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Le ore quattordici di venerdì scoccano più veloci di quanto sembri. Un minuto prima sto lavorando, poi augurando un buon fine settimana al mio datore di lavoro e quello dopo sto chiudendo la zip della mia valigia. Harry mi aspetta fuori mentre chiacchiera con zio Danny, mamma e gli altri partiranno da New York verso le quattro – dopo che Luna sarà tornata dall'ultima lezione – e mentre la sentivo parlare l'unica accortezza che mi ha dato è stata: «mi raccomando, ricordarti di portarmi gli Scones» fine. Quando gliel'ho fatto notare, mi ha detto che dava per scontato che sapessi di dover stare attenta e di avvisarla una volta arrivati. Questa donna è assurda, sul serio, ma la amo con tutta me stessa.
Recupero gli occhiali da sole e dopo averli inforcati, trascino la valigia fuori casa. In realtà, si tratta di un semplicissimo trolley, ma volevo stare comoda e non spiegazzare i vestiti com'è successo durante il fine settimana nella grande mela.
Harry sta salutando lo zio quando mi vede e si avvicina. «Ciao, bellissima.»
«Ehi» sorrido prima di ricambiare il dolce bacio sulle labbra. «Aspetti da molto?» domando ignorando i battiti accelerati del mio cuore confuso.
Il biondo mi scruta da cima a fondo, divorandomi con lo sguardo. È la prima volta che lo vedo così sfacciato nei miei confronti e devo capire se la cosa mi infastidisce o... mi intriga.
«No, sono arrivato dieci minuti fa e ho trovato Danny che stava tornando a casa» risponde mentre afferra il mio trolley e lo sistema nel bagagliaio della sua auto.
Prendo posto sul sedile del passeggero e attendo che si sistemi al mio fianco. Quando Harry chiude lo sportello e mette in moto, realizzo che stiamo davvero partendo per l'Inghilterra. Non so cosa aspettarmi di preciso da questo viaggio, ma so che ci sono un paio di cose di cui parlare, tra di esse la scelta della location, la chiesa e... Darren. Parlare di lui con Harry è la cosa giusta da fare, ho bisogno che lui sappia chi sono al cento percento e sebbene ci sia qualcosa che non sono pronta a rivelare, anche questo è un passo importante per la mia crescita.
«Mai viaggiato in prima classe?» domanda.
«No, sono emozionata» sbuffo una risatina intenta ad aprire una bottiglietta d'acqua.
Il Boston Logan non è distante – soprattutto in macchina – quindi, ci vorranno pochi minuti per arrivare. Harry lascerà la macchina al parcheggio così da non disturbare nessuno al ritorno. Un'ottima idea, direi.
«Le salviette riscaldate sono il pezzo forte. Fidati, fanno passare in secondo piano persino i calici di champagne.»
«Non ci credo. Allora è vero che servono champagne?» sbarro gli occhi, sorpresa da questa rivelazione. Credevo si trattasse di roba da film.
«Certo. La gente paga come minimo il triplo di una tariffa normale per avere delle comodità, lo champagne è d'obbligo dopo aver sborsato settecentocinquanta dollari a posto.»
L'acqua mi va di traverso. Inizio a tossicchiare mentre avvito il tappo e lo guardo sconvolta. «Hai speso millecinquecento dollari per due biglietti?! Sei impazzito?!»
«Voglio che tu stia comoda e ti goda il viaggio senza gente che ti russi addosso o neonati che strillino come se qualcuno avesse rubato loro il peluche preferito» spiega tranquillo.
«Ma sono un sacco di soldi, Harry! Avrei viaggiato benissimo anche in Economy» ribatto.
«Se mio padre sentisse una cosa del genere si sentirebbe male» finge di rabbrividire. «A proposito, te l'ho detto che torna a Londra a fine mese?» domanda svoltando a sinistra.
«Che? No» aggrotto la fronte.
«Già. Dice che gli manca troppo casa e che vuole sistemarsi in caso avessimo bisogno di aiuto per il matrimonio.»
Siamo appena arrivati in aeroporto e brulica di gente sia all'esterno che all'interno. I rumori dei motori degli aerei si sentono fin qui, segno che qualcuno di essi sta per decollare.
«Non credevo fosse uno interessato all'organizzazione di matrimoni» dico.
Harry parcheggia pochi minuti dopo. «Ah, nemmeno io, ma mi ha detto che sono il suo unico figlio e vuole che tutto sia perfetto. In un certo senso mi fa anche piacere, sai?» apre lo sportello.
Copio il suo gesto e lo raggiungo davanti al bagagliaio. «Spiega» sorrido interessata.
«Lo sai, no? Non è che possano consegnarci il premio di rapporto padre-figlio migliore dell'anno. È piacevole vederlo interessato, soddisfatto di qualcosa che sto combinando» chiude il bagagliaio e si mette il borsone in spalla.
Afferro il mio trolley e lo seguo all'interno. Harry afferra la mia mano, io ricambio la presa tentennante. Non c'è nessuno a guardarci, dunque, potrebbe anche risparmiarsi certi gesti. Tuttavia, non voglio creare tensioni, soprattutto quando si sta aprendo su una cosa importante come il rapporto con suo padre. E poi la sua stretta è piacevole, confortante, ho imparato ad apprezzarla e persino a cercarla nei momenti di sconforto. «Pensi che vedendoti sposato le cose tra di voi miglioreranno?»
Harry sospira e annuisce. «Lo so che l'ho dipinto come un burbero e uno che mi avrebbe depennato dall'eredità se non mi fossi trovato qualcuno con cui sistemarmi, ma... credo solo che voglia sapermi soddisfatto e soprattutto non solo. Una famiglia è quello che mi serve per essere felice, quello che è servito a lui per esserlo.»
«Perciò sta riflettendo su di te la sua idea di felicità e questo non ti dispiace perché sai che non lo fa in cattiva fede. Giusto?» sorrido accarezzando il dorso della sua mano mentre ci avviciniamo ai controlli.
«Sì. Mi rendo conto che è una cosa strana, però... ho conosciuto te, no? La tua famiglia è fantastica e poi c'è Avery. Santo cielo, è tutto un casino ma in un modo contorto, mi piace, perché per me è ordine» dice massaggiandosi la nuca. «Scusa. Lo so che è confuso.»
Sorrido annuendo. «No, fidati, ha perfettamente senso. Loro sono il caos puro ma comunque riesci sempre a trovarli come fossero il punto fermo in mezzo alla tempesta. Io so che se dovessi avere bisogno di uno di loro, non esiterebbero a raggiungermi a Londra anche adesso. E lo farebbero anche per te, Harry, perché sei famiglia e una volta che ci entri, difficilmente ne esci.»
Lui sbuffa una risata. «È strano se dico che non mi dispiace restarci?»
Scuoto il capo sorridente. «No.»
«Ehi, immagina se mio padre e il tuo iniziassero a conversare. Sarebbe...»
«Divertente» concludo la frase al posto suo.
«Esilarante» annuisce divertito.
«Oddio, non vedo l'ora che arrivi quel giorno. Sono troppo curiosa» ridacchio.
«Anch'io» concorda.
Stringo la sua mano un'ultima volta e poi la lascio pronta a spogliarmi.
Superati i controlli e la breve fila al gate riservata ai passeggeri della prima classe, finalmente ci fanno accomodare.
Oh. Mio. Dio.
Sedili in pelle, color crema e reclinabili ci accolgono. C'è una musichetta rilassante e delle hostess che ci espongono i loro servizi. Oh, cielo... a quanto pare ceneremo a bordo perché atterreremo a Londra alle nove e un quarto. Il menù offre Fish & Chips. Ecco, sono un po' intimorita dal pesce ma siamo in prima classe e voglio fidarmi.
Harry ordina due aperitivi, che ci verranno serviti una volta decollato l'aereo. Non ci credo che a breve farò un aperitivo in volo!
Avviso mamma e poi spengo il cellulare, ho intenzione di godermi a pieno quest'avventura.
«Allora, che te ne pare dei sedili?» domanda il riccio.
Una hostess si avvicina porgendoci i primi calici di champagne, per ingannare l'attesa.
La ringrazio e poi fisso il ragazzo al mio fianco. «Ci ha dato questi» indico i calici colmi. «Per scusarsi dell'attesa? Non voglio scendere più» piagnucolo.
Harry ride, poi estrae il cellulare e lo punta nella nostra direzione. «Dì, Scone»
Ridacchio al suo fianco e ripeto la stessa parola. Iniziano una serie di selfie, alcuni dei quali finiscono nei gruppi di famiglia. Già, i Sullivan hanno un gruppo di famiglia singolo e un altro contenente tutti i componenti. Certe conversazioni hanno dell'assurdo e di sicuro non vedranno mai la luce. Mai. Mi basta pensare alla storia dello scoiattolo sepolto.
Il comandante ci informa di allacciare le cinture, in vista della partenza. Faccio come dice e mi accomodo sul sedile. Volto il capo in direzione di Harry e sorrido notandolo intento ad allacciarsi la cintura. Chi l'avrebbe mai detto che un appuntamento mai iniziato la notte di Capodanno mi avrebbe portato a questo tizio che litiga con la cintura e mi fa sorridere come una matta? Io no di certo. 

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora