32.

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Susan Ford è... non come me l'aspettavo. Con i capelli tinti di blu, le sopracciglia tatuate e uno spassosissimo grembiule con su scritto 'scolate la cuoca' ci accoglie con grande entusiasmo e calore. Il ristorante si trova nella zona di Convent Garden, zona che ho intenzione di girare in lungo e largo una volta che le commissioni per il matrimonio cesseranno di esistere. Si tratta di un ristorantino chic, molto apprezzato dalla clientela e sempre sul pezzo. Molte star del mondo dello spettacolo si sono fermate qui e questo ha fatto salire alle stesse le recensioni e le prenotazioni. In macchina, proprio per questa ragione, ho appreso che Susan sta aprendo un altro ristorante a Liverpool e se le cose andranno bene anche lì, conta di espandersi oltre oceano, in particolare, proprio a Boston.
Harry le racconta del The Savoy e ben presto ci ritroviamo nelle cucine del ristorante, ancora deserto – a parte lo staff – visto che manca un'ora e mezza all'orario di apertura.
«Prima di tutto mi serve un elenco per le allergie e se c'è qualcuno di preciso che non mangia qualcosa» dice accomodandosi su uno sgabello.
La imitiamo mentre una cameriera si avvicina con due calici. La ringrazio e butto giù un sorso di champagne. Inizia proprio a piacermi questa storia del bicchiere sempre pieno ovunque vada.
«Non ci sono richieste particolari. Ti abbiamo appuntato tutto, ma praticamente si tratta solo di vietare arachidi e noci» dice Harry.
«Peccato, pensavo fosse la volta buona per poterci liberare del prozio Albert» borbotta sua zia.
«Dai, zia Su!» ride Harry prima di voltarsi nella mia direzione. «Sta scherzando, non vuole uccidere nessuno» mi rassicura.
«Ma hai visto con chi condivido il DNA e non?» gli ricordo divertita.
«Zia, penso che ti troverai benissimo con la famiglia di Rora, sono pazzi quanto te.»
«Musica per le mie orecchie» sospira soddisfatta, poi batte le mani facendoci saltare sul posto.
Santo cielo.
«Vi propongo tre menù, leggete e ditemi cosa ne pensate» avvicina tre fogli plastificati. Menù Magnolia, Rosa e Dalia.
Dalia come la mamma... che bello.
Io e Harry leggiamo i menù con attenzione, scartando il menù Rosa. Non sono un'amante dello zafferano ed è il mio matrimonio, no? Quindi, decido io. E Harry.
«Riuscite a decidere entro l'ora di pranzo?» ci prende in giro la zia di Harry.
«Non sono un po' troppi tre tipologie di antipasto?» domando mordicchiando il labbro inferiore.
«L'aperitivo iniziale non si cambia, ma l'isola dei salumi» indica con un'unghia smaltata di rosso il titolo dell'antipasto. «Dei pesci e dei rustici si possono tranquillamente trasformare in un buffet. Così la gente che vorrà stuzzicare qualcosa nell'attesa delle portate principali potrà farlo. E poi, diciamocela tutta, i ragazzini impazziscono per questo genere di cose.»
Annuisco e guardo Harry. «Tu che ne pensi?»
«L'idea del buffet l'approvo. Dobbiamo tener conto che a non tutti potrebbe piacere ogni cosa del menù che scegliamo. A proposito, quale ti convince di più?» chiede.
«Mmh... il Dalia.»
«Tu guarda che casualità» mi punzecchia, stringendomi la mano.
«Che significa?» chiede la zia.
«La madre di Aurora si chiama Delia. I genitori volevano darle questo nome, ma alla fine hanno optato per Delia perché la bisnonna di Ro si chiamava Denise. Hanno unito i nomi et voilà!» spiega.
Rimango sempre sorpresa quando lo sento parlare di cose che mi riguardano con questa disinvoltura. Di sicuro non mi aspettavo che si ricordasse di una conversazione che abbiamo avuto... quando, a gennaio? Ci conoscevano da poco e facevano chiacchierate leggere per non entrare subito troppo nel personale.
«Mi piace il Dalia. Se avete tempo posso farvi provare subito i piatti.»
«Oddio, sì» annuisco velocemente. «Muoio dalla voglia di provare sia il risotto con gamberi e zucchine che gli gnocchetti di farro con dadolata di verdure e fiori di zucchina. Ci fa assaggiare anche il roastbeef?» chiedo speranzosa.
«Certo» ride la donna. «Sono felice di vedere che ti sei trovato una donna con l'appetito e non una che si nutre di aria» guarda il nipote con approvazione.
«Oh, mangia eccome. E mi piace» sorride Harry.
«Accendiamo anche il buffet di dolci?» chiede la zia.
«Sì. I miei fratelli impazziranno con tutti quei dolci» ridacchio al pensiero di Luna e Lucas strafatti di zucchero.
«Bene, menù Dalia sia. Adesso accomodatevi, comincio subito a preparare. Vi faccio portare del pane all'aglio e un po' di salumi per iniziare.»
«Grazie, zia.»
«Già. Grazie tante, Susan» sorrido.
«Che Susan, io sono zia! Zia Susan se ti piace di più, ma non solo Susan. Intesi, signorina?» mi punta contro un mestolo che non ho la più pallida idea di dove sia sbucato.
«Intesi!» rido.
Sono curiosissima a proposito della famiglia di Harry, finora ho conosciuto padre e zia e non mi sembrano tanto terribili. Chissà se alla fine anche i Ford non si riveleranno un branco di pazzi proprio come noi? Fremo dalla voglia di sapere, ma il matrimonio si avvicina sempre di più e ormai si tratta di una manciata di settimane. Beh, per l'esattezza un mese e dieci giorni, ma dettagli. Il tempo scorre a una velocità disarmante quando si è pieni di impegni, questo mi è chiaro.
Io e Harry ci accomodiamo a uno dei tanti tavoli già perfettamente sistemati mentre noto un cameriere girare il cartellino da chiuso ad aperto. Qualche minuto dopo, una cameriera ci serve del morbido, croccante e profumatissimo pane all'aglio insieme a una bottiglia di vino bianco. La ringraziamo e quando va via mi affretto a mordere una fetta di pane. «Mmh. Oh, cielo. È delizioso» gemo, incapace di farne a meno.
Harry mi osserva in silenzio, gioca con il colletto della maglia che tenta di allargare. «È fatto in casa, non è quello surgelato» gracchia.
«Tutto bene?» chiedo confusa.
«Sì. Solo... evita di fare certi versi mentre siamo a tavola, in un luogo pubblico, dove di sicuro non posso farti vedere quanto li apprezzi» mormora.
La fetta di pane rimane bloccata a mezz'aria, a pochi passi dalle mie labbra. «Scu... scusa» balbetto, un forte calore inizia a sprigionarsi sul viso e non solo. È assurdo l'effetto afrodisiaco che mi fa quest'uomo.
Un sorrisino consapevole curva le labbra del biondo, facendo sollevare l'angolo sinistro e così esponendo una delle fossette che mi fanno tanto impazzire.
Dio, ma chi sono diventata? Sembro una maniaca. Totalmente opposta alla persona che ero fino a due sere fa, quando gli ho parlato del mio passato. Un passato che durante la giornata di ieri e oggi, non mi ha sfiorato nemmeno per un secondo. Che significa? Perché Harry, il mio finto fidanzato, è in grado di spezzare i miei pensieri e spazzarli via? Perché il senso di colpa non mi mangia viva mentre ci divoriamo a vicenda con gli occhi? È... assurdo. Assurdo ma vero.
Ho sempre pensato che fosse sorprendente il modo in cui riusciva a spegnere tutto, ma di sicuro non immaginavo per così tanto tempo. È come se trascinandomi a Londra mi avesse portata in un'altra dimensione, una in cui la vita non mi ha tolto tante, tante cose, una in cui non devo svegliarmi nel bel mezzo della notte per ricordarmi che non c'è più niente da sfiorare, accarezzare, imparare ad amare.
Deglutisco, scacciando via quest'inquietudine. Non staremo a Londra per sempre, Boston mi attende e con essa anche i fantasmi del passato che devo imparare a domare. Solo che... inizio a credere che, forse, con l'aiuto di Harry, potrei davvero riuscire a farcela. E forse, non mi dispiace nemmeno poi così tanto.

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora