22.

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Stiracchio le braccia e osservo la tessera magnetica che stringo in mano. È davvero strano, assurdo che mi trovi in questa situazione, tuttavia, ci sono e non me ne lamento poi così tanto. Non penso lo facciano mamma e Luna al mio fianco, troppo impegnate a guardarsi intorno nell'ascensore.
«È ricco da far schifo, persino i pulsanti sono placcati in argento» Luna sfiora la tastiera attaccata alla parete.
«Aspetta di vedere l'attico» mormoro fissando le porte.
«Fremo» bisbiglia mamma quando quest'ultime si aprono.
«No, ma potresti farci una sala giochi.»
Sento la voce di mio fratello da qui. Lucas, papà e Harry sono in cucina, davanti a loro tre bicchieri mezzi vuoti.
«Sei qui da nemmeno un'ora e già cerchi di convincere il mio fidanzato a creare uno spazio per te?» sollevo un sopracciglio e stringo le braccia al petto.
Mamma e Luna sono troppo impegnate ad ammirare qualunque cosa cada sotto il loro occhio per prestare attenzione alla conversazione.
«In realtà, siamo qui da un'ora e mezza» dice papà.
«Ah, ma davvero?» mi avvicino per stringerlo in un abbraccio.
«Sì. Ciao, piccola» bacia la mia fronte.
«Ciao, pa» sorrido prima di staccarmi e avvicinarmi a Harry.
Il biondo si china premendo le labbra sulle mie, sento come... uno sfarfallio dentro mentre ricambio il bacio ma devono essere tutta la tensione e l'emozione che ho provato oggi. «Come stanno le mie bambine preferite? Ancora offese da quella stronza?» chiede.
«Che bambine?» domanda papà.
Harry si rende conto di non aver abbassato la voce e arrossisce, mentre mamma e Luna iniziano a ridere come due sceme. «Beh, sì, ecco- io...»
«Allora?» sbuffa Lucas.
«Una commessa proprio idiota ha offeso Aurora dicendole che è piatta come una tavola da surf e che le scollature profonde non le donano. Oh, e ovviamente che è complicato sistemare abiti per ragazze troppo alte con così poco preavviso. Come se fosse un gigante» Luna alza gli occhi al cielo.
«L'ho quasi aggredita» ringhia mamma rubando il bicchiere di papà dal tavolo.
«Chi è? La denunciamo» prende parola papà scuro in volto.
«Oddio, ma la piantate?» alzo gli occhi al cielo.
Harry stringe il mio fianco in segno di avvertimento. «Ti ha offeso gratuitamente ed è doppiamente idiota perché ha perso una cliente» dice.
«Affari suoi. Come ti ho già detto, a me piaccio così come sono. E poi... ho trovato il vestito!» squittisco pronunciando l'ultima parte.
«Davvero?!» domando in contemporanea papà ed Harry.
«Oh, Trev, avresti dovuta vederla... era semplicemente magnifica!» esclama mamma, la voce le si spezza per l'ennesima volta.
«Vengo alla seconda prova» dice subito, stringendo mamma in un abbraccio.
«Oddio, è un vestito da sposa. Che sarà mai?» borbotta Lucas prima di ficcarsi in bocca una manciata di patatine. Stavano facendo una sorta di aperitivo improvvisato senza di noi, da non crederci.
«Se verserai una singola lacrima quando la vedrai, ti pesto» lo avverte Luna.
Harry, al mio fianco, ridacchia e mi attira ancora più vicino. «Non vedo l'ora di vederlo. Sono curiosissimo. Siete sicuri che non si possa fare uno strappo alle regole?» domanda.
«Non dirlo mai più, ti spezzeranno le dita delle mani se provi anche solo a pensarlo un'altra volta» lo avverte papà.
«Sul serio?» Harry lo fissa perplesso prima di rivolgere l'attenzione ai cani da guardia: Luna e la mamma. «Okay. Okay, come non detto» alza le mani notando le loro espressioni omicide.
«Lunedì procediamo con le cose più semplici: bomboniere, musica e gli abiti per le damigelle. Per quanto riguarda la chiesa, i fiori e la torta... dovrete pensarci voi a Londra, ma faremo una video-chiamata di gruppo» istruisce Luna.
«D'accordo. James sa che sono impegnata con il matrimonio, perciò, ho orari più flessibili» spiego. «Per il menù ho bisogno che mi diate una mano. Fate una lista delle allergie e delle cose che i nostri non mangiano. Faremo lo stesso con i parenti di Harry.»
«Posso assicurarti che i miei parenti fanno concorrenza all'aspirapolvere sotto quel camice che si ritrovano. Non avrai problemi, si faranno andare bene tutto quello che sceglieremo» dice Harry giocherellando con la mia mano.
«Su questo siamo d'accordo» annuisce papà. «Concentratevi più sulle allergie. Caleb e le arachidi» mi ricorda.
«La sua è l'unica che mi ricordo» ridacchio.
«Bene, si mangia o no?» interviene Lucas.
«Dio, ma quando sei diventato così maleducato?!» mamma lo colpisce sul braccio.
«Ahia, ma!» si massaggia il punto preciso, non è nemmeno arrossato, è tutta scena.
«Non ti ha nemmeno toccato, sei ridicolo» sbuffa Luna.
«Lo fa solo perché vuole il bacio sulla bua dalla mamma, vero, cocco?» gli faccio il verso prendendolo in giro.
«Quanto siete bugiarde» scuote il capo.
«Fila a lavarti le mani, attore» mamma indica il corridoio.
«E assicurati di averlo fatto bene» ghigna papà tenendoci il gioco.
«E dai, papà!» si lagna nostro fratello.
«Povero Lucas, non siete molto gentili» ci fa notare Harry.
Luna sospira e lo osserva con saggezza. «Credimi, cognatino del mio cuore, presto ti renderai conto che mio fratello potrebbe davvero vincere un Oscar.»

La cena si svolge in totale tranquillità e per le nove i miei vanno via. Distesa sul mio futuro divano stiracchio braccia e gambe, crollando come poltiglia sui cuscini morbidi quando sono rilassata al punto giusto. Harry è in cucina, sta caricando la lavastoviglie mentre io afferro il telecomando per vedere cosa danno in tv. Faccio zapping per un po', ma non trovo nulla di troppo interessante.
«Comodo?»
Mi volto e sorrido. «Molto. Potrei dormici e sono certa che il giorno mi sveglierei senza il minimo dolore.»
Harry si disfa delle scarpe e prende posto al mio fianco. «È vero, ieri sera mi sono addormentato e il mattino dopo stavo alla grande» afferra il telecomando. «Guardavi qualcosa?»
«Ah, no, fai pure, non ho trovato nulla di interessante» rispondo prima di voltare il capo in direzione delle ampie vetrate. La vista di notte è magnifica, ma da questo punto così alto lo è ancor di più. Sospiro, poggiando il mento sulla mano. «Sono convinta che non ci sia bisogno di essere ricchi per essere felici e godere delle piccole cose, ma non posso nemmeno negare che da qui le cose riesco a studiarle da un'angolazione diversa.»
«Non ho mai dovuto sudare per ottenere quello che volevo, sai? Mai lavorato, saputo capire cosa significa davvero cominciare daccapo, costruire le fondamenta del proprio futuro...» mormora lui sistemandosi proprio dietro la mia schiena.
È una posizione molto intima, se mi girassi è molto probabile che le nostre bocche si toccherebbero. «E ora lo sai?» domando curiosa. È come se avesse lasciato il discorso in sospeso.
«Sto imparando.»
«Sono curiosissima. Vorrei tanto capire cosa stai combinando» rilascio un lieve respiro e mi volto piano per poterlo guardare negli occhi. Già, non mi sbagliavo prima: i nostri visi sono pericolosamente vicini adesso, mi basterebbe chinarmi in avanti e...
«Lo so, ma ti prometto che ne varrà la pena. O almeno, ci spero» arrossisce.
«Ne sembri entusiasta, come se riuscissi a malapena a contenere cosa vuoi dirmi, perciò deduco che deve essere importante. Aspetterò» lo rassicuro stringendo il suo braccio in segno di supporto.
«Lo è, importante. È per questo che sto aspettando» sfiora il mio viso con le dita e ferma una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Quindi stai capendo cosa significa lavorare?» sbuffo una risatina.
«Non mentirò: ciò che hai detto prima è vero... quando si hanno i soldi le cose sono ben diverse ed è inutile negarlo, però mi piace quello che sto facendo e nonostante abbia riscontrato parecchie difficoltà, ho chi mi dà una mano a non mollare» continua a guardarmi negli occhi e ad accarezzarmi.
In questo momento la mia mente è vuota, fatta eccezione per il discorso di cui stiamo parlando. Non esiste nient'altro, nemmeno la solita vocina che mi soffoca. È un po' come se toccandomi stesse facendo da scudo al nostro rapporto. «Vedrai che quando avrai finito con qualunque cosa tu stia facendo sarai più che soddisfatto. Io ero pazza di gioia quando ho concluso il restauro della cassettiera e adesso sto persino iniziando due comodini» sorrido entusiasta. «Non mollare, anche quando le cose si faranno più complicate, okay? Promettimelo.»
Non è ben chiaro a cosa mi stia riferendo nello specifico, eppure, sento la necessità di sentire due semplici paroline lasciare le sue labbra.
«Lo prometto» sussurra vicino alla mia bocca, troppo vicino.
«Sì?»
Annuisce piano. «Sì.»
E poi si abbassa sulle mie labbra, catturandole in un bacio lento e morbido. Non sento più il ronzio della televisione in sottofondo, le auto che sfrecciano sotto di noi o i cani che ogni tanto abbaiano, c'è soltanto il suo tocco. Lascio che le nostre bocche si assaggino, si divorino. Le mie difese crollano come piccole tessere di domino ed è atterrante come questa sera la mia testa sia sgombra da ogni cosa a parte lui, come la cosa mi vada bene. Ma che mi prende? Quasi non mi riconosco.
Harry si scosta dopo qualche secondo, continuando a studiarmi. «Ti porto a casa o resti a dormire? Puoi testare il divano, se ti va» sorride.
Per la primissima volta in tutti questi anni mi trovo davanti a una consapevolezza disarmante. Sono certa al novanta percento che se accettassi di dormire qui, non so se riuscirei a tenere le mani a posto e... il solo poter considerare sul serio questa cosa mi lascia di stucco, mi scuote da cima a fondo. «Casa» accenno un sorriso tremante.
Lui non commenta il cambio di atmosfera, lo rispetta e basta alzandosi e mettendo distanza tra i nostri corpi, una distanza che mi sembra di star iniziando a non sopportare. Sono parecchio confusa su quello che sento, una dormita nel mio letto, da sola, spero potrà aiutarmi.
«Prendo un sorso d'acqua e andiamo» mi informa tranquillo prima di raggiungere la cucina.
Mentre indosso le scarpe osservo le mani tremanti e sento il cuore palpitante. Che diamine stai combinando, Harry Ford?

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora