Quando questa mattina ho avvertito il mio adoratissimo fidanzato che lo avrei fatto sgobbare, non mentivo. Dopo aver visitato Central Park e camminato per non so quanti chilometri al suo interno, l'ho portato fino al ponte di Brooklyn a piedi. Un'altra ora e mezza tra newyorchesi scorbutici e infastiditi dalla presenza di turisti. Beh, nonostante stavolta mi trovi dall'altro lato, li comprendo, anche io mi infastidivo abbastanza quando venivo bloccata da scolaresche e gruppi di turisti con a capo guide turistiche munite di bandiere, cappellini multicolore e fischietti.
Adesso stiamo tornado a casa, Harry è visibilmente stanco ma so che non me la darà vinta confermandolo. Mi godrò la mia rivincita silenziosa, va bene uguale. «La settimana prossima iniziamo ad andare in giro per negozi. Mamma vuole che trovi il vestito con calma» lo informo mentre porto la cannuccia alle labbra. Ne ho approfittato per gustarmi un bel tè dissetante al limone.
«Ti lascio una delle mie carte quando torniamo, allora» dice.
«Che? No, il vestito è un regalo dei miei» ribatto voltandomi nella sua direzione.
«Allora... regaleremo loro un mini viaggio.»
«Perché?»
«Perché non è un vero matrimonio e non mi va che la tua famiglia – gente per bene – spenda soldi. Regaleremo loro un viaggetto come segno di gratitudine» spiega tranquillo.
Ci rifletto su un paio di minuti. In effetti, non ha tutti i torti. Se fosse reale allora potrei ribattere, ma si tratta di finzione, perciò, è corretto che sborsi tutto il riccone al mio fianco. «Hai ragione. Ottima idea. So che i miei desiderano tanto andare in Europa, ma si trova dall'altro lato dell'oceano e non hanno mai tempo di organizzare le cose per bene.»
«Europa... beh, dopo il ricevimento possono partire per il loro viaggio, così non dovranno essere sballottati da un aereo all'altro e noi possiamo partire per la luna di miele in totale serenità» mi ruba il bicchiere e si porta la cannuccia in bocca.
«Ehi, quello è mio!» sbuffo.
«Ci siamo già scambiati saliva a sufficienza, non fare la schizzinosa» mi liquida con un occhiolino.
«Sì» borbotto sfilandogli il bicchiere dalle mani. «Piuttosto, dove porti la tua adorata moglie in luna di miele?» indago, davvero curiosa di sapere la risposta.
«Pronta?» ghigna.
«Aspetta, devo reggermi a qualcosa» tiro fuori le chiavi e inserisco la principale nella serratura facendola scattare. Getto il bicchiere vuoto nel cestino vicino al portone ed entriamo in ascensore qualche secondo dopo.
«Allora, vuoi saperlo o no?» adesso mi osserva divertito.
«Okay, spara» mi preparo.
«Ti porto in Africa» sorride fiero della sua risposta.
«In... Africa» ripeto. «Beh, non voglio smontare il tuo entusiasmo ma non sono una da safari, animali pericolosi e Mosquitos ventiquattro ore su ventiquattro.»
«Non ti ho ancora detto dove» precisa, alzando le sopracciglia, un ghigno sempre presente sul volto.
Le porte dell'ascensore si aprono ma non vi bado più tanto perché tutto questo mistero mi sta dando sui nervi. «Dillo!» strepito sul posto.
«Ti porto nell'arcipelago delle Seychelles, a Mahé. È l'isola più grande e potremmo fare un sacco di escursioni, immers-»
Non gli lascio il tempo di finire, gli salto addosso con uno strillo mentre lui si affretta a stringere le braccia attorno ai miei fianchi così da non farmi cadere. «Oh, mio Dio, ma dici sul serio?!»
«Ma che sta succedendo qui?»
Sento la voce di Lucas ma lo ignoro, troppo sconvolta dalla notizia. Non avrei mai pensato alle Seychelles! Di solito, tutti si aspettano le classiche mete come le Bahamas, le Maldive e via dicendo ma le Seychelles... quelle sono davvero uno spettacolo. «Sogno di poterle visitare da una vita, Har!» esclamo euforica al pensiero che davvero andremo in quel luogo paradisiaco che ho potuto ammirare solo in foto. «Non ci credo!» lo stringo ancora una volta. «Grazie, grazie, grazie!»
Harry ride, felice del mio eccessivo entusiasmo e mi trascina dentro casa.
«Cos'è tutta questa felicità?» indaga papà guardandoci curioso. Lancia uno sguardo alle mani di Harry e quando si accorge che non toccano nulla di compromettente si rilassa.
«Non lo so, ma strilla come una iena da un quarto d'ora» ribatte Lucas. È sul divano, un videogame sul televisore e la console in mano. «Non lo so, Mike, adesso lo scopriremo» dice. Solo adesso mi rendo conto del piccolo auricolare che tiene nell'orecchio.
«Allora? Non teneteci sulle spine!» esclama mamma. Non vedo Luna, suppongo sia ancora a lezione.
«Harry mi porta a Mahé in luna di miele!» esclamo euforica, stringendo ancora un'altra volta il mio finto fidanzato. Dio, potrei persino baciarlo in questo momento. E... perché non farlo? Stiamo per sposarci, dovranno pur vederci baciarci, no?
«Ma-che?» domanda mio fratello.
«Mahé in Africa, nelle Seychelles?» chiede mamma in segno di conferma.
«Sì!» continuo a strillare.
«Deduco di aver scelto bene allora, eh?» ridacchia Harry continuando a sorreggermi.
Mi volto nella sua direzione e senza pensarci due volte pianto la bocca su di lui. Ignoro il brevissimo senso di disagio che sento dentro e lo bacio stringendo le braccia attorno al suo collo. Il biondo è abbastanza reattivo, dunque, non ci mette molto a ricambiare.
«Okay, okay.» interviene papà. «Evviva Harry, evviva Ma-quello che è, abbiamo capito il tuo entusiasmo, Aurora Sullivan» ci interrompe facendoci ridere.
«Sul serio» guardo il mio fidanzato. Non mi sentivo così... felice davvero da tanto, tanto tempo. «Grazie.»
«Quando vuoi, tesoro» accarezza il mio viso e mi lascia andare.
«Allora, Michael vuole sapere come si chiama 'sto posto» mi guarda Lucas.
«Dì pure a Michael che se vuole saperlo è liberissimo di chiamare la sua adorata cugina anche da solo. Oh, l'invito è esteso anche a quel disperso di Luke» alzo volutamente il tono di voce. So bene che entrambi i fratelli Henley mi stanno ascoltando.
«I lecchini dicono che ti vogliono bene e che gli manchi. Ehi!» si interrompe. «È mia sorella! Piantala subito di dire cose del genere!» sbraita.
Mamma alza gli occhi al cielo nello stesso istante in cui papà strappa dall'orecchio di Lucas l'auricolare e se lo porta alle labbra. «Ti spezzo le gambe Michael Henley, sei avverti- cosa?! Sì, chiama pure il paparino, nemmeno lui ti salverà dalla tua fine se proverai di nuovo a dire certe co- no, non mi importa, le immagino già!»
«Okay, noi andiamo a riposarci un po'» sospiro ignorando mio padre e Michael discutere. «Appuntamento per le sette in cucina?» guardo mamma e poi Harry.
«Ho prenotato per le otto, quindi non c'è fretta» annuisce lui.
«Luna finisce tra mezz'ora, perciò, le servirà tempo per darsi una rinfrescata e prepararsi. Facciamo le sette e mezza? Il posto non è troppo distante da qui» ci guarda mamma.
«Sì, certo, non c'è problema. Ro?» Harry mi guarda per confermare.
«Va benissimo. Andiamo?»
Quando entriamo in stanza Harry si disfa subito delle scarpe e si getta sul mio letto. «Sei davvero contenta di Mahé?» domanda.
Anche io mi sto togliendo le scarpe quando rispondo. «Assolutamente sì. Sono un sogno. Io e Luna guardavamo queste me- Luna...» mormoro. «È stata lei a darti una mano, vero?» lo guardo.
«Beccato» solleva le mani. «Ho pensato di chiederle una mano ieri sera, mentre tu eri impegnata a discutere con tuo fratello sul miglior gusto di gelato. E fra parentesi, ha ragione lui, cioccolato vince su tutto» ribatte divertito.
Lo guardo inorridita. Non esiste per niente al mondo. Il miglior gusto di tutti i tempi è la nocciola, fine della storia. «Non inizierò questa discussione con te, sono troppo felice e non vedo l'ora di partire» sospiro estasiata raggiungendolo sul letto.
«Che ne dici se faccio la doccia adesso? Non voglio stare tra i piedi a tua sorella quando arriverà e poi tu sei lentissima, perciò, dobbiamo sfruttare il tempo al meglio» gira la testa.
«Io non sono lentissima» lo colpisco con un cuscino sullo stomaco. «Ma sono d'accordo. Vai tu e poi vado io. C'è ancora tempo ma voglio lisciare i capelli e non voglio farlo di fretta.»
«Bene. Ho una proposta» si mette seduto per potermi guardare meglio.
«Okay?» inarco un sopracciglio.
«Ho queste poche ore a disposizione per guadagnarmi l'ottantacinque percento d'appoggio di tuo padre. Ovviamente ho già il quindici percento grazie a stamattina» ghigna soddisfatto. «Ma voglio di più. Perciò devi fornirmi più dettagli possibili sui suoi interessi. Io faccio la doccia e tu mi fai compagnia. Ci stai?»
«Che... aspetta, devo entrare in bagno con te?» deglutisco, cercando di capire meglio.
«Sì. Puoi girarti se ti imbarazzi. Io non ho nessun problema con la nudità» mi stuzzica.
«Sei serio?» biascico, davvero colta alla sprovvista dalle sue parole.
«Molto» sibila chinandosi sul mio viso. Mi lascia un veloce bacio sul naso e salta giù dal letto, pronto a frugare nel suo borsone.
Io, invece, rimango impalata come una deficiente. Ancora scioccata dall'idea di stare per accettare la sua proposta stramba e assurda.

STAI LEGGENDO
𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
ChickLit𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...