Mi sveglio circondata da un profumo che non sentivo da moltissimo tempo: uno maschile. È pungente, ricco, intenso... mascolino a livelli estremi. Questo profumo urla Harry Ford da tutti i porti e devo ammetterlo, unito al calore avvolgente che il suo corpo sprigiona attaccato al mio, non mi dispiace affatto. Nonostante a breve aprile farà capolino le temperature continuano a essere medio basse, perciò, mi garba stare al caldo, sotto le coperte, con una stufetta personale.
Rilascio un profondo respiro tentando di allungare le gambe ma un altro paio me lo impedisce. Apro gli occhi per valutare la situazione e sì, è proprio come me l'aspettavo: le nostre gambe sono intrecciate e i nostri petti appiccicati. Sono abbastanza slanciata, dunque, non è semplice riuscire a dormire al mio fianco, eppure... Harry non sembra affatto scomodo dalla mia testa sotto al suo mento o il mio corpo praticamente spalmato sul suo. Beh, a tal proposito, credo che a nessuno dispiacerebbe trovarsi con una donna in questa situazione. Con molta cautela riesco a liberare una mano da sotto il suo braccio, scosto gran parte dei capelli che mi ostacolano la visuale e alzo di poco il volto. Rimango paralizzata quando scorgo due piccole gemme osservarmi curiose.
«Da quanto tempo sei sveglio?» gracchio.
«Mmh, forse mezz'ora, ma tu dormivi ancora e non volevo disturbarti» risponde, un ghigno divertito dipinto sul viso.
«Che gentile» mi scosto giusto un po'.
Dalla cucina arrivano rumori di stoviglie e cassetti che vengono aperti e chiusi, segno che qualcuno è già sveglio. «Che ore sono?»
«Ah...» si gira, afferrando il cellulare con una mano e lo sblocca. «Le nove e dodici.»
Mi metto seduta sul materasso e questa volta stiracchio per bene le braccia. Il tessuto della mia maglia si tende, lasciando scoperto qualche centimetro di pelle. Guardo Harry, scoprendolo a esaminare con attenzione il mio ventre. Ci sono un paio di cicatrici qua e là, alcune anche sulle gambe, in memoria della fatidica giornata di fine agosto ma sono nulla in confronto a quella che mi segna il cuore da allora.
«Dove mi porti oggi? Sono in vena di fare il turista» sorride scostando le coperte, l'attimo dopo è in piedi.
«Pensavo che potremmo fare un giro a Central Park, andare al ponte di Brooklyn e in serata fare un salto in centro per vedere l'Empire State Building. Che te ne pare?» domando mentre apro la porta della camera.
Harry mi avvolge un braccio attorno alle spalle mentre finge di pensarci su. «E la statua della libertà?»
«La vediamo domani prima di tornare a Boston» rispondo.
«Affare fatto» annuisce seguendomi in cucina. «Buongiorno», sorride in direzione di mamma e papà.
«Buongiorno, ragazzi. Dormito bene?» chiede mamma.
«Siamo crollati» sbadiglio sedendomi, Harry al mio fianco.
«Signori Sullivan» Harry attira l'attenzione dei miei genitori mentre papà abbassa il giornale e mamma ci piazza davanti due piatti e due tazze colme di caffè. «Mi chiedevo se stasera foste liberi. Avrei il piacere di invitarvi a cena.»
«Un'occasione per agghindarsi e mangiare? Ci sto alla grande. Grazie, tesoro» sospira ammaliata mia madre, un istante dopo sta riempiendo il piatto del mio fidanzato con pancakes, bacon e uova. Poi passa al mio. «Trevor, hai perso la lingua per strada?»
«Ah, sì» papà esce dallo stato di trance in cui si trovava. «Va bene, certo. Accettiamo volentieri» risponde.
«Ne sono felice. Allora mi organizzo con Aurora e vi facciamo sapere qualcosa nel primo pomeriggio.»
«Nessun problema» prendo parola. «Ehi, Luna è già a lezione? Pensavo iniziasse alle dieci oggi.»
«Sì, ma è uscita prima per fare colazione con dei colleghi» risponde papà.
«Ah, capito» annuisco prima di addentare i pancakes.
«Dove porti il tuo straniero?» indaga mamma.
«Le solite attrazioni, meno che i musei. Non c'è tempo e New York è enorme» borbotto.
«Lo dici perché non sei mai stata a Londra. È il doppio della grande mela, amore» mi punzecchia Harry.
«Davvero?!» strabuzzo gli occhi. Non avrei mai e poi mai detto una cosa del genere, New York sembra infinita con i suoi grattacieli e stradone sempre trafficate. Persino Boston sembra ristretta a confronto. Ma la capitale inglese... caspita.
«Sì, New York ci batte solo per Central Park, è il parco più grande rispetto a quelli che ci sono a Londra» spiega il biondino prima di buttare giù una sorsata di caffè.
«Cocco, ti ricordo che a breve diventerai americano» sfoggio il ghigno più compiaciuto della storia guardandolo dritto negli occhi.
«Ma è comunque in Inghilterra che ti incastro» mi fa l'occhiolino, sapendo di avere la vittoria in tasca.
Non riesco a trattenere il sorriso più scemo di sempre, poi inizio a ridere. «Non lo so, tesorino, sei tu quello con il conto in banca sostanzioso che sto per sposare, perciò... sì, credo di essere io ad incastrare te.»
«Guardali, Trev, sono... ah, sono così belli!» esclama estasiata mamma. Credo lo sia davvero. Papà, invece, rilascia un sospiro e annuisce. Non vuole andare contro sua moglie e penso davvero che questa sia la scelta più saggia di tutte.
«Signor Sullivan» Harry sposta lo sguardo su papà. «Ho acconsentito a non mettere bocca sulla questione del matrimonio, ma ho chiesto solo un favore a sua figlia...» mi guarda per un solo secondo e giurerei, giurerei di aver letto in quegli occhi chiari il divertimento più sfrenato.
«Che sarebbe?» papà inarca un sopracciglio, in attesa che il mio finto fidanzato si decida a parlare. In effetti, sono curiosa anche io di sentire cosa si inventerà per rientrare nelle grazie del mio fantastico padre.
«Ho chiesto a Rora di poter scegliere la canzone per la marcia nuziale, ma lei si è rifiutata categoricamente. Quindi, la prego, le dica anche lei che Lover è una scelta fantastica. È una canzone romantica, piena di dolcezza, non vedo perché no» scuote piano il capo, quasi come fosse veramente dispiaciuto. Piccolo bastardo ingrato... mi ha appena messo contro il sangue del mio sangue. Beh, mi spiace per lui ma mio padre non si sognerebbe mai di tradire la sua primogenita, la sua bambina, la sua rosa in mezzo-
«Ma sei impazzita?! Lover l'ho persino dedica a tua madre e tu non vuoi sceglierla come marcia nuziale?!» mi guarda oltraggiato.
«Papà!» esclamo scandalizzata dal suo tradimento.
«Visto, amore? Motivo in più per sceglierla» sorride Harry. Quell'infido stronzo!
«Papà, Taylor Swift non sarà la colonna sonora del mio matrimonio, mettitelo ben in testa e inizia a rassegnarti a questo pensiero» lo avverto puntandogli l'indice contro.
«Harry, mi piacerebbe discuterne meglio a cena» mi ignora. «È chiaro che qualcuno in questa stanza non abbia buon gusto, ma ci passeremo sopra con un bel bicchiere di bourbon. Adesso me ne vado, prima che le mie povere orecchie possano sentire altre parole oltraggiose contro Tay-Tay» detto ciò, si alza e lascia davvero la cucina.
«Non per fare l'avvocato del diavolo, ma cos'hai contro Lover? È una canzone davvero romantica e ti dirò di più» mamma si china nella nostra direzione. «Quella sera abbiamo fatto scintille e qualche mese dopo ho scoperto di essere incinta di Lucas. Visto? Romantico» sorride raggiante mentre Harry scoppia in una sonora risata e io continuo a fissarla inorridita. Cioè, per i miei genitori la canzone della mia marcia nuziale dovrebbe essere la stessa che hanno sentito la notte che hanno concepito il mio fratellino?! Non penso che mi riprenderò mai da questa notizia, lo giuro. Io... non penso che sentirò più quella canzone senza pensare all'assurda conversazione che abbiamo appena avuto. Sul serio, io- basta, devo piantarla di pensarci.
«Forza, splendore, abbiamo una giornata intensa davanti a noi, finisci la colazione» Harry mi scosta una ciocca di capelli dal viso con ancora un sorriso enorme sul volto.
«Ti farò sgobbare per questo» sibilo ad un passo dalle sue labbra.
«Non vedo l'ora» ribatte provocandomi.
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𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
ChickLit𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...