosa di leggero, non sono in vena di nulla di elaborato. Quando finisco indosso i jeans e un semplice maglione nero. Ci abbino un paio di stivaletti dello stesso colore del maglione e per concludere cappotto bianco e occhiali da sole che ho fregato a mamma anni fa.
Esco di casa dieci minuti prima delle quattro e mezza e raggiungo il Canyon's con cinque minuti di ritardo a causa del mio cellulare. Pensavo di averlo messo in tasca ma in realtà era in borsa. Il panico che ho provato al pensiero di averlo perso mi ha gelato sul posto per un paio di minuti. È solo che i miei me lo hanno regalato per i miei diciotto anni e ci tengo tanto.
Entro nel locale togliendomi gli occhiali da sole. Scorgo subito Harry al tavolo e sorriso. È carino che sia arrivato prima della sottoscritta.
«Ciao» mi accomodo di fronte a lui.
«Ehi. Stai benissimo» si complimenta.
«Grazie» sorrido, sorpresa dal suo complimento.
«Sei portatrice di buone notizie?» domanda prima di fare un cenno alla cameriera.
La donna si avvicina e si annota le nostre ordinazioni. Un tè per l'inglese e un caffè lungo per me.
Annuisco in direzione del riccio e mordicchio il labbro inferiore. «Sì.»
La sua postura scatta sull'attenti. «Sì, sì?» mi guarda speranzoso.
«Sì, ti sposo» ridacchio. «Non posso credere di starlo facendo sul serio ma... non ho niente da perdere» ammetto.
«Grazie, Aurora. Grazie davvero» si porta una mano al petto e rilascia un profondo sospiro. «Mio padre ne sarà entusiasta e la pianterà di starmi col fiato sul collo.»
«Non puoi annunciare così la notizia e nemmeno posso farlo io con la mia famiglia. Ci serve una copertura, spero tu ne sia cosciente.»
«Qualcosa mi dice che hai ben chiare le idee. Sono in ascolto» si sistema meglio sul tavolo.
«È iniziato gennaio da poco e tuo padre ti ha dato un anno di tempo per trovarti qualcuno da sposare, no? Ecco, possiamo frequentarci fino a marzo e poi dirlo alle nostre famiglie. Poi passerà dell'altro tempo per l'organizzazione del matrimonio e noi avremo quello necessario per abituarci e capire meglio come muoverci» spiego.
La cameriera torna con i nostri ordini, perciò, ne approfitto per zuccherare il caffè e prenderne un sorso.
«Mi piace il piano» annuisce pensieroso.
«Non voglio che risulti come un qualcosa uscito dal nulla. Dobbiamo avere una storia, conoscerci. Dobbiamo convincere prima noi stessi e poi gli altri. Concordi?» prendo un altro sorso di caffè. Mmh, è sempre delizioso.
«Sì. In effetti non credo che mio padre ne sarebbe troppo convinto. Posso accennargli di averti conosciuto la notte di Capodanno e che da lì abbiamo iniziato a scriverci» dice. «Del resto, non è nemmeno una totale bugia» beve il suo tè.
«Proprio così» sorrido.
«Perché lo fai? Voglio dire, mio padre è stato piuttosto chiaro: dovrò restare sposato come minimo tre anni e si aspetta un dannato bambino prima dello scadere di questi. Non è un gioco. Quindi... sei certa di volerti infilare in una cosa del genere con un completo sconosciuto?» domanda.
«Come ho già detto, non ho niente da perdere. Il matrimonio è fattibile e per quanto riguarda il bambino... ci inventeremo qualcosa strada facendo. Va bene?»
«E se dovessi incontrare l'uomo della tua vita durante... non lo so, l'assaggio delle torte?»
Sembra quasi ostinato a farmi retrocedere ma in realtà vuole solo assicurarsi che io sia certa della decisione. Questo me lo fa apprezzare ancora di più.
«Credimi» accenno un sorriso tirato. «l'ho già fatto.»
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𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
ChickLit𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...