Dopo aver lasciato gli Scones a mamma, io e papà ci siamo diretti alla dependance dove abbiamo iniziato ad imballare un paio di cose. Ho fatto le valigie e raggruppato le cose principali, quindi, non dovrebbe volerci più di un'altra mezza giornata per completare il tutto. E ora eccoci qui, in ascensore, diretti a casa. È ancora un po' strano dirlo, però dovrò abituarmi. Papà mi ha chiesto più volte di informare Harry della sua presenza perché sarebbe stato scortese presentarsi senza dire nulla, ma io l'ho rassicurato dicendogli che sarebbe stato più divertente godermi la loro interazione imbarazzata.
Il ding dell'ascensore ci avverte che siamo arrivati al piano, le porte si aprono e ci facciamo strada dentro l'appartamento. In sottofondo si sentono gli Arctic Monkeys.
«In cucina, angelo!» esclama Harry.
«Arriviamo!» ribatto trascinando la valigia vicino al divano, papà mi segue con due scatoloni.
«Tu e chi?!» chiede confuso.
«Andiamo» ridacchio spingendo papà in direzione della cucina. Lui mi fulmina con lo sguardo ma non commenta. Quando entriamo Harry è di spalle, impegnato a tirar fuori qualcosa dal forno. C'è un profumino sensazionale di agrumi, chissà che si mangia.
«Ecco- oh!» prorompe sorpreso Harry quando si accorge della presenza di mio padre. «Signor Sullivan. Salve» si riprende subito.
«Papà resta a cena. E per la notte» lo informo avvicinandomi. Harry sta ancora fissando papà quando poggio le labbra sulle sue. Okay, questo è un pelino inquietante.
«No, no, torno a casa» scuote il capo papà. «Dormo sul divano, ma torno a casa.»
«Ah, no, proprio no. Stasera mamma ha una serata Trevor Free e glielo devi; quindi, piantala» gli punto un dito contro. «Che si mangia?» chiedo poi al biondo.
«Orate al cartoccio. Per fortuna ne ho preparate quattro. Prego, signor Sullivan, si accomodi pure. Vino?» sorride Harry.
«A questo punto direi che puoi anche darmi del tu e chiamarmi Trevor, visto che sto usufruendo di casa tua senza saperne niente» dice papà fulminandomi con lo sguardo.
«Harry non avrebbe detto di no» rispondo.
«Sì, ma almeno lo avrebbe saputo» ribatte.
«Okay, non è un problema» interviene Harry. «Gli imprevisti accadono e se stasera dormirà nella nostra camera degli ospiti evidentemente ci sarà un perché. Bevi il vino, Trevor, e rilassati.»
Non mi sfugge il suo tono soddisfatto. Sa bene che adesso mio padre è stato conquistato a tutti gli effetti. Dunque, non dovrebbe essere arrabbiato. Almeno spero. Glielo chiederò più tardi. So bene che avrei dovuto avvisarlo per dargli un minuscolo preavviso ma mi diverte sempre vederlo così impacciato di fronte all'uomo che mi ha messo al mondo, è come se non volesse deluderlo e questo me lo fa apprezzare sempre di più.
«Ceniamo qui o in sala?» chiedo afferrando le classiche tovagliette in bambù.
«In sala. C'è più spazio» risponde Harry. «Il pesce deve riposare una manciata di minuti, perciò abbiamo tempo di preparare la tavola.»
«Ci pensiamo io e Rori, Harry» papà si alza e posa il calice sul piano in marmo.
«Ma no, non si pre- non preoccuparti. Goditi il vino e basta» sventola la mano il biondo.
«Insisto, per favore. Controlla la cena, noi pensiamo alla tavola.»
«Va bene. Rora, ci pensi tu?»
«Certo» con un sorriso accarezzo la schiena di Harry. «Okay, posate e bicchieri sono di là» indico un pensile e il cassetto al di sotto.
«Perfetto» annuisce papà. «Posso?» ci guarda prima di aprire il cassetto.
Alzo gli occhi al cielo ed esco dalla cucina.
«Certo che puoi» sento ridacchiare Harry.
Penso che, dopotutto, non gli dispiaccia poi così tanto avere mio padre intorno, soprattutto se così imbarazzato di non trovarsi a casa sua. È come se si stesse prendendo qualche rivincita. Scuoto il capo con una risatina e inizio a sistemare le tovagliette sul tavolo.
Una volta finito, ci sistemiamo per la cena.
«Allora» prende parola papà. «Come proseguono i preparativi per il matrimonio? Luna tiene aggiornata D, ma io non ne so molto.»
«Bene. Abbiamo i permessi necessari e la settimana prossima Harry inizia a prenotare tutti i biglietti aerei» sorrido.
«Ah, sì, a proposito» papà guarda il mio fidanzato. «Mandami un'email con il costo totale delle spese e ti faccio un bonifico.»
La forchetta di Harry si blocca a mezz'aria mentre il biondo arcua un sopracciglio. «E di cosa?»
«Dei biglietti, l'hotel, roba per il matrimonio. Ci sono così tante cose che ne ho perso il conto.»
«Voi avete pensato ai vestiti, le bomboniere, il dj e i fiori. Tutto ciò nonostante io abbia più volte detto a Rora che non ce ne fosse bisogno. Direi che non c'è più niente da pagare» dice Harry.
«No, in confronto al resto è nulla. Si tratta della mia bambina, sono cose che accadono una volta e voglio il meglio. Perciò, il conto» ribatte mio padre.
«Trevor, concordo anch'io sul fatto di volere il meglio per Aurora ma ho fatto lo stesso identico discorso a mio padre. Continuava ad assillarmi per tutto. Io e Rora abbiamo concordato su parecchi punti e abbiamo optato per voi le cose citate in precedenza e il menù, la sala del ricevimento e la sua stanza d'hotel per mio padre. Al resto ci penso io perché non è un problema e ci tengo tanto a farlo» lo rassicura il biondo.
«Continua a sembrarmi troppo poco» sospira papà.
«Se proprio ci tieni, paga un giro drink per il mio addio al nubilato» faccio spallucce. «Il padre di Harry può fare lo stesso con il suo. Anche se ne dubito, visto che sarà Ronan ad organizzarlo» fisso il mio ragazzo.
«Dai, dillo che inizia a starti simpatico» mi punzecchia.
«Mai. L'ho visto solo tre volte ed è ancora troppo poco per deciderlo» gli punto la forchetta contro. Ed è vero, dopo lunedì, ho rivisto Ronan altre due volte, una delle quali è stata proprio quando sono stata al cimitero. In realtà, non ci ho parlato. L'ho intravisto a pranzo, mentre mi crogiolavo nel senso di colpa, lui stava uscendo da un negozio.
«Ma se ti spezzi dalle risate ogni volta che apre bocca!»
«Questo perché dice talmente tante assurdità e con quel tono da moccioso spocchioso da renderlo divertente» ribatto.
«Ammetti solo che ti piace» ridacchia Harry.
«Forse il giorno del matrimonio» borbotto.
«Chi è Ronan?» domanda mio padre.
Harry sorride. «Un mio caro amico. Lo conoscerete sabato. A proposito, avete già scelto i vostri vestiti?»
«Sì. Delia non ha fatto che parlarne per tutta la settimana» risponde papà.
Scorgo la nota malinconica nella sua voce e allungo la mano per stringere la sua. So che gli manca mamma, ma ogni tanto fa bene separarsi per un paio d'ore. Sono certa che lei si stia già sentendo in colpa per non averlo accanto, però va bene così, domani torneranno a essere più uniti di prima ed è ciò che conto davvero.
La cena prosegue tra chiacchiere sul matrimonio, Londra e famigliari vari. Dopo, papà si offre di lavare i piatti ma Harry lo informa che ci penserà la lavastoviglie e che tutto ciò che deve fare è godersi la serata. Intorno alle dieci papà si ritira in camera dandoci la buonanotte e noi lo seguiamo a ruota. Harry è parecchio stanco dopo essere stato tutto il giorno all'associazione e un po' anche io, tra il lavoro e il trasloco.
Laviamo i denti in bagno e poi torniamo in camera per cambiarci. Indosso una maglia di Harry come pigiama perché i miei sono tutti in valigia e non ho pensato molto a tenerne uno da parte.
Harry ha solo un paio di pantaloni addosso mentre scosta le coperte. «Allora, che ha combinato? Sono tutto orecchi per il gossip pre-sonnellino. Non dormo mai senza.»
Ridacchio e mi sistemo al suo fianco. «Papà ha rivelato un piccolo segreto che si teneva dentro da parecchio e mamma ne è rimasta sconvolta, così ho suggerito di far trascorrere loro un paio d'ore per calmarsi. È probabile che mia madre si stia già pentendo di aver accettato. E hai visto mio padre» poggio la testa sul cuscino e sospiro soddisfatta.
«Sì, è stato piuttosto mansueto. Posso sapere il segreto? Sono curioso» poggia la testa sulla mano mentre il gomito affonda sul suo cuscino.
Gli racconto in breve di cosa si tratta, godendomi le sue espressioni facciali prima perplesse, poi sorprese e comprensive.
«L'ha fatta grossa ma hai ragione, sono sicuro che domani andrà bene» mi rassicura.
«Dovrò solo ricordare loro che non ci teniamo ad avere altri fratelli.»
«Rora!» esclama lui ridendo.
«Che c'è? Mia madre non è mica in menopausa, altroché! È solo che tre è il numero perfetto e con i bambini siamo a posto.»
«Questo non volevo saperlo, signorina senza filtri» scuote il capo ripetutamente.
«Abituati» gli punzecchio la guancia.
«Ci conto» mormora sulle mie labbra prima di baciarmi come si deve.
Ora sì che ci siamo.

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𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
Чиклит𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...