16.

5.2K 240 25
                                    

Il ritorno a casa è più tranquillo di quanto mi aspettassi, non c'è troppo traffico e questo ci permette di arrivare dopo tre ore precise a Boston. Sono le sei e se io mi sento stanca, non oso immaginare il ragazzo al mio fianco. Ha guidato senza sosta e senza troppe chiacchiere – dopo la prima ora e mezza sono crollata sul sedile e mi sono risvegliata giusto in tempo per notare il cartello che ci informava che eravamo appena entrati a Boston.
Quando l'auto si ferma davanti a casa di zia Vivienne scorgo le luci accese, ciò significa che lei e zio Danny sono a casa. «Grazie mille, mi sono divertita tantissimo» sorrido ancora mezza assonnata.
«Anche io. Hai davvero una famiglia splendida» ricambia il mio sorriso.
«Beh, facci l'abitudine visto che tecnicamente diventerà anche la tua... almeno per i prossimi tre anni, certo» aggiungo subito, non vorrei che si sentisse pressato per qualche strana ragione dalle mie parole. Conosciamo entrambi molto bene i patti e io... sì, niente relazioni amorose serie.
«Li conquisterò tutti, uno dopo l'altro» annuisce fiero. «Ehi, piuttosto, sei libera il prossimo sabato? L'appartamento sarà pronto per allora e volevo che lo vedessi anche tu.»
«Certo!» esclamo, lieta di sentire che finalmente potrà mollare la stanza di un hotel. Voglio dire, si tratta di un cinque stelle e viene sempre servito ma rimane comunque una stanza, impersonale e vuota. L'appartamento, invece, potrà renderlo suo a tutti gli effetti. E poi, mi tocca ammetterlo, ho un debole per l'interior design; quindi, vederlo mi permetterà di sapere già dove posizionare le mie cose e se ne ho altre da acquistare – con la gentile collaborazione della carta di credito del mio futuro marito, ovvio. «Non vedo l'ora di vederlo, sei stato così misterioso» sbuffo.
«Lo so, è solo che voglio che ti piaccia. Aspettare qualche giorno in più non farà la differenza» mi pizzica la guancia.
«E va bene» sospiro. «Ci sentiamo domani o sei impegnato?»
«Per la mia futura moglie? Sono sempre disponibile» mi fa l'occhiolino.
Scuoto il capo con una risata e apro lo sportello dell'auto. «Probabilmente domani Avery mi sequestrerà o inventerà una balla per mettermi all'angolo, perciò, se non riesci a rintracciarmi sai perché.»
«Se sei libera la sera, passo un paio d'ore. Non è che abbia molto da fare al momento» si passa una mano fra i ricci biondi. Il gesto provoca l'espansione di un profumo ormai familiare: il suo.
«Ti aspetto per le nove» gli punto un dito contro.
«Baciami» dice.
«Eh?» aggrotto la fronte, il cuore scalpitante nel petto alle sue parole. Non c'è motivo per cui dovrei farlo, quindi... perché me lo sta chiedendo? Oddio, non ha frainteso tutto con questo fine setti-
«Tua zia ci sta spiando dalla finestra» mormora, un sorriso divertito sul volto.
«Non ci credo» sbarro gli occhi poggiando un ginocchio sul sedile per potermi sporgere.
«Parola di scout» ribatte serio.
Ridacchio e rilascio subito dopo un respiro tremolante. Questo è il terzo bacio che ci scambiamo e nonostante la cosa stia diventando sempre più semplice, nei meandri del mio cervello una piccola vocina flebile mi sussurra di allontanarmi immediatamente dal ragazzo che mi sta di fronte, sibila parole velenose e tra di esse spicca la peggiore: traditrice. Io... io non sono una traditrice, però. Questo non è vero, è tutta finzione, Harry è solo un amico. Punto. La signora Benson me lo ribadisce sempre, invogliandomi a ricordare la verità. Ma qual è davvero la verità? Mi sento così stanca di pensare, pensare e pensare, di essere tartassata dai sensi di colpa, la mancanza. Sono colma di sentimenti che fanno a cazzotti tra di loro e Harry non è nemmeno l'uomo che sto frequentando davvero.
«Pensi di avvicinarti o vuoi starmi a fissare ancora per un po'? Non che la cosa mi dispiaccia, eh, anzi, mi sento lusingato, so di essere un bel pezzo d'uomo.»
Alzo gli occhi al cielo e afferro il suo viso con entrambe le mani, presso le mie labbra sulle sue ignorando per la terza volta la scossa al ventre che la sua vicinanza mi causa e lascio che le nostre lingue si incontrino, scontrandosi piano in una danza che di dolce non ha proprio nulla. È come se fossimo entrambi affamati, come se iniziassimo lentamente a crepitare per poi prendere fuoco e questo... questo non mi è mai successo prima, nemmeno con lui. Il solo pensiero mi fa scostare bruscamente da Harry, che mi osserva confuso. «Scusa, ho fatto qualcosa che non dovevo?» mormora vicino al mio viso.
«Cosa? No, no» biascico rossa d'imbarazzo e vergogna. «Non è colpa tua. Sono io... che- lascia perdere, ho passato un fine settimana troppo bello per rovinarlo. Ci vediamo domani, quindi, giusto?» accenno un sorriso.
«Domani. Alle nove» annuisce.
«Benissimo» gli lascio un veloce bacio sulle labbra – nel caso zia Vivienne ci stesse ancora spiando – e mi allontano. «'Notte.»
«Buonanotte, Rora» sorride anche lui. Eppure, nonostante si noti benissimo che è ancora confuso non accenna a chiedere spiegazioni e questo gli fa guadagnare almeno altri duemila punti, apprezzo tantissimo che non mi abbia pressata. È mio amico, avrebbe potuto benissimo chiederci cosa c'era che non andava e pretendere una spiegazione; invece, ha capito che non era il momento adatto, che non me la sentivo proprio di parlarne e lo ha accettato. Questo, questo è il genere di persona che voglio accanto, il genere di persona da cui voglio essere circondata nella mia vita.
Chiudo lo sportello e mi incammino, sento il motore della macchina solo quando son arrivata davanti alla porta di casa. Un altro piccolo sorriso mi increspa le labbra, Harry Ford non riesce a smettere di farmi sorridere e io devo ancora decidere se la cosa mi piace da matti o mi terrorizza come mai niente prima d'ora.

Il mattino successivo mi preparo per andare a lavoro. Ho una cassettiera da completare e un capo da informare a proposito del matrimonio. Del resto, è più di un mese che ormai lavoro in bottega, ci sta che non gliel'abbia detto prima.
Quando arrivo il signor Morrison è già dietro il bancone, come sempre, sta intagliando un pezzo di legno che ha tutta l'aria di diventare un bellissimo pomello. «Buongiorno!» sorrido.
«Buongiorno, Aurora. Passato un buon fine settimana?» domanda.
«Molto, grazie» mi avvicino. «A tal proposito...» allungo una mano nella sua direzione sventolando la grande pietra che adorna il mio anulare da ormai quasi due settimane. Di solito lo tolgo sempre prima di mettermi al lavoro proprio per paura di rovinarlo ma adesso che le cose sono ufficiali per tutti e Harry ha incontrato la mia famiglia, non c'è più ragione di tenere la cosa per me.
«Aurora!» esclama sorpreso afferrando la mia mano. «Congratulazioni, ragazza mia» me l'accarezza guardandomi.
«Grazie» sbuffo una risata. «In realtà è successo il primo marzo, ma l'anello preferisco tenerlo a casa per evitare di rovinarlo con i prodotti che uso» spiego. «Oggi ho deciso di informarla perché non c'è più motivo di tenere la cosa per me. Il mio fidanzato va d'accordo con la mia famiglia e questa settimana inizieremo ad organizzare il matrimonio.»
«Caspita... stai per sposarti» mormora meravigliato. «Lui ti rende felice? È un bravo ragazzo? O c'è bisogno che lo strapazzi un po'?» indaga facendomi ridacchiare.
«Lo è. Dico davvero. È gentile, divertente, simpatico, di buon cuore, sempre pronto ad aiutarmi, e soprattutto rispetta i miei spazi e i miei silenzi» sorrido, davvero grata a Harry per questo. Ho ripensato tutta la notte al modo brusco in cui mi sono scostata, al suo sguardo confuso e il fatto che non mi abbia costretta a parlare. Mi sono sentita in colpa anche nei suoi confronti, lo ammetto. E so che prima o poi ne parlerò con lui, ma per il momento è difficile anche solo pensarci, figuriamoci intavolare una conversazione vera e propria.
«Bene, bene» annuisce soddisfatto. «È tutto ciò che mi interessa. Ce l'ha un nome questo fidanzato?»
«Oh, certo. Si chiama Harry. È inglese.»
«Ti sei trovata uno che vive dall'altro lato dell'oceano? Caspiterina» ridacchia.
«In realtà, il mondo è davvero piccolo, sa? Ho scoperto che è il migliore amico di una mia amica, solo che non ci eravamo mai visti prima. Io e Avery non eravamo molto strette, c'era stata un'incomprensione» lo metto al corrente dei miei fatti personali. Sì, sto facendo gossip con il mio capo probabilmente settantenne, e allora?
«Di che genere?» chiede curioso.
«Pensava che il suo attuale ragazzo, nonché mio migliore amico da quando avevamo l'età per camminare, avesse una tresca con me ma in realtà non è mai stato così. Devon è davvero come se fosse un fratello. Adesso è tutto risolto» rispondo.
«Ne sono lieto. E ancora congratulazioni per il fidanzamento, sarai una sposa favolosa.»
«Il matrimonio si terrà a Londra. Mi piacerebbe tanto che partecipasse anche lei, ma nel caso non fosse possibile capirei» lo rassicuro subito.
«Non penso che ci riuscirò, ho una certa età e le ossa iniziano a scricchiolare. Ma sarò con te qui» si porta una mano sul cuore.
Al suo gesto mi sciolgo come neve al sole. È davvero dolce sotto a quell'aspetto da burbero. «E adesso al lavoro, forza, forza» batte le mani.
Ecco, appunto, molto sotto.
Scuoto il capo con una risata e filo dritta sul retro, pronta a iniziare la mia giornata. La cassettiera aspetta solo me e io non vedo l'ora di metterle le mani addosso. Fremono già all'idea.

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora