10.

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«Andiamo, sarà divertente!» tiro la manica della sua giacca, tentando di trascinarlo verso la porta di casa. Dobbiamo ancora passare dal suo hotel e deve darsi una mossa. In questi mesi sto imparando parecchie cose su Harry Ford e una di queste è che ci mette una vita a scegliere cosa mettersi.
«Divertente?» assottiglia gli occhi. «Sappiamo benissimo che sarà un massacro!» mi punta il dito contro non muovendosi di mezzo centimetro.
«Sarò proprio al tuo fianco, ogni momento. Andrà bene, te lo prometto» lo supplico.
«Rora» mi avverte.
Il suo tono di voce vacilla un tantino. So che sta per cedere e dentro di me esulto. Finalmente! «Ti prego, ti prego, ti prego» avvicino il viso al suo e batto le ciglia per convincerlo del tutto.
Harry mi fissa, il suo sguardo scivola sulle mie labbra per una manciata di secondi prima di tornare a guardarmi negli occhi e rilasciare un profondo sospiro. «Conosco al massimo sei, otto canzoni, Rora.»
«Non passeremo tutto il fine settimana ad ascoltare Taylor Swift, lo giuro. Ci basterà mantenerci su un terreno neutrale e sarà fatta» sorrido.
«E quale? A lui piace l'azione, a me il crime. Lui predilige il nero e il giallo canarino, io lo detesto. Andiamo, tesoro, ma a chi diamine piace il giallo canarino?» si lagna.
«Ehi, è solo una giacca! E a me sta molto bene, grazie tante» incrocio le braccia al petto facendo la finta offesa.
«Sono certo che a te stia un incanto ma a tuo-»
«Mia padre osanna quella giacca perché l'ha trovata al primo colpo. Il tema del compleanno di mamma era il giallo, era già abbastanza complicato come colore, figurati trovare qualcosa di decente» borbotto.
«Okay, bene, tu prometti che non mi mollerai se la Swift dovesse entrare in discussione e io ti prometto che sarò il fidanzato più felice del mondo davanti allo sguardo omicida di Trevor Sullivan.»
«Prometto» sollevo il mignolo.
Harry aggrotta la fronte ma poi, senza aggiungere altro, scuote il capo e stringe il mignolo al mio con uno scatto. Balzo in avanti, poggiando una mano sul suo petto così da potermi appoggiare. Sollevo lo sguardo, puntandolo sugli smeraldi che mi osservano attenti e deglutisco. Da quando ci siamo incontrati fino a questo istante non c'è mai stato troppo contatto fisico e soprattutto, non ci siamo mai scambiati un bacio. Presto o tardi, dovremmo farlo però. Del resto, quale coppia è che a pochi mesi dal matrimonio non si scambia nemmeno un bacetto? Per non parlare del fatto che la mia famiglia mi conosce benissimo e io di sicuro non mi farei problemi a scambiarmi effusioni con il mio fidanzato. Non credo nemmeno che sia il caso di Harry, anzi, mi sembra uno abbastanza tranquillo con questo genere di cose.
«A proposito...» mormoro. «Insomma, possiamo sempre dire che sei un tipo riservato ma... sì, ecco- beh...»
«Dobbiamo baciarci» mi interrompe.
«Già» deglutisco fissandolo. «Proprio... proprio quello che stavo cercando di biascicare» annuisco.
«Bene. Aurora Sullivan, stai per ricevere un bacio che ti sconquasserà tutta» mi avvisa.
Sto per chiedergli cosa intende quando le sue labbra si posano sulle mie e mi trascina ancora più vicina di quanto fossi. Una mano sfiora la mia nuca, risale fino alla cute e piano stringe i miei capelli nella sua morsa. L'altra, invece, mi stringe il fianco massaggiando piano la pelle che la maglia lascia scoperta. Ansimo al contatto e questo gli lascia la strada libera per intrufolare la lingua nella mia bocca. Quando mi stuzzica con piccoli cerchi perdo il senno. Stringo i lembi del suo chiodo e mi faccio più vicina. Non so cosa mi stia prendendo ma ha ragione, sono in piena tempesta ormonale. Non bacio nessuno da tre anni, da quando il mio ultimo ragazzo ha provato ad intrufolarsi nei miei pantaloni dopo che gli avevo ripetutamente detto che non ero pronta. Prima di lui, non baciavo nessuno da... agosto, quando lui ha smesso di riempirmi le giornate con la sua risata cristallina e quegli occhi color nocciola talmente belli da risultare alieni.
Harry si scosta piano, bagnandosi le labbra mentre mi osserva curioso. Faccio lo stesso, cercando di regolare il respiro irregolare.
«Che dici, ti ho sconquassato abbastanza per i tuoi gusti?» accenna un piccolo sorriso malizioso che me lo fa studiare sotto un'altra luce.
In questi mesi ho conosciuto solo il suo lato amichevole, divertente e anche pensieroso, ma non mi ero ancora imbattuta... in questo, il lato malizioso, provocatore. Al momento non mi sento stabile per poter pensare ad altro che non sia la sua bocca, ma devo trovare le parole o penserà che mi sono ammutolita. «Molto, sì» confermo. Che altro posso dire se non la verità?
Una risatina abbandona le sue labbra, poi un sospiro profondo. «Preparati, questo è solo l'inizio» mi concede un occhiolino, poi si dirige verso la porta. «E sbrigati, lo sai che ci metto dieci anni per decidere cosa portare. A proposito, mi aiuterai, non hai scelta» mi punta un dito contro prima di aprire la porta e incamminarsi verso la sua auto.
Rilascio un respiro tremolante sfiorandomi le labbra gonfie con l'indice e le bagno. Harry Ford bacia che è una meraviglia e sotto sotto, nonostante io sia conscia del nostro accordo, non posso far altro che attendere il prossimo bacio con ansia. Avevo dimenticato cosa si provasse a essere baciate com'è giusto che sia. Niente bacetti innocenti a fior di labbra, con la lingua che ti trapana in gola rischiando di farti vomitare o con tanta saliva da poter riempire una brocca. Ehw, disgustoso. Rabbrividisco al ricordo di Simon, il mio ex bavoso e scuoto il capo. Ogni volta che mi ricapiterà di pensare a lui per qualsiasi assurda ragione, tornerà con la mente a questo esatto momento, quando Harry Ford mi ha rivoltata come un calzino con un semplice bacio – che di semplice non aveva proprio un accidente, ovvio.

«Come mi aggrazio i fratellini?» domanda il ragazzo al mio fianco.
Rispondo ad Avery che ci incontreremo una volta tornati da New York e poso il cellulare sulle gambe prima di guardarlo. «Possiedi un conto in banca con cifre a otto zeri, praticamente sei già nelle loro grazie» sbuffo una risata.
«Ah, affetto materiale. C'è voluto così poco? E dimmi anche qualcosa a proposito di loro» cambia marcia.
«Mmh...» fingo di pensarci su picchiettando l'indice sul mento. «Sì. Lucas compirà diciassette anni fra due mesi e vive per i videogiochi, penso diventerà un programmatore, sai? Luna ne farà diciannove ad agosto e studia web design. È bravissima con il disegno» spiego, fiera dei miei fratelli.
«Tutti lavori manuali. Hai detto che Trevor era un tatuatore, giusto?»
«Hm-hm, faceva anche piercing» aggiungo prima di portare una mano davanti alla bocca per coprire lo sbadiglio.
«Penso fosse abbastanza ovvio con i genitori artisti orientarsi verso la strada del manuale, no?» si ferma, quando una piccola coda si forma davanti ai nostri occhi. Mancano ancora due orette prima di arrivare a New York, ci farà bene fare una ripassatina.
«Già. Da piccoli disegnavamo tutti un sacco. Penso che mamma e papà abbiano speso una fortuna tra pastelli, colori, acquerelli e album... oddio, Har» sbuffo una risatina ripensando alla mia infanzia. «Quanti album! Ne avevamo così tanti da non riuscire più a tenerli nel ripostiglio. Così mamma ha deciso di far fuori il salotto – tanto non ci stavamo comunque – e lo ha convertito nel nostro studio personale» racconto.
Harry mi lancia un'occhiata, un sorriso sereno sul volto mentre mi ascolta. «Ci passavate tanto tempo.»
«Se non eravamo a scuola o a giocare con i nostri amici, allora eravamo lì» confermo. «Col tempo abbiamo iniziato a passarci meno, ma crescevamo e le nostre priorità erano diventate altre. A volte, però, ci ritorniamo. Insieme o singolarmente. È pacifico» sorrido poggiando il capo sul poggiatesta.
«Riposa un po', tra mezz'ora ti sveglio e parliamo di qualche altro dettaglio. Okay?»
«Va bene» rilascio un piccolo sbadiglio. «Fai attenzione. E se hai sonno svegliami subito, facciamo a cambio» lo avverto.
«Agli ordini, capo.» 

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora