6.

4.9K 244 62
                                    

𝐒𝐄𝐂𝐎𝐍𝐃𝐀 𝐏𝐀𝐑𝐓𝐄

Gennaio trascorre abbastanza tranquillo. Passo il tempo libero con Harry o la mia famiglia e nel mentre continuo a mandare curriculum e fare colloqui. È solo a metà febbraio che salto dalla sedia mentre sono al Velia's perché ricevo finalmente un responso positivo da una bottega vicino al centro. L'Old Gold è una delle prime botteghe a cui ho inoltrato il curriculum nella speranza di essere presa e finalmente, finalmente ce l'ho fatta!
Il proprietario della bottega è un uomo sui sessant'anni, capelli brizzolati e grigi, occhiali sul naso e un grembiule consumato sempre addosso. Il signor James Morrison – sì, proprio come il cantante – mi spiega le basi, includendo gli orari dei turni e la paga. La cifra è modesta per un'apprendista, dunque, non mi lamento. Come prima cosa mi mostra il retro – dove si trova lo studio – ed elenca le postazioni di prodotti, attrezzi e materiali vari. Fremo sul posto mentre parla, non vedendo l'ora di mettere mani sul mio primissimo mobile. Durante l'università, a New York, ho partecipato a dei corsi di restauro in modo da ottenere un riscontro più positivo per la ricerca del lavoro e soprattutto per non fare errori madornali e andare nel panico dopo dieci secondi.
Adesso, a quasi un mese da quando ho iniziato a lavorare all'Old Gold, ho finalmente messo le mani su un mobile che restaurerò per intero da sola. Certo, sotto la supervisione del signor Morrison, ma comunque sarà il mio primo vero restauro. Non è stato facile all'inizio accettare l'idea di dedicarmi a lavoretti singoli visto che volevo subito fiondarmi sui mobili, però James è stato chiaro sin dall'inizio e poi è corretto farmi allenare prima di passare all'opera vera e propria.
Si tratta di una cassettiera in legno massiccio, quattro ampi cassetti con classici incastri a coda di rondine, che ha bisogno di una bella rinfrescata. Non è nulla di troppo complicato a dirla tutta, ma questo non vuol dire che ci metterò meno impegno.
Quando arrivo in bottega trovo il signor Morrison già dietro il bancone, il capo chino su una grande agenda. «Buongiorno, signor Morrison!» sorrido allegra.
«Aurora» alza la testa nella mia direzione. «Puoi chiamarmi James dopo un mese, non credi?»
«Magari dopo che non avrò fatto un disastro con il mio primo incarico» rispondo cedendogli un bicchiere colmo di caffè.
«Grazie» afferra il bicchiere. «E sono certo che non puoi sbagliare. Voglio dire, ti ho insegnato bene.»
Sbuffo una risata e mi libero del cappotto. Marzo è arrivato già da sedici giorni, eppure, continua a fare freddo. Spero che a partire dalla prossima settimana le temperature inizino a salire almeno un po'. «Non posso ribattere» afferro il grembiule e ne lego i lacci dietro la schiena. «Adesso vado, oggi devo andar via un po' prima. Se lo ricorda?»
«Certo, certo, il compleanno dello zio» sventola la mano prima di tornare con gli occhi sull'agenda. «Passo fra mezz'ora, vedi di essere a buon punto.»
«Sarà fatto!» urlo ormai sul retro.
Rilascio un profondo sospiro di trepidazione e inizio subito a raggruppare tutti gli oggetti che mi serviranno. Prima di tutto devo svitare i manici e il fregio in metallo che decora il primo cassetto – questi vanno lavati a parte – e poi iniziare a il primo lavaggio. Giuro, non sto più nella pelle! Afferro il cacciavite dalla cassetta degli attrezzi e inizio a svitare il primo manico. Dio, che sensazione magnifica...

Poco dopo l'ora di pranzo sono davvero a buon punto con il restauro ma purtroppo non ho altro tempo da perdere. Devo prepararmi e Harry sarà alla dependance fra poco. Se fino a un paio di ore fa il mio cervello era focalizzato solo su pensieri felici, adesso è colmo di pensieri ansiosi. Oggi è il grande giorno. E no, non perché è il compleanno di zio Caleb, ma perché annunceremo il nostro fidanzamento ufficiale alla mia famiglia. Visto che il padre di Harry continua ad essere molto impegnato abbiamo pensato di portarci avanti e toglierci almeno un problema di torno. Sarà difficile, ugh. Più che mamma, mi spaventa la reazione di papà, sono la sua bambina ed è stato complicato per lui all'inizio ammettere che avessi l'età giusta per iniziare a uscire con i ragazzi, figuriamoci adesso che sto per 'sposarmi'.
Oh, cielo.
Speriamo bene.
Arrivo a casa quasi alle tre, faccio una doccia veloce e mi affretto a tirare fuori i vestiti dall'armadio. Qualcuno bussa alla porta; deve sicuramente trattarsi di Harry. Mi avvicino e controllo che si tratti di lui, poi apro. «Ehi» lo saluto. «Scusa, sono tornata mezz'ora fa. Devo solo vestirmi e poi andiamo.»
«Nessun problema» si chiude la porta alle spalle guardandosi intorno. «Fai pure con calma, ti aspetto qui.»
«Prendi pure qualcosa da bere, io torno subito» dico prima di fiondarmi in camera e iniziare a vestirmi. Opto per un paio di semplici jeans e un maglioncino nero, ai piedi calzo delle sneakers bianche e per finire cappotto bianco e occhiali da sole.
«Sei nervosa?» domanda Harry quando esco dalla camera.
«Moltissimo, ma saprò camuffare la cosa» afferro la borsa, le chiavi e il cellulare.
«Andrà alla grande. Siamo una coppia perfetta» mi guarda facendomi l'occhiolino.
«A causa mia, giusto? Perché sono bellissima» mi indico mentre usciamo di casa.
«A causa di entrambi. Mi hai visto? Santo cielo, Rora» alza gli occhi al cielo e tira fuori le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans.
«Okay, okay, scusa» sollevo le mani.
«Mi ferisce che tu abbia pensato solo a te stessa. Io non conto nulla in questa relazione?» tira su col naso prima di aprire lo sportello.
Copio le sue azioni e prendo posto sul sedile, al suo fianco, mentre scuoto piano il capo. «Non mi aspettavo fossi una tale regina del dramma. E certo che conti, non sposerei mica un barbone» borbotto altezzosa.
«No, si mira solo a chi ha otto zeri nel conto corrente, giusto?» mi punzecchia ridendo.
«Parti, idiota» alzo per l'ennesima volta gli occhi al cielo ma non posso fare a meno di ridere.
Arriviamo a casa di zio Caleb e zia Paige intorno alle tre e quarantacinque. Harry si ferma davanti al palazzo e si sporge verso il cruscotto. Tira fuori un cofanetto e so già cosa c'è dentro. Il riccio lo apre rivelando uno degli anelli più belli che io abbia mai visto. «Merda» mormoro.
«Ti piace? Ho pensato che sarebbe stato strano presentarci senza il pezzo da novanta, no?» ridacchia.
«È stupendo, Harry. Non avresti dovuto spendere tutti questi soldi, però.»
«Non è stato un problema. Posso?» indica il mio anulare.
«Ma certo» allungo la mano e osservo Harry infilare l'anello. Dio, come luccica. È meraviglioso.
«Adesso sei una fidanzata a tutti gli effetti. Andiamo?» sorride.
«Andiamo!»
In ascensore premo il tasto dov'è segnato il numero cinque e insieme, attendiamo che le porte si chiudano.
«Andrà bene, rilassati» Harry sfiora il mio polso, trascinando i polpastrelli sul palmo della mano fino ad incastrare le dita con le mie.
Rabbrividisco al contatto intimo ma accetto volentieri l'aiuto. Ricambio la stretta e attendo che le porte si aprano. Ad attenderci, sulla soglia di casa, c'è zia Paige. La donna aggrotta la fronte quando nota Harry, poi abbassa lo sguardo sulle nostre mani allacciate e arcua le sopracciglia sorpresa. «Ciao, tesoro.»
«Ciao, zia. Lui è Harry, il mio fidanzato» lo presento.
L'uso della parola fidanzato non sfugge a zia Paige, facendole così strabuzzare gli occhi.
«Ciao... ciao, Harry. Prego, accomodatevi» biascica chiudendosi la porta alle spalle.
«È Rori?!» domanda Luna raggiungendoci. «Già... e non è sola» ci fissa sorpresa.
«Beh, e questo qui chi è?» domanda Valentine.
«Val» sospira il suo ragazzo.
«Amore!» ci raggiunge mamma, dietro di lei papà e il resto della ciurma.
«Ciao, mamma. Papà. Ancora auguri, zio» sorrido a zio Caleb.
Il biondo è troppo occupato a fissare la mia mano stretta a quella di Harry per rispondere. «Allora, lui è Harry» inizio prendendo un respiro.
Il riccio ricambia la mia stretta, accarezzando il dorso della mano con il pollice.
Il tocco mi rilassa, quindi, proseguo: «So che potrà sembrare tutto assurdo, ma... Harry è il mio fidanzato. Ci sposiamo!» metto su un ampio sorriso.
«Cosa?!» strillano tutti in coro.
«Aurora Sullivan, se questo è uno scherzo...!»
«Non lo è, mami.»
«E il fidanzato parla o lo hai scelto muto?» domanda zia Molly.
«Sono Harry Ford, è un piacere incontrarvi tutti» sorride Harry.
«Andiamo, deve essere uno scherzo» sbuffa una risata per niente divertita mio fratello.
«Non credo, bro, non credo proprio» biascica Luke.
«Prima la tresca tra Devon e Avery e adesso lei che ci tiene nascosto un fidanzato. Questo è meglio delle serie tv» sospira affascinata Layla.
«Non sto capendo!» esclama mamma, rossa in volto.
«Harry?» la voce di Avery ci arriva dritta alle orecchie. Che diamine, da dove è spuntata? E perché...?
«Aurora, perché non ripeti davanti a Devon ciò che hai appena detto?» accenna un sorriso tirato zia Vivienne.
Papà è pallido in volto. Finora non ho azzardato un'occhiata nella sua direzione per paura, ma adesso...
Mi volto in direzione dei miei amici, camuffando la confusione, e con un sorriso raggiante spiaccicato sul volto sgancio la notizia: «Ci sposiamo!» esclamo.
Un attimo prima papà è in piedi accanto a sua moglie e sorretto da Lucas, l'attimo successivo è svenuto sul pavimento di casa Morgan.

 Un attimo prima papà è in piedi accanto a sua moglie e sorretto da Lucas, l'attimo successivo è svenuto sul pavimento di casa Morgan

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora