Quando appoggio la tessera magnetica sul tastierino e le porte si aprono senza problemi sospiro di sollievo. Passo le mani tra i capelli per poterli sistemare in qualche modo e ignoro le occhiaie profonde che mi deridono. Anche le porte dell'ascensore si aprono, facendo sobbalzare un Harry comodamente seduto sul divano, intento a sfogliare quella che ha tutta l'aria di essere una dispensa. Forse stava lavorando e l'ho disturbato?
I suoi occhi scattano all'istante su di me, molla la rivista sul tavolo e si affretta ad avvicinarsi. «Ro? Tutto bene?»
«Ti disturbo?» chiedo.
«No, certo che no. Stavo revisionando un paio di dati per la MFA» spiega tranquillo. «Tutto bene?» ripete la sua domanda precedente.
«Adesso sì» mi avvicino e affondo il viso nell'incavo del suo collo.
Harry avvolge le braccia attorno al mio corpo, accarezzandomi piano la schiena in movimenti circolari.
«È stata una brutta giornata, ho sognato Darren e... dopo il lavoro ho chiamato Devon e siamo stati al cimitero. Te lo sto- te lo sto dicendo perché parlarne è importante, me lo ripetono tutti; eppure, io continuo a tenermi tutto dentro perché non voglio ferire nessuno. E sento di essere al limite, Harry, al limite» mormoro affranta.
La sua presa si rafforza mentre sento la sua guancia posarsi sulla mia testa. «Non avresti dovuto arrivarci. Devi capire che puoi parlare, con me, con Devon, con chi ti pare, nessuno ti giudicherà se lo farai.»
«Non è facile. Trattengo così tanto dolore da chiedermi se sia normale proseguire con la vita come faccio io. Voglio dire, sto con te e sto... bene, i pensieri mi abbandonano e mi godo tutto quanto. Solo che- non capisco... come faccio?»
«In realtà, questa è la domanda più semplice di tutte, angelo» si scosta e afferra il mio mento per potermi guardare negli occhi. «Riesci ad avere una vita, nonostante il dolore che hai provato, perché sei forte. E no, non ho bisogno di rifilarti stupide frasi motivazionali per farti stare meglio. Sei forte e basta. Senza 'se' e senza 'ma'. Accettalo. E ti prego, accetta anche di poter essere felice senza doverti per forza sentire in colpa. Fino a prova contraria, Rora, dietro al volante non c'eri tu. Non hai causato tu l'incidente. Non sei responsabile della morte di nessuno. Per l'amore di Dio, non puoi assolutamente sentirti in colpa per essere sopravvissuta a un incidente potenzialmente letale per tre persone. E soprattutto, ficcati in questa bella testolina» picchetta l'indice sulla mia fronte. «Che stai vivendo la tua vita e non quella di qualcun altro. Lui non ce l'ha fatta, tu sì. Accogli la cosa e goditi l'opportunità che ti è stata concessa.»
I sentimenti che provo per quest'uomo mi schiaffeggiano in pieno viso, togliendomi l'aria dai polmoni. Perché mentre Harry mi guarda con quegli occhi pieni di speranza io non posso far altro che donargliela, poco alla volta. C'è stato dal primo momento, che fosse un conoscente, un amico, un amante... non importa. Lui è sempre stato al mio fianco e c'è bisogno di riconoscerlo, ecco perché non freno le parole che abbandonano le mie labbra: «Vorrei che mi dessi una possibilità.»
Harry aggrotta la fronte, confuso dalle mie parole. «Di spiegare? Ma certo, lo sai che ti-»
«No, no» scuoto il capo. «Vorrei che mi dessi una possibilità come ragazza. Vorrei che uscissi con me per un vero appuntamento. Che mi permettessi di pian piano rendere tutto questo reale» deglutisco, sconvolta da quello che sto dicendo. «Se lo desideri» aggiungo subito.
«Tu vuoi... avere una relazione vera con me? E mi hai appena chiesto di uscire?» biascica sorpreso.
«In breve, sì» annuisco nervosa, prendendo a tormentare il labbro inferiore con i denti.
«Ti voglio anche io, angelo. Non so quando le cose abbiano iniziato a confondersi ma non avrei mai spinto per qualcosa in più, soprattutto dopo Londra, quando mi hai raccontato di lui. Quindi... sei sicura di volerci provare?»
«Hm-hm.»
«Meraviglioso» sorride prima di afferrare il mio viso e far scontrare le nostre labbra in un bacio che di casto non ha un bel niente. «Ti dispiace se ti porto a letto e iniziamo domani con questa storia degli appuntamenti?» bisbiglia sulla mia bocca mentre fa scorrere le mani ovunque.
«Puoi iniziare anche fra un mese, non importa» ansimo sentendo la sua presa stringersi sul mio fondoschiena.
«Sai che c'è? Al diavolo il letto, il divano andrà bene» mi trascina verso quest'ultimo, facendomi finire a cavalcioni su di lui.
Ci liberiamo delle maglie, poi è il turno dei jeans. Le nostre mani lavorano svelte per denudarci, ma non è un lavoro semplice visto che siamo costretti a fermarci ogni tre secondi a causa delle nostre bocche avide che non riescono a fare a meno di volersi. Quando mi ritrovo del tutto nuda su di lui, le braccia tese sulla spalliera del divano, le mani a stringere il tessuto per sostegno e le gambe strette attorno ai suoi fianchi, arrossisco di brutto. Ho appena realizzato che siamo in soggiorno, circondati da una vetrata ampissima da cui si riesce a vedere tutto quanto. «Ci... possono vedere?» biascico.
«Siamo molto in alto, ma se la cosa ti disturba» accarezza la mia schiena, poi i miei fianchi stringendoli. «Ti porto a letto?»
«No, è solo... sono un po' imbarazzata, tutto qui» ammetto.
«Sei meravigliosa, questa è casa nostra e siamo liberi di fare quello che ci pare, dove ci pare. Intesi? Non hai nulla di cui vergognarti» si sistema meglio e poi si china lateralmente, estraendo dai jeans il portafogli e da quest'ultimo un profilattico.
«Intesi» annuisco.
«Diamo loro uno spettacolo degno di essere chiamato tale, mmh?» porta la mano tra le mie gambe e inizia a massaggiarmi.
Sono pronta per lui dal momento in cui mi ha guardata con quegli occhi pieni di preoccupazione quando sono arrivata, ho solo bisogno di sentirlo dentro per trovare la pace. Harry è l'unico in grado di poterlo fare e no, non solo con il sesso, ma con il suo essere. Gli basterebbe solo guardarmi per farmi sorridere e questo la dice già lunga.
«Ti... ti voglio dentro. Adesso» mormoro in preda al piacere che le sue dita esercitano su di me. Amo quando riesce a farmi venire solo con due dita ma al momento... voglio tutto quanto.
«Anch'io voglio starti dentro, angelo» sibila sulle mie labbra prima di spingersi dentro di me con una singola spinta.
Ricado sulle sue gambe, colma della sua essenza fino all'orlo, immobile. Harry cattura i miei seni tra le labbra, bagnandoli e levigandoli con la lingua. È come se fossero bastate solo le due volte di quella notte a Londra per conoscermi a fondo. Non so se questo faccia di me una persona scontata o meno, ma non importa, mi interessa solo godermi i suoi baci e i suoi morsi.
Mi sollevo, ricadendo ancora una volta. Muovo i fianchi accogliendolo con sempre più facilità mentre le sue mani assecondano i miei movimenti. Poso le mani sulle sue, stringendole e gemo. L'attimo successivo, però, mi sconvolge: Harry si muove sotto di me, toccando un punto preciso che mi fa strillare. Come ho già detto, non sono mai stata una di quelle che urla e fa lo show ma diamine, come faccio a non farmi sentire quando a lui basta ondeggiare i fianchi in quel modo per farmi sprofondare nell'oblio del piacere?
«Ti prego, ti prego» ansimo vergognosamente accanto al suo orecchio quando sono costretta a chinarmi per agitare i fianchi.
Harry mi assesta una sonora pacca sulla natica destra, poi la sinistra mentre io quasi rischio di andare in iperventilazione a causa del suo gesto.
«Vuoi venire, angelo?» sussurra stringendo il mio fondoschiena tra le mani solide.
«Sì, si, per favore» trovo la sua bocca e la copro, gemendo nel momento in cui la sua mano si insinua tra i nostri corpi, trovando il mio punto sensibile.
«Avrai sempre quello che vuoi. Tutto ciò che desideri sarà tuo. Dovrai solo chiedere, mmh?» le sue spinte si fanno sempre più forti, veloci, profonde.
Annuisco come una forsennata perché non posso farne a meno. Lo voglio così tanto. C'è solo lui. Ogni preoccupazione, ogni pensiero, tutto azzerato. Esiste solo Harry.
«Se mia moglie vuole venire...» ringhia al mio orecchio. «Allora è quello che avrà.»
Le mie pareti si stringono attorno alla sua lunghezza nello stesso preciso istante in cui le parole lasciano le sue labbra. Vengo, muovendomi convulsamente sul suo bacino, prendendo tutto quello che mi dà. La sua voce così carica di erotismo mi porta alla follia, dandomi alla testa. Fremo su di lui mentre lo sento venire, ansimare sulle mie labbra e attirarmi al suo petto, come se volesse tenermi il più vicino possibile, come se si stesse accertando che è tutto vero.
Poggio la fronte sulla sua, aprendo piano gli occhi. Sono esausta ma non mi sono mai sentita così tanto soddisfatta prima d'ora. Trovo il suo sguardo già puntato sul mio, un sorriso pigro sul volto sudato. «Vieni a vivere con me» dice, scostandomi una ciocca umida dal viso.
«Cosa?» mormoro.
«Manca poco al primo giugno, che importa se vieni a stare qui un mese e qualche giorno prima? Trasferisciti, ti voglio nel mio letto ogni giorno» mi accarezza la schiena.
Lo guardo per un po', riflettendo sulle sue parole. In effetti, un mese prima non cambierebbe le cose chissà quanto e poi eviterei di trascinarmi qui un cambio ogni volta. Del resto, come dice lui, questa è casa mia, posso trasferirmi quando mi pare e adesso che lui me lo propone, visti i recentissimi risvolti... «Sì.»
«Davvero?» si mette dritto Harry.
«Hm-hm» annuisco trattenendo una risata.
«Ti trasferisci» ripete, come se volesse essere certo di aver capito bene.
«Mi trasferisco. A partire da stasera.»
STAI LEGGENDO
𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
ChickLit𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...