«Siamo arrivati?»
«No.»
Resto in silenzio. «Siamo arrivati?»
«No» sospira.
«Adesso? Siamo arrivati?»
«No, rompiscatole che non sei altro, non siamo ancora arrivati. Ora cuciti le labbra e porta pazienza.»
Sbuffo, inventando la scusa più povera di sempre. «Mi sto squagliando.»
«C'è l'aria condizionata accesa» mi fa notare.
Lo so, genio, stavo cercando di fregarti. «Beh, fa caldo lo stesso.»
«Siamo in pieno luglio. Che ti aspettavi, la neve?»
Tu guarda che simpaticone. «Ci siamo svegliati spiritosi questa mattina, eh?» tento di sbirciare da sotto la benda che indosso.
«Giusto un po'.»
«Amore, sul serio, saranno tre ore che stiamo in macchina» mi lagno, agitandomi sul posto. Potrei avere più pazienza se solo non avessi una benda davanti agli occhi che mi copre la visuale. 'È una sorpresa' aveva detto, 'ti divertirai' aveva detto. Beh, non mi sto divertendo visto che nemmeno posso vederlo guidare. E io amo guardarlo mentre stringe il volante o il cambio.
«È da poco passata un'ora e arriveremo a breve. Ti basta sapere solo questo.»
«Antipatico» borbotto.
«Ti ho sentita» ribatte divertito.
Bene.
Non rispondo e mi giro in direzione del finestrino, come se potessi vedere un accidente. Di questa avventura non so nulla, a parte che si tratta della nostra luna di miele bis – come ci piace chiamarla. Dopo essere tornati a casa, due mesi fa, c'è stato impossibile organizzarci prima a causa di impegni inerenti i nostri lavori. L'Old Gold è stato assunto per il restauro di una piccola villetta, dunque, ho fatto la conoscenza di altri ragazzi freschi di laurea e con la voglia a mille di lavorare, e ho trascorso quattro intere settimane a Marina Bay, precisamente nella vecchia abitazione dei Bradshaw. Harry ha fatto un po' avanti e indietro per stare appresso all'associazione – che cresce ogni giorno di più – e il Quincy. Mi è dispiaciuto non poterlo vedere più spesso, visto come erano andate le cose in luna di miele, ma è stato un periodo diverso, che ci ha fatto avvicinare. Alla fine, quando sono tornata a Boston siamo rimasti incollati come cozze per una settimana intera e Harry mi aveva informato di aver trovato il posto perfetto per un fine settimana fuori porta. E così eccoci qui, imbustati in macchina con l'aria condizionata mentre lui si gode il paesaggio e io vedo nero.
«Tieni duro, siamo quasi arrivati.»
«Sì, lo hai detto anche un'ora fa» bofonchio.
Harry ridacchia. «Sono passati venti minuti e sto cercando parcheggio. Ah, eccolo. Perfetto» mormora concentrato.
L'auto si ferma e io scatto dritta sul sedile. Fremo dalla voglia di togliermi questa cosa dagli occhi ma ormai siamo arrivati, posso resistere e non rovinargli la sorpresa per altri cinque minuti.
«Dammi un attimo, faccio il giro per poterti aiutare a scendere.»
«Che cavaliere, mio marito» sospiro.
Harry mi aiuta a scendere, poi mi fa camminare per qualche minuto. Sento un chiacchiericcio indistinto, lo stridio dei gabbiani, ma nient'altro. «Attenta. Ci sono quattro scalini. Sali.»
«Reggimi, eh.»
«No, pensavo di farti cadere e trascorrere il fine settimana al pronto soccorso» ribatte sarcastico.
«Sai che c'è?» mi volto traballando sul secondo scalino. Preciso che mi volto nella direzione giusta solo perché mi regge la mano, altrimenti avrei anche potuto insultare un albero o un'ape per quanto ne so. «Trascorri troppo tempo con Ronan e Devon. Piantala.»
«Vuoi privarmi del mio venerdì con i ragazzi? Sono ferito» risponde divertito mentre apre la porta del posto in cui alloggeremo.
«Venerdì con i ragazzi? Io sono la tua ragazza del venerdì e di tutti gli altri giorni, loro sono solo... tipi.»
«Tipi?» adesso sta proprio ridendo.
«Esa-» non finisco la frase perché mi abbassa la benda e quello che vedo... wow. È una casetta adorabile, interamente fatta in legno, che ricorda tanto quella delle Seychelles.
«Non abbiamo la spiaggia sotto ai piedi ma si trova alla fine del viale» spiega. «Ti piace?»
«Dove siamo?» mi guardo intorno meravigliata dalla splendida luce solare che illumina la cucina e il salotto.
«A Cape Cod, più precisamente vicino alla Mayflower Beach.»
«Harry» mi addolcisco. «Ma come diamine fai a ricordarti tutte le cose che dico?» piagnucolo allacciandogli le braccia al collo. «Ho una buona memoria e poi... mi mancava il Fish & Chips, quale posto migliore di questo per ritornare in patria?»
«Pensavo che potremmo trascorrere il Natale a Londra se ti va e poi il Capodanno a Boston. Che ne dici?»
«E i tuoi? Non ci rimarranno male?»
Faccio spallucce. «Se ne faranno una ragione. Ci sono tanti Natali ma voglio trascorrere il primo solo con te.»
«E mio padre» sorride furbo.
«Sì, e lui» ridacchio. «Ehi... ho un'altra cosa da chiederti prima di non pensarci più e goderci la vacanza.»
«Di che si tratta?» mi accarezza la schiena.
«La settimana seguente, il ventotto agosto, sarà il compleanno di Darren e volevo portare dei fiori sulla tomba. Ti va... ti va di venire con me? La dottoressa dice che potrebbe farmi bene e avvicinarci di più. Io credo che abbia ragione, perché voglio condividere tutto con te e credo sia giusto che anche tu sia con me quel giorno» volevo chiederglielo già da inizio mese ma tra una cosa e l'altra riesco a farlo solo adesso. Non mi sento più in colpa quando penso a Darren e credo che questo derivi dal fatto che ho realizzato di essere profondamente innamorata di Harry, come non lo sono mai stata prima. Ovvio, mi ferisce ancora tanto il fatto che lui non sia qui con noi, ma ho iniziato a pensare che forse oggi noi non staremmo comunque insieme. Chissà, magari avrei comunque incontrato Harry, in un modo o nell'altro, perché credo davvero che questo ragazzo biondo, riccio, con un sorriso mozzafiato e un cuore più grande dell'America sia la mia anima gemella. A volte mi capita anche di sognare il nostro bambino e sono... sono contenta di sapere che non mi sveglio con l'angoscia, con la paura di non volerlo, ma al contrario, con il desiderio che si triplica sempre di più. Sono ancora convinta che dovremmo aspettare un altro po', solo... non così tanto come credevo. Come gli ho già detto mesi fa: desidero tutto con lui. Ogni. Singola. Cosa.
«Certo che vengo con te» non esita a rispondere Harry. «Non voglio che tu non vada più a visitarlo, è stata comunque una parte importante della tua vita e poi ti conosco, ti sembrerebbe di abbandonarlo e non è quello che stai facendo. Perciò, sì, ci vengo.»
«Magari possiamo dirlo anche a Devon e Avery» mordicchio il labbro inferiore.
«Hm-hm. Penso sia una buona idea» sorride.
«Bene» rilascio un profondo respiro. «Adesso costume e mare?» chiedo.
«Costume e mare» annuisce soddisfatto.
Una risata gorgoglia nel petto facendolo vibrare mentre lo vedo sbottonarsi i bermuda e rivelare un costume blu al di sotto. Si libera della maglietta e lancia le scarpe da qualche parte. Ecco, questo è un punto su cui dovremmo lavorarci un po': è disordinato! Non l'avrei mai detto, eppure, lascia il cartone del succo in frigo quando è finito, dimentica l'accappatoio sulla tazza, lascia fogli svolazzanti ovunque... è terribile, ma lo amo lo stesso. Soprattutto per il fatto che si impegni a essere più ordinato per... un massimo di tre giorni solo perché lo minaccio di non andare a letto con lui fino a quando non avrà sistemato tutto. Mi diverto un sacco con lui, non c'è giorno che sia uguale all'altro e se capita, fa una cosa qualunque che lo contraddistingua. È semplicemente l'amore che cercavo.
«Muoviti, angelo, sono pronto a congelarmi le palle in acqua!» scatta in direzione della porta.
Ecco, è questo che intendevo.
«Dove stai andando?!» rido voltandomi.
Harry fa capolino dalla porta. «A prendere le valigie, mi sono scordato che hai il costume lì e di sicuro non puoi andare in spiaggia in intimo.»
«Ti aspetto» scuoto il capo divertita. Mi guardo intorno e sospiro. «Che vita grandiosa mi attende.»
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𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
Chick-Lit𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...