23.

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Se mi aspettavo di venire trascinata al pranzo della domenica del clan Bradshaw? Sì. Assolutamente sì. Il povero Harry, invece, no. Ed è proprio per questo che ho adorato svegliarlo qualche ora fa avvertendolo di prepararsi a un altro trilione di domande. Questa volta non dovremo spostarci troppo, siamo tutti a casa di zia Vivienne, dunque, ho il tempo di fare con calma e preparare mentalmente Harry. Grace e Greg sono fuori città per una fuga d'amore, perciò non saranno dei nostri, ma saranno gli unici a mancare. Oggi ci saranno anche Valentine e Valerie insieme ai loro ragazzi. Penso che sfrutterò la cosa a mio vantaggio, non possono tartassare solo il mio fidanzato.
Il rapporto con le gemelle è sempre stato traballante, più orientato verso il silenzio. Onestamente, non ho mai tentato di approfondirlo, ero troppo concentrata su Darren e Devon per rapportarmi con loro. Inoltre, nemmeno da parte delle gemelle Bradshaw c'è mai stata voglia di fare due chiacchiere e prenderci un caffè ogni tanto – soprattutto quando frequentavano la NYU. Un po' mi spiace, mi sarebbe piaciuto chiedere loro di farmi da damigelle, ma credo sarebbe molto falso da parte mia domandarglielo quando a malapena sappiamo quanti anni abbiamo – informazione forzata solo perché in pratica abbiamo la stessa età. Chissà, magari un giorno riusciremo tutti ad avere un rapporto equilibrato. Lo spero tanto.
Sto abbottonando i jeans quando suonano il campanello. Deve essere Harry. Sistemo i capelli dietro la schiena e dopo essermi accertata che il trucco è a posto, mi avvicino alla porta. Sì, è lui. Apro, facendomi da parte, e gli rivolgo un sorriso. «Buongiorno, raggio di sole» lo stringo in un abbraccio.
«Non sono pronto» bofonchia ancora stretto a me. «Ho l'ansia» aggiunge, sfregando il capo nell'incavo del mio collo.
Rabbrividisco, ma non lo allontano. «Tesoro, andrà tutto alla grande. Hai già in pugno zio Danny e papà, ne mancano solo due» tento di rassicurarlo.
«Hai detto che tuo zio Tom è inglese, vero?» si sconta per entrare in casa.
Socchiudo la porta, visto che a breve andremo e annuisco. «Sì. In poche parole, giochi in casa. Meno tre. Ne resta uno. Zio Caleb adora Harry Styles, i tatuaggi, i suoi figli, è ossessionato dalla moglie ed è allergico alle arachidi. Mamma prepara sempre un dolce a parte per lui. E... cos'altro?» picchietto l'indice sul medio. «È un tipo abbastanza alla mano, divertente e un tantino vanitoso» aggiungo.
«Praticamente è me» ribatte Harry.
«Ami Layla e Alec, sei ossessionato da mia zia e adori Styles?» domando, prendendolo in giro.
«Ah-ah-ah» mi fa il verso prima di afferrarmi il polso e trascinarmi con la schiena sul suo petto. «Sono allergico alle arachidi. In realtà, è un'allergia molto comune.»
«Merda. Non lo sapevo» mi volto. «Io non ho allergie, solo un po' al polline ma nulla di eccessivo. Tu sei allergico ad altro?»
«No, solo quelle. E... Harry Styles non lo ascolto, conosco solo i singoli che passano in radio. Ti prego, non dirmi che devo farmi una ricerca anche su di lui, non ce la faccio» piagnucola stringendomi.
La sua stretta, nonostante sia puramente giocosa, è anche parecchio confortante. Mi piace che mi stringa così, mi sento... protetta, una sensazione che non sentivo da moltissimo tempo.
«No, nessun problema, stai tranquillo» ridacchio accarezzando i suoi capelli.
«Bene, perfetto» rilascia un sospiro, cercando di calmarsi.
«Vogliamo andare?»
«D'accordo» bofonchia.
Sorrido e recupero il cellulare, poi afferro le chiavi e ci dirigiamo verso la porta. Oggi è una bella giornata, il clima è caldo e il sole splende in cielo. Boston ci sorride smagliante, evento più che raro.

Quando arriviamo, in casa trovo già la mia famiglia, Avery e Devon, le gemelle e i loro ragazzi e gli zii, Molly e Tom. All'appello mancano solo i Morgan. Salutiamo tutti, rivolgendo un sorriso di cortesia alle gemelle. Dovrò scavare con queste due se vorrò un rapporto.
«Bene, bene» guardo Luke e Michael seduti sul divano a parlottare. «Ecco i cugini fantasma. Come stiamo, signorine?»
«Vi consiglio di avere una buona scusa, ha parlato a lungo di voi due» mi dà man forte Harry.
«Ci sei mancata tantissimo!» Luke scatta nella mia direzione stringendomi le braccia ai fianchi.
«Ho cresciuto un lecchino» mormora zia Molly.
«Abbiamo assillato Lucas per saperne di più a proposito dello sposo-sorpresa» dice Michael.
«Sposo-sorpresa... originale» si complimenta Harry annuendo. «Certo, avreste potuto chiedere direttamente a lei, ma che ne può sapere lo sposo-sorpresa, dopotutto?» rilascia un sospiro teatrale facendomi ridacchiare.
«Ehi, bello, devi entrare nelle nostre grazie, ricordatelo» Michael gli punta un dito contro.
«E sei ancora in prova» aggiunge Luke.
«Mi ama, sta per sposarmi e mi rende felice» prendo parola. «C'è altro che vi serve, signorine?»
«Magari il numero di previdenza sociale» dice zio Tom.
Harry ride, concordando in pieno.
«Magari» enfatizza Michael. «Che la pianti di chiamarci signorine» sbuffa.
«Ve lo meritate. State sempre appresso a Lucas e Alec. Avete anche delle cugine, vichinghi che non siete altro» sbuffa zia Molly.
«Io parlo tanto con Luna!» si giustifica Michael.
«Oh, questo è anche peggio. Aspetta che lo dica a Layla» sorrido malefica. «La nostra vendetta sarà così gelida che tremerà persino l'inferno» punto un dito contro i due ragazzini.
«Dirmi cosa?»
«Perché stai minacciando i miei cugini?»
Mi volto al suono della voce dei gemelli Morgan e sorrido dolcemente. Layla e Alec ci osservano curiosi mentre i loro genitori conversano con i miei. «Pensavo di dirtelo io ma lascio volentieri la parola a questi due. Io e il mio fidanzato abbiamo altro a cui pensare. Tipo una vendetta. Vienici a cercare quando avrai avuto le tue risposte» accarezzo il viso di Layla e poi stringo la mano di Harry.
Durante queste giornate è impossibile conversare con tutti in maniera più approfondita, regna il caos – un tipo che adoro, certo – e la gente sbuca fuori come fossero fughi.
«Porca puttana» sibila Michael alle mie spalle.
Mi volto, scoprendolo al mio fianco. «Che fai? E sul serio, baci tua madre con quella boccaccia?» sbuffo.
Lui non mi risponde nemmeno, troppo impegnato a fissare di fronte a sé.
«Amore» mi richiama Harry.
«Sì?» lo guardo. Magari lui ci sta capendo qualcosa. Non abbiamo nemmeno iniziato a pranzare è sono già confusa.
«Penso abbia visto qualcosa... o meglio, qualcuno di interessante» risponde divertito accennando con il mento in direzione della porta.
«Di che stai- oh» biascico. A primo impatto avevo notato zia Vivienne, ma al suo fianco, più bassina rispetto agli adulti, una ragazzina bionda dai limpidi occhi azzurri conversa con lei ridacchiando. Non ho la più pallida idea di chi sia, ma di sicuro deve aver colpito il mio cuginetto. Michael la fissa come un allocco, la bocca semichiusa.
Trattengo una risata e poggio l'indice sotto al mento del ragazzino per chiudergli la bocca.
«Credo che sia stato colpito dall'intero arco di cupido» mormora Harry al mio orecchio facendomi rabbrividire. Non mi ero resa conto fosse così vicino.
Mi volto per poterlo guardare e scopro che il suo viso è terribilmente vicino al mio. Dovrei solo allungarmi di qualche centimetro per poterlo baciare. Sul serio non comprendo tutti questi pensieri così... spinti nei suoi confronti. Il mio cuore è in perenne conflitto a causa sua. Se da un lato mi sento in colpa, dall'altro penso a quanto vorrei lasciarmi andare con lui. Se per un verso vorrei barricarmi in casa e soffrire in pace, dall'altro voglio disperatamente aggrapparmi alle parole della dottoressa Benson e lasciare che le cose vadano come devono andare insieme a Harry. È vero, lei non sa che è tutta una messinscena, non sa che sto aiutando un amico, eppure... a volte penso che mettere in atto i consigli che mi dà, non sia poi una così cattiva idea. Devo procedere a piccoli passi, qualunque sia il nostro percorso. Al momento so solo che non mi sento ancora pronta per affrontare una relazione vera e propria. E poi, santo cielo, Harry sa che si tratta di finzione. Che succederebbe se alla fine mi sgretolassi tra le sue braccia, iniziando a provare qualcosa di serio nei suoi confronti e lui mi dicesse che non ricambia, che non è mai stato questo lo scopo del nostro finto matrimonio? No. No. È troppo. Non posso pensare a cose del genere adesso.
«Terra chiama Rora» bisbiglia sfiorando la mia guancia con il suo respiro.
«Scusa, mi sono persa nei pensieri» mormoro, gli occhi puntati sul bel viso spigoloso. Gli smeraldi mi osservano attenti sotto le ciglia lunghe, ipnotizzandomi al punto di non capire più un accidente di cosa mi succede attorno. È possibile che un momento la mia mente sia affollata di pensieri su pensieri che mi consumano e quello dopo, quando lo scruto dritto negli occhi, è come se si annebbiasse tutto portandomi in una sorta di trance? Come diamine riesce a fare una cosa del genere?
I suoi occhi si spostano sulle mie labbra per una frazione di secondo, poi tornano sui miei. «L'ho notato e sarò onesto: non mi è piaciuto. Eri in un posto tetro. Volevo riportarti da me. Gli occhi ti brillano sempre quando mi guardi e mi piace» sussurra, sfiorando impercettibilmente il mio viso.
«Anche a me» mi ritrovo ad ammettere. La bocca ha parlato in automatico, quasi come non avessi il controllo delle mie stesse parole.
«Bene» si sporge e mi bacia.
È un singolo bacio.
Uno sfioramento.
Un battito d'ali.
Uno tsunami.
E mi travolge in pieno.

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora