49.

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I due giorni successivi passano a fatica. Mi sforzo di godermi il panorama ma in realtà non faccio altro che pensare a quelle parole. Credo che anche Harry si sia accorto che c'è qualcosa che non va. Il primo sospetto lo ha avuto quando, saliti in kayak, sono rimasta in silenzio per la maggior parte del giro. Poi c'è stata l'escursione e anche in camera. Quindi eccoci qui, in attesa che si facciano le tre per fare il giro dell'isola di Mahé in barca. Abbiamo appena concluso il pranzo, quindi c'è tempo per rilassarsi e digerire, la cosa più importante visto che staremo in mare.
Harry ha appena concluso una chiamata quando ritorna in veranda. È più bello del solito oggi. L'abbronzatura ha reso il suo corpo dorato, facendo risaltare i capelli biondi adesso schiariti e quelle gemme verdi che si ritrova al posto degli occhi. È davvero mozzafiato. E non penso di averlo mai amato così tanto come oggi. Non so cosa ci sia di speciale, ma c'è qualcosa. Mi guarda sempre con così tanto affetto, devozione. È magnifico e non so cosa abbia fatto per avere la fortuna di averlo al mio fianco, ma so per certo che se non parlo, forse rischio sul serio di perderlo.
«Stavo pensando...»
«Ti ascolto» mollo il cellulare sul tavolino posto a fianco della sdraio.
«Pensi che ne possiamo parlare adesso o vuoi affrontare il discorso appena torniamo?»
Le sue parole mi gelano sul posto. Vuole parlare adesso. Accidenti. Non ero affatto pronta. Oppure sì? Voglio dire, se lui avesse continuato a far finta di nulla glielo avrei detto o avrei aspettato di tornare a casa? Forse... forse è meglio che mi abbia messa spalle al muro, così non avrò scampo. Pensavo che le prime persone a cui avrei rivelato questa cosa che mi porto dentro da anni sarebbero stati i miei genitori, la mia famiglia, ma... va bene che sia lui, l'uomo di cui mi sono innamorata senza nemmeno rendermene conto. Merita di sapere. Soprattutto dopo tutto quello che ha fatto per me.
«Possiamo parlare adesso» deglutisco, mettendomi seduta.
«Bene. Ti ascolto. Perché sto cercando da due giorni di capire il motivo per cui ti sei rabbuiata e sono arrivato ad una sola conclusione, quindi, illuminami. Voglio capire.»
Rilascio un profondo respiro, come mi ha consigliato di fare la dottoressa Benson e mi avvicino al bordo della sdraio. Stringo le mani in due pugni, aprendo e richiudendo, per cercare di rilasciare un po' di tensione ma non è semplice. «Te lo ricordi che ti ho parlato dell'incidente? Di Darren che è morto e di me e Devon che siamo rimasti feriti?»
«Certo che lo ricordo. Sarebbe impossibile dimenticarlo» mormora.
«C'era tanto sangue, Harry. Tanto. Ed è vero, io e Devon siamo rimasti parecchio feriti ma quel sangue... in ospedale mi hanno visitata e hanno scoperto che l'incidente aveva provocato un aborto spontaneo. Ero incinta da a malapena un mese quando ho perso il mio bambino» il nodo in gola sembra quasi soffocarmi.
«Che hai detto?» sbianca, sconvolto dalla mia rivelazione.
Una lacrima mi bagna il viso. Solo una. «A quanto pare la prima notte che io e Darren siamo stati insieme sono rimasta incinta. Non lo sapevo, ovviamente. Ma non è stato complicato fare due calcoli. Sono entrata in uno stato di shock quando l'ho scoperto. Ho fatto giurare ai medici di non dire nulla di questa storia ai miei e poi sono svenuta.»
«Come hai potuto non dirlo ai tuoi?»
«Avevo diciotto anni, ero maggiorenne e potevo anche non farlo. Ho preferito non dire niente perché in quel momento era tutto quello che desideravo. Avevo perso l'uomo che amavo e nostro figlio. Era troppo.»
«Non posso crederci...» si passa una mano tra i capelli.
«Non l'ho ancora detto ai miei. La dottoressa crede che mi farà bene parlarne, perché sarà come buttare fuori un grosso peso che mi soffoca. Sono stata d'accordo, ma non è così facile come sembra.»
Harry si alza, passeggia avanti e indietro per la veranda a piedi scalzi. Io lo guardo, perché cos'altro posso fare? Ha tutto il diritto di essere scioccato. È una cosa grossa.
«Ecco perché all'inizio hai subito messo in chiaro che non eri disposta a parlare di figli. Ecco perché quando ti ho detto del regalo di mio padre ti sei ammutolita. Ora che ci faccio caso non hai mai preso l'argomento, mai parlato di futuro, niente» scuote il capo. «Ma tu almeno li vuoi dei figli? O hai escluso a prescindere la possibilità?»
«Non lo so» mormoro. Un'altra lacrima mi bagna il mento, cadendo sulle ginocchia congiunte.
«Non lo sai» ripete. «Sapevi cosa prevedeva l'accordo, sapevi che non eri certa di avere figli e mi hai sposato lo stesso» annuisce, muovendosi nervosamente all'interno dello spazio ristretto.
Ci troviamo sulla veranda esterna, eppure sembra claustrofobica. «Lo sai che le cose sono cambiate» alzo il capo.
«Ma non la tua idea» ribatte. «Non sei certa di volere figli e questo può starmi bene perché una famiglia non è formata da madre, padre e quattro figli, Aurora, ma tu mi hai sposato sapendo che un figlio dovevamo farlo. O meglio, mi hai sposato e non ti sei nemmeno posta la domanda se io dei figli li volessi.»
«E... e li vuoi?» bisbiglio, ormai in lacrime.
«Sì. Con te, sì. Cazzo, con te voglio tutto. Se me ne avessi parlato prima le cose sarebbero andate diversamente, questo è certo.»
«In che senso?» biascico spaventata.
«Non ci saremmo sposati così presto. Ne avremmo parlato e poi ci saremmo presi del tempo. Avremmo valutato come andare avanti, se andare avanti.»
«Stai dicendo che se te lo avessi detto prima non mi avresti sposata?» chiedo, perché ho bisogno di sentirgli confermare i miei pensieri.
«Non lo so, Aurora! Non lo so, perché me lo hai tenuto nascosto. Ti rendi conto di quanto delicata sia questa cosa? E poi... cosa pensavi di fare? Di tenermelo nascosto fino a quando non ti avessi detto 'ehi, facciamo un figlio, sarebbe bello'?»
Mi alzo anch'io, troppo nervosa per poter stare seduta. «Avevo bisogno di tempo per dirtelo.»
«Aurora» rilascia un profondo respiro mentre incrocia le mani davanti alle labbra. «Proprio perché le cose sono cambiate avrei voluto saperlo prima. Magari prendendoci del tempo le cose sarebbero cambiate in meglio. Chi lo sa. Ma adesso...»
«Adesso, cosa? Non è stato semplice per me tenermi tutto dentro e poi doverlo rivelare, lo sai
«Che mi dici dell'accordo? Se non fossimo stati coinvolti, se avessimo tenuto le cose solo sul piano dell'amicizia, me lo avresti detto che pianificavi di non darmi un figlio o no?»
«Non lo volevi nemmeno tu, Harry. Era solo una condizione per tenerti l'eredità» gli ricordo.
«Ma mi hai ascoltato? Con te, lo avrei voluto. Eri fantastica già come amica, poi le cose sono cambiate e non potevo desiderare di meglio perché avrei avuto un figlio da te, Aurora, dalla cazzo di donna che amo. Ma questo è un dettaglio irrilevante, no? Perché tu non lo volevi e quindi a posto così. Avevi già le idee chiare, che importa di ciò che penso io?» si allontana.
Non ascolto più niente di quello che dice dal momento in cui l'ho sentito ammettere che mi ama.
Harry mi ama.
Mi ama.
«Te lo avrei detto perché meritavi di sapere la verità, ed è vero, avevo già deciso che non avrei avuto un figlio nell'immediato futuro, ma non è nemmeno una cosa che ho escluso totalmente. Mi dispiace di aver pensato solo a me e di non essermi chiesta cosa tu ne pensassi. Ho sbagliato e me ne pento. Ma te lo ripeto, non è facile affrontare tutto questo da sola.»
«Non lo saresti stata se me lo avessi detto. Ti sarei stato accanto. Da amico prima di tutto. Ma tu hai scelto di chiuderti. Un'altra volta. E ora eccoci qui» ribatte piatto.
«Che... che significa?» balbetto. Stavolta davvero spaventata dal suo tono di voce.
«Sapevo che c'era qualcosa che ti tormentava. Merda, ho fatto finta di niente solo per darti tempo, ma di sicuro non sono un idiota. Ho sofferto con te e per te quando mi hai parlato di Darren perché riuscivo a scorgere cosa provavi per lui, ho pensato centinaia di volte che ti avrei persa, o meglio, che non ti avrei mai avuta perché appartenevi ancora un fantasma, ho tutte le volte messo da parte i miei sentimenti per starti accanto, per dimostrarti cosa provo per te. Ti ho dato tutto quello che potevo solo per vederti sorridere e ne sono rimasto fottuto ogni singola volta» scandisce bene le ultime tre parole.
Non so quando ho ripreso a piangere come una scema, ma lo sto facendo e non riesco a smettere. Non ci riesco perché so che sta dicendo la pura verità.
«Inizio a credere che tu non abbia mai avuto bisogno di me, ma solo di qualcuno che ti ascoltasse.»
«No» scuoto il capo frenetica. «Questo non te lo permetto, non ti azzardare!» alzo la voce tremante mentre gli punto un dito contro. Il mio gesto lo sorprende. Bene. «Non ho mai – e ripeto, mai – avuto bisogno di una persona qualunque. Ho sempre avuto bisogno di te!» tuono infervorata.
«Allora perché mi hai tenuta nascosta una cosa così importante senza nemmeno domandarti cosa potesse significare per me?» mormora sconfitto.
Rimango in silenzio. Perché so di aver sbagliato, di essere stata egoista.
«Resta fino alla fine della vacanza, prenditi questi giorni, io torno oggi stesso a Boston» dice prima di lasciarmi da sola in veranda.
«Te ne vai?» lo seguo subito dentro. «Mi stai lasciando qui da sola?» singhiozzo. «Davvero?»
«Visto che non è stato possibile farlo prima, ci prendiamo del tempo e stavolta sono io a deciderlo. Posso almeno prendere questa decisione o ti spetta anche questa?»
«Ma non lo capisci che ho perso un figlio?!» esclamo sconvolta allargando le braccia. «Non lo capisci che mi ha spezzato il cuore in mille pezzi?!»
«Non lo capisco perché non mi hai mai dato la possibilità di capirlo standoti accanto. E no, non mi aspettavo che mi venissi a dire su due piedi cosa ti è successo ma siamo stati insieme quasi ogni singolo giorno per sei mesi» deglutisce. «Lo so che non c'è una scadenza per parlare di queste cose delicate, solo... pensavo che ti fidassi di me, che ci tenessi abbastanza da rivelarmelo» spiega intento a gettare alla rinfusa i suoi vestiti in valigia.
«Non ci posso credere che mi stai lasciando. Cazzo, non posso crederci» agito il capo scossa da cima a fondo.
Harry non ribatte. Si limita a continuare a infilare gli indumenti in valigia.
Marcio verso il bagno sbattendomi la porta alle spalle e quando entro, ci scivolo sopra fino a toccare il pavimento con il fondoschiena. Porto le mani a coprire il viso e singhiozzo. Non posso perdere pure lui, non quando ho realizzato solo in queste ultime settimane quanto diamine ci tenga a lui, quanto lo ami. Sento la porta di casa sbattere, poi il silenzio. Mi sembra di essere in incubo. Voglio svegliarmi. Adesso. Voglio svegliarmi e sprofondare nell'incavo del collo di Harry, respirare il suo profumo e ridere quando mi fa il solletico.
Voglio svegliarmi. 

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora