50.

5.1K 289 72
                                    

Entro nella stanza d'hotel con estrema lentezza mentre mi trascino la valigia dietro. Il mio cellulare è morto durante il volo e onestamente non ho alcuna voglia di riaccenderlo, ma devo. Se non avviso mamma e papà che sto bene li farò preoccupare di brutto e non ho intenzione di discutere pure con la polizia. Tiro fuori il caricatore e lo collego alla presa, poi metto in carica il cellulare e attendo che si accenda. Come previsto, centinaia di chiamate, messaggi, e-mail e persino video-chiamate sbucano sullo schermo. Apro la chat di mamma e le scrivo che sono tornata a Boston, che sto bene e che mi farò sentire più avanti. La sua risposta arriva immediatamente, come se avesse avuto il cellulare in mano. Poi inizia a chiamarmi. Metto il silenzioso e mi lascio ricadere sul letto matrimoniale. Avrei dovuto varcare la soglia di casa nostra tra le sue braccia, invece alloggio nella camera di un hotel, con gli occhi rossi e gonfi di pianto e il cuore in frantumi. Mentre ero in viaggio non ho fatto altro che pensare a lui. È solo quando ho fatto il check-in poco fa che ho realizzato una cosa fondamentale: non sento più la necessità di visitare la tomba di Darren per conforto, io voglio solo andare da Harry e stingerlo, sentirgli dire che andrà tutto bene. Prima di salire in camera ho gettato le restanti caramelle gommose che avevo e poi ho cancellato il suo numero dalla rubrica. Non ho più nessuno da chiamare, lui non c'è più e io l'ho lasciato andare. Penso di averlo fatto nel momento in cui ho chiesto a Harry una vera possibilità e... non mi dispiace. Lo rifarei. Ora che sono innamorata di Harry, che so cosa si prova a vivere accanto a una persona che ti ama, non voglio far altro che restare con lui. Spero che mi perdonerà per averlo dato per scontato così tante volte, per non avergli rivelato una verità così importante per il futuro di entrambi. Spero che mi riprenda con sé perché senza di lui sono viva a metà.
Sprofondo il viso nel cuscino e, per stanchezza o perché sono giorni che piango come una matta, crollo.
Mi risveglio a causa dei forti colpi alla porta. Sbatto le palpebre e fisso lo schermo verde della sveglia posta sul comodino. Sono le nove. Di sera. Ho dormito tutto il giorno. Meglio.
Rotolo giù dal letto e avanzo in direzione della porta. Forse ho ordinato il servizio in camera e non me ne sono nemmeno resa conto? Non guardo dallo spioncino, sono troppo insonnolita per realizzarlo. Apro la porta e il mio migliore amico, seguito dalla sua ragazza, piombano in camera.
«Sono giorni che ti chiamo? Ma che cazzo pensavi di fare, eh?! Sono morto d'infarto non so quante volte!»
«Devon...» lo richiama Avery guardandomi preoccupata.
«No!» la interrompe lui. «Devon un corno! Era dall'altro lato del mondo, da sola, e non si è fatta sentire fino a oggi. Ho dovuto localizzare il suo cazzo di telefono per sapere dove fosse!» urla adirato.
«Abbassa la voce o ci sbattono fuori» sibila Avery. «Adesso l'hai trovata. E se non te ne fossi accorto ha l'aspetto di uno zombie abbronzato, quindi, che ne dici se rimandi la ramanzina a dopo e ti occupi della tua migliore amica?»
Devon mi guarda forse per la prima volta davvero, poi elimina la distanza stringendomi tra le sue braccia. «Ero preoccupatissimo, Rori. Non riuscivamo a chiamarti. Non sapevamo come stessi.»
«Lui è a casa?» mormoro.
«No, dorme sul nostro divano da tre giorni» risponde Avery.
«Perché?» aggrotto la fronte.
«Non lo sappiamo» sospira Devon. «Si è convertito al mutismo, parla solo quando strettamente necessario e lavora quasi tutto il giorno, perciò non lo vediamo spesso.»
«Sono davvero preoccupata per lui. Non lo avevo mai visto così» sospira Avery.
«Posso sapere cosa diamine è accaduto? Partite come due piccioncini super innamorati e tornate distrutti. Separatamente» dice Devon.
«Ti ho detto che dovevo dirti ancora una cosa, ti ricordi, quando siamo stati sulla tomba di Darren?»
«Sì» annuisce lui.
Rilascio un respiro tremante al ricordo di quel giorno. «Ne ho parlato con Harry. Ma credo... credo sia giunto il momento di parlarne anche con te e la mia famiglia.»
«Mi stai spaventando.»
«Ormai è passato. Pure troppo. Va bene se faccio una doccia e poi andiamo da mamma e papà? Lo so che è lontano e-»
«I tuoi sono a Boston. Oggi è sabato, Rora» mi ricorda Avery accennando un sorriso docile.
«Oh. Giusto. Sabato» annuisco. «Allora vado a...» indico la porta del bagno. «Sì.»
«Cazzo, sono preoccupatissimo» sento bisbigliare Devon un attimo prima che mi chiuda la porta alle spalle.

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora