Sono le nove e quarantacinque quando l'auto di Harry accosta di fronte al palazzo in cui vivevo fino a qualche mese fa. È strano tornare con la consapevolezza che questa volta non sarò da sola e che condividerò il letto con l'uomo che il primo giugno sposerò. La cosa è surreale, tanto da farmi credere se non si tratti di un sogno.
Scuoto il capo e mi chiudo lo sportello alle spalle. Raggiungo Harry e afferro il mio piccolo borsone. Lui mi impedisce di andare oltre e se lo mette in spalla. Inarco un sopracciglio e resto in attesa di una risposta.
«Sei stanca. Non c'è problema» pizzica la punta del mio naso con l'indice e chiude il bagagliaio con una mano, poi allunga l'altra per afferrare la mia. «Pronta?»
«Sì» sorrido. «E grazie. Per il borsone. Anche tu sei stanco» aggiungo mentre suono.
«Non vedo l'ora di fiondarmi a letto» sbadiglia.
Il portone si apre e ci dirigiamo verso l'ascensore. I miei abitano al quarto piano, perciò, è impensabile optare per le scale. «Nervoso?» lo guardo curiosa.
«Molto, ma al momento sono troppo stanco per preoccuparmi. Dici che è un male?» un altro sbadiglio.
«No» sbuffo una risata proprio quando le porte si aprono.
Mamma ci attende alla porta, un sorriso sul volto. «Ehi, voi due!» si avvicina per poterci abbracciare. «Ciao, tesoro» mi abbraccia ancora una volta. «Ciao, Harry. È bello rivederti» accarezza il suo viso.
«Ci fai entrare? Siamo distrutti» sospiro.
«Traffico?» domanda spostandosi di lato.
«Pazzesco. Saremmo dovuti arrivare per l'ora di cena in realtà, ma c'erano code assurde» spiega Harry.
«Ah, non me ne parlare» mamma scuote una mano, sapendo bene cosa intende Harry. «Il fine settimana è tremendo ma la maggior parte della nostra famiglia sta a Boston, quindi ci tocca.»
«Rora mi ha detto che i genitore del signor Sullivan stanno a Salem, giusto?» domanda il riccio, mentre mamma prende i nostri borsoni e li posa sul divano.
«Sì, loro-»
«Sono arrivati?!» strilla mio fratello. L'istante successivo lui e Luna sono in sala, seguiti papà.
«Ciao, pa!» corro ad abbracciarlo.
«Ciao, bellissima. Come stai?» bacia i miei capelli mentre sento i miei fratelli tartassare Harry di domande.
«Bene. Aspetta, devo salvarlo dalle grinfie di quei due» mi volto.
Papà avvolge un braccio attorno alla mia vita attirandomi al suo petto. «Non c'è fretta. Vediamo come se la cava» bisbiglia facendomi ridacchiare.
«Solo che non capisco, perché vuoi lavorare se sei già ricco?» indaga Lucas.
Oh, mio Dio.
«Lucas!» strilla mamma. «Ma ti sembrano domande da fare! Ho cresciuto un vichingo» sbuffa entrando in cucina. «Ed entrate, sarete affamati!»
«Allora?» insiste Luna.
«Non lo so, forse per sentirmi gratificato e non un buon annulla?» ribatte Harry avvicinandosi a me. «Salve, signor Sullivan» porge una mano a papà.
Lui ricambia la stretta e annuisce. «Harry. Fatto un buon viaggio?»
«Sì, signore.»
«E non ti sentivi così quando facevi il dottore?» chiede Lucas mentre ci segue in cucina.
Mamma ha apparecchiato per due. Pollo arrosto e patate, il mio preferito! Dio, amo questa donna.
«Ma ti fai gli affaracci tuoi?!» lo spintono facendo ridacchiare papà, Harry e Luna.
«Sto solo chiedendo. Devo sapere nelle grinfie di chi sta cadendo mia sorella» ribatte lui con superiorità.
«Ben detto, amore» papà lo guarda orgoglioso.
«Dai, pa, piantala!» si lagna Lucas.
Stringo la mano di Harry e lo invito ad accomodarsi al mio fianco mentre gli altri prendono posto attorno al tavolo. C'è del gelato nei bicchieri che hanno davanti. La nostra prossima vittima. Dopo esserci liberati delle giacche, iniziamo a cenare.
«Harry, non hai ancora risposto alla domanda di mio fratello» gli ricorda Luna prima di portarsi il cucchiaino colmo di gelato in bocca.
Che strega. Vuole vendicarsi di me per non averle detto prima del mio finto fidanzato.
«Giusto» annuisce lui. «Non mi sentivo gratificato quando facevo il medico. È un mestiere molto importante e ci vuole passione, costanza, determinazione. Tutte caratteristiche che io non ho mai mostrato. Puoi parlare con Avery, lei ti dirà lo stesso. Ero talmente agitato da non riuscire a fare nemmeno un prelievo e questo la dice lunga visto che tutti nella mia famiglia sono medici» afferra una patata con la forchetta e la morde.
Poggio la testa sulla sua spalla in segno di supporto e poi torno a prestare attenzione al mio cibo.
«Quindi adesso stai cercando lavoro?» chiede mamma. «Non sentirti obbligato a rispondere, certo» lo rassicura con un sorriso.
«Ho qualcosa in mano, ma ne parlerò quando ci sarà qualcosa di più concreto» sorride.
«Misterioso e intrigante... mi piace» annuisce soddisfatta mamma.
«Delia» la richiama papà facendoci ridere. Incredibile come sia geloso persino dei muri che si trovano nella stessa stanza di nostra madre.
«Piantala, Trev, sono solo interessata» gli punta il cucchiaino contro mentre io e Harry mangiando godendoci lo spettacolo. Ah, è strana come situazione ma comunque bella. Mi piace che ci sia Harry. Nonostante tutto, non sa cosa significhi avere una famiglia solida e soprattutto, non sa cosa vuol dire avere una figura materna accanto. Sono certa che mamma se la caverà alla grande con lui perché, matrimonio o meno, Harry è davvero una bella persona e si merita di essere felice. Anche con quel brontolone di mio padre.
Quando finiamo anche il gelato, a malapena ci reggiamo in piedi. Io sbadiglio e l'attimo successivo Harry mi segue, questo ciclo per almeno mezz'ora di fila tra una chiacchiera e l'altra.
«Allora, tesoro, il letto di Rori è ampio ma se per qualche motivo dovesse essere scomodo basta che lo dici, prenderai quello di Lucas e lui andrà sul divano» si volta in direzione di mio fratello, già pronto a prendere parola «senza fare storie.»
«Grazie mille» sorride Harry.
«In questa casa le pareti sono molto sottili» dice papà.
Quasi non soffoco con la stessa saliva. Non ci credo che abbia detto una cosa del genere a voce alta. È... è assurdo. «Papà, santo cielo!» sbuffo imbarazzata.
«Lo sappiamo che sono sottili, papi, lo sappiamo bene» sospira Luna sulla soglia della sua camera. «Buonanotte!» fila dentro chiudendosi la porta alle spalle.
Papà arrossisce, seguito da mamma.
Ah! Così imparate! Immagino che mia sorella mia abbia finalmente perdonata.
«Bene» sorrido soddisfatta. «Buonanotte, genitori e Lucas. Fate silenzio, non ci piacciono i rumori molesti» faccio un occhiolino a papà e poi trascino Harry in camera mia.
«Buonanotte, signori Sullivan! Notte, Lucas!» riesce a dire prima che io chiuda la porta. «E così questa era la tua stanza» si guarda attorno.
«Sì. Scusa per prima» sbuffo.
«Nessun problema» ridacchia. «Sono simpatici, mi piacciono. E non sono nervoso» tira la cerniera del suo borsone e tira fuori una maglia e un pantalone. Il suo pigiama.
«Bene. Papà farà così per un po' ma ti assicuro che non ce l'ha con te» imito le sue azioni. «È solo...»
«Un padre che ama i propri figli e vuole assicurarsi che siano al sicuro» mi interrompe.
«Esatto» sorrido, non potendone fare a meno. «Se apri questa porta c'è il bagno. Io e Luna lo condividiamo.»
«C'è il rischio che incappi in tua sorella mentre mi lavo i denti?» domanda preoccupato.
«No» sbuffo una risata. «Ti basta chiudere a chiave la sua porta e saprà che è occupato.»
«Perfetto. Mi cambio e arrivo» dice.
Annuisco e non appena si chiude la porta alle spalle inizio a cambiarmi. È solo quando la porta si riapre e Harry si ferma sulla soglia che realizzo che dormiremo nello stesso letto per la primissima volta.

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𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
Romanzi rosa / ChickLit𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...