21.

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«Il piano è molto semplice» dice Luna stringendosi una cartellina al petto. «Punto primo: oggi visiteremo quattro atelier. Punto secondo: se Rori non è soddisfatta, non se ne fa niente. Punto terzo: ci faremo piacere i vestiti anche se non saranno di nostro gradimento perché se piacciono alla sposa allora non si discute. Punto quarto: niente discussioni, bisticci, polemiche, voci troppo alte e... mamma» si volta verso nostra madre. «Ricordarti di video-chiamare nonna e Grace.»
«C'è altro, sergente?» domanda divertita Avery.
«Forse vuole ordinarci anche quando parlare» interviene zia Molly.
«No, ma che dici, Mol... vuole dirci che se Aurora ci chiede di non respirare noi dobbiamo farlo» prende parola zia Paige facendomi ridere.
«Sì» le interrompe Luna. «Vi sono stati forniti fazzoletti a sufficienza. Non chiedete i miei quando inizierete a piagnucolare» ribatte mia sorella.
«D'accordo. Direi che possiamo iniziare» sbuffo una risata prima di prendere a braccetto Luna ed entrare nel primo atelier. I primi due sono molto vicini, il terzo e il quarto si trovano a una quindicina di minuti di distanza da dove ci troviamo adesso, dunque, nulla di troppo tragico.
Ho salutato Harry mezz'ora fa, quando il mio cellulare ha iniziato a squillare come un ossesso per i troppi messaggi e chiamate da parte delle donne qui presenti. Mi ha accompagnato fino al Velia's, dov'è stato poco gentilmente cacciato perché non esiste che possa venire con noi e vedere l'abito della sposa prima del matrimonio. A dirla tutta, mi diverte un sacco questa cosa. La mia famiglia rende tutto autentico e lo adoro. Quanto sarebbe stato squallido scegliere un vestito qualunque e dire agli altri che lo avevo trovavo da sola perché non volevo disturbare? Questa sarebbe stata una bugia bella e buona. In futuro o meno, ho sempre desiderato avere tutte le donne che amo al mio fianco per la scelta dell'abito da sposa, dunque, sarebbe risultato assurdo e offensivo nei loro confronti farlo da sola. Per fortuna, mi piace fare queste uscite. Non mi lamento. Anche se mi aspetteranno ore piene di piagnucoli e lacrime. Soprattutto da mamma e le zie.
«Eccomi! Scusate il ritardo!» Layla sventola una mano, sfrecciando nella nostra direzione. «Ci sono. Sì. Sono uscita dal gruppo di studio il prima possibile. Entriamo?»
«Prendi fiato, sei in tempo» le sorrido.
«Guarda qui, sei tutta strapazzata» Paige le passa una mano tra i capelli lunghi.
«Dai, mami» Layla scosta la testa ma Paige la stringe a sé, baciandole la testa.
Quando entriamo veniamo subito accolte da una donna sulla trentina. Scambiamo i soliti convenevoli e ci accomodiamo sul divanetto sulla destra. Siamo sommerse da abiti bianchi, rossi, color rosa antico, dorati e persino un paio blu. Man mano che la donna mi propone vestiti su vestiti il mio entusiasmo comincia a scemare. Sono... belli, sì, ma non lo so, manca a qualcosa a ciascuno di loro. Ne provo pure un paio, però sono dei fiaschi. Dopo la prima ora passiamo al secondo atelier, qui la situazione è migliorata ma è la commessa a farmi battere in ritirata con le sue occhiate e commenti giudiconi. A quanto pare ero troppo piatta per il terzo abito indossato. Non posso permettermi una scollatura troppo profonda. Forse sarebbe meglio optare per qualcosa di più vaporoso. All'ennesimo commento ho tirato via mamma e zia Vivienne, pronte a dirgliene quattro. Passeggiamo fino al terzo atelier dopo esserci fermate a pranzo in una trattoria locale e aver commentato quella stronza della commessa. Io non sono troppo piatta, ho solo un seno più piccolo delle stangone che portano una quinta come la signora. E a dirla tutta, mi piace pure. Non è inesistente, né troppo grande, è perfettamente proporzionato al mio corpo. E poi, se piace a me, non importa cosa pensano gli altri.
«Un secondo» sorrido alla ragazza che ci accoglie. «Scusa, è il mio fidanzato.»
«Digli che può disturbarti in un altro momento» dice zia Molly.
«O a tua sorella potrebbe venire un infarto» sghignazza zia Paige.
Luna alza gli occhi al cielo. «Ah-ah, che divertenti.»
«Mamma sta troppo tempo con papà, è lui il problema» sospira Layla.
«Troppo tempo con papà?» la guarda sua madre. «È mio marito, viviamo sotto lo stesso tetto, tu che dici?»
Ridacchio ma distolgo l'attenzione dalla conversazione e accetto la chiamata. «Pronto?»
«Ciao, tesoro. Avete concluso?»
«Siamo appena entrate nel terzo atelier, speriamo bene» sospiro.
«Già il terzo? Wow» commenta sorpreso il biondo.
«Sì, beh, non abbiamo perso troppo tempo per il secondo. La commessa è stata terribile e mi ha persino offesa un paio di volte, sai?»
Harry resta qualche secondo in silenzio, riesco a sentire solo il suo respiro. «Prego?» ringhia.
«Nulla di serio» gesticolo come se potesse vedermi. «Ma mi ha palesemente detto che sono piatta.»
«Ecco, raccontaglielo» dice mamma. «Digli della stronza, magari riesce a metterla nei guai.»
«Mamma! Ma che dici!» esclamo basita.
«Nessuno offende le mie bambine, soprattutto la futura sposa» scuote il capo.
«Ben detto!» le dà man forte zia Vivienne. Queste due si guarderanno le spalle anche nell'aldilà, probabilmente commenteranno le nostre scelte dandoci dei babbei e ridendo di noi.
«Come si chiama? E l'atelier? Ci penso io» dice Harry attirando la mia attenzione.
«Tu non fai un bel niente, signorino. A me le mie tette piacciono, a te pure, fine del discorso» sbuffo. Non che Harry mi hai mai vista nuda ma è capitato dai miei di cambiarci e beccarci in biancheria intima, nulla di troppo sconvolgente comunque.
«Ti ha insultato. Nessuno insulta mia moglie» sibila infastidito.
«Non vedo ancora nessuna fede» lo punzecchio.
«Semantica. Ormai è questione di due mesi» ribatte facendomi ridere.
«D'accordo, adesso devo proprio andare. Prega per me, devo trovarlo.»
«Mmh» mormora lui. «Ho una sensazione positiva a proposito di questo posto. Fammi sapere. A più tardi» mi saluta.
«A dopo!» riattacco, poi mi volto. «Forza, mettiamoci al lavoro» sorrido.
Dopo aver esaminato un paio di vestiti, le mie colleghe di ricerca si mettono davvero al lavoro. Provo i primi tre abiti non molto convinta, anche a questi manca quel dettaglio mozzafiato ma sento che ci stiamo avvicinando. Mi piace il genere di corpetto che hanno scelto mamma e zia Paige. È particolare, ma non in modo esagerato. La scelta più ovvia sarebbe un abito a sirena, però è scontato e voglio qualcosa di diverso.
«Aurora?» mi richiama Layla da fuori il camerino.
«Sì?» apro la porta.
«Ho portato questo» mi cede l'ennesimo vestito.
«Chi l'ha scelto stavolta?» domando curiosa.
«È stata lei» sorride Jane, al suo fianco.
«Ah, sì? La mia cuginetta mi propone un abito?» sorrido entusiasta.
«Ti ho vista con questo addosso quando l'ho beccato e ho pensato che saresti stata fenomenale» arrossisce la ragazzina.
«Bene, allora riunisci tutte. Sono proprio curiosa di provarlo.»
«L'aiuto» Jane entra nel camerino mentre Layla va a chiamare le altre.
Jane estrae l'abito dalla custodia. Subito gli occhi ricadono sul corpetto ricamato, esaminando i dettagli fioriti che ricoprono le sottili spalline e le coppe. Dalla vita in giù l'abito si trasforma grazie a questa gonna vaporosa ma non troppo. «Assomiglia a...»
«Un tutù?» sorride Jane mentre mi aiuta a indossarlo. «Già, è la collezione. Ti dico di più quando usciamo» sistema la parte posteriore del vestito.
«Oh, merda» biascico osservandomi allo specchio. «Oh, merda» ripeto sfiorando il corpetto.
«Mi piace questo tono. Vieni, andiamo in sala.»
La seguo lungo il piccolo corridoio, poi prendo posto sul piedistallo posto di fronte uno specchio che copre l'intera parete.
«Porca puttana» sento imprecare Luna.
Jane si occupa di sistemare l'ampia gonna, poi si scosta. «Questo è un Galia Lahav» mi guarda.
Un pizzicore si espande nel naso, fino agli occhi. Mordo l'interno guance continuando a guardare l'abito e... lo so che è tutto falso, ma non riesco a fare a meno di immaginarmi con questo abito sulla navata. Sbatto le palpebre, lanciando uno sguardo alle donne sedute alle mie spalle.
«La collezione è stata ispirata da due famose ballerine, la russa Anna Pavlova e l'italo-argentina Alba Arnova. L'influenza del balletto si trova nella sartoria degli abiti» spiega Jane.
«Amore» singhiozza mamma alzandosi.
Tiro su col naso mentre mi volto e le stringo la mano. «Che dite?» gracchio.
«Sei... magnifica, tesoro» piagnucola zia Vivienne.
«Una dea» concorda zia Molly.
«Ho scelto bene, direi» Layla si sventola una mano davanti al viso mentre zia Paige ride commossa.
«Avery? Luna?» guardo le due ragazze ammutolite.
«Sto per piangere» singhiozza Avery, l'attimo dopo accade: inizia a piangere fissandomi con adorazione, poi si volta in direzione di mia sorella e anche lei la segue. Si guardano e piangono passandosi fazzolettini a vicenda. Mentre cerco di smettere di piangere non posso fare a meno di ridere davanti alla scena bizzarra a cui sto assistendo.
«Sei magnifica» Luna si alza e mi abbraccia, prestando attenzione a non rovinare l'abito.
«Grazie» stringo la sua mano.
«Allora, completiamo tutto con il velo o vuoi provare qualcos'altro?» domanda Jane. La sua è una domanda di pura cortesia e lo sappiamo entrambe, non c'è verso che io mi scolli dalla meraviglia che indosso.
«Il velo» mormoro scrutandomi allo specchio.
«Ottima scelta» mi fa l'occhiolino e si allontana.
Quando ritorna e mi sistema il velo sul capo, sono pronta a versare ancora una sfilza di lacrime. Non so perché io sia così tanto emozionata all'idea di aver trovato l'abito perfetto per le mie nozze, eppure... eccomi qua, con il viso arrossato, gli occhi lucidi e una miriade di emozioni contrastanti che si fanno la guerra per sovrastare sulle altre. Nel profondo, anche se non l'ho ancora ammesso, so da che parte stare ma è dura non arrendersi del tutto al senso di colpa e all'angoscia. Vedremo chi l'avrà vinta, se la voglia di vivere o i sentimenti che mi stringono la gola e mi impediscono di respirare da ormai quattro anni.

 Vedremo chi l'avrà vinta, se la voglia di vivere o i sentimenti che mi stringono la gola e mi impediscono di respirare da ormai quattro anni

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𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora