Abbandonata l'idea di rivelare tutto quanto ai nostri migliori amici, devo fare del mio meglio per essere il più onesta possibile. Ancora una volta mi benedico per aver prima conosciuto Harry per un paio di mesi e aver preso tante cose. Certo, forse avrei dovuto indagare di più su questa presunta amica che menzionava delle volte, ma non potevo di sicuro immaginare che tra tutti, si stesse riferendo alla ragazza del mio migliore amico. Delle volte fatico ancora a crederci, giuro.
Avery mi ha dato appuntamento in un locale non molto distante dal Velia's, quindi, ci vediamo direttamente davanti lì. Esco dal lavoro alle cinque in punto e, dopo aver salutato il signor Morrison, mi affretto a raggiungere il Crymson's. Oggi sono più casual del solito, sembro persino trasandata con la mia tuta e i capelli stretti in uno chignon che di ordinato non ha nemmeno mezza ciocca.
La mora alza una mano sventolandola per farsi notare – sarebbe stato comunque impossibile non farlo visto quanto è bella.
«Ehi, aspetti da molto?» l'abbraccio.
«No, tranquilla, sono appena arrivata. Dentro o fuori?» domanda indicando i tavoli.
«Va bene qui, oggi non sto gelando, il che è molto strano» sbuffo una risata meravigliata.
«È vero!» esclama sedendosi. «Uno dei motivi principali per cui ho accettato di andare via da Boston quando ero più piccola è stato proprio il clima, sai? Non mi sono mai abituata e non credo succederà nel prossimo futuro» spiega.
Tolgo gli occhiali da sole e poggio la borsa sulla sedia vuota al nostro fianco. «Io lo tollero, a volte penso che quello di New York sia anche peggio, ma questo non toglie nulla al fatto che comunque rabbrividisco ogni singola volta che vedo un fiocco di neve e che mi lamenti in continuazione.»
«Questo mi rassicura. Devon dice che dovrei essere io il ghiacciolo tra i due» alza gli occhi al cielo, ma non è davvero infastidita e lo dimostra il sorrisetto che tenta di nascondere.
«Vanno bene le cose, eh?» la punzecchio.
«Ci siamo detti ti amo proprio il giorno in cui tu e il mio apparente migliore amico ci avete dato la lieta notizia» arcua un sopracciglio. «Una giornata indimenticabile, e di certo non perché fosse il compleanno di Caleb» aggiunge la provocatrice.
Beh, gliel'ho servita su un piatto d'argento, dunque, non è davvero colpa sua se ci siamo appena addentrate in un argomento che speravo di eludere ancora per un po'.
Un cameriere si avvicina pronto a ritirare le nostre ordinazioni, io opto per un bel tè caldo mentre Avery si limita a un caffè.
«Non fraintendere le mie parole, okay? Io sono un tipo geloso ma non in maniera eccessiva, credo che bisogni dare tanta fiducia al proprio partner per costruire un rapporto sano e privo di menzogne; perciò... ho preferito non indagare più di tanto su di te» giocherello con uno dei tovagliolini di carta. «Ha menzionato questa amica un paio di volte ed era la stessa che lo aveva mollato per andare a risolvere «roba sentimentale», come l'ha descritta lui. Non mi sono preoccupata più di tanto. E poi avrei dato una brutta immagine della sottoscritta se dopo un mese gli avessi chiesto chi era la tipa della sera di Capodanno.»
«Quindi davvero il mio nome non è mai uscito fuori nelle vostre conversazioni? E com'è che non hai collegato la questione dell'ospedale o di suo padre!» esclama come se avesse ricordato qualcosa di fondamentale. «Suo padre l'hai visto, no? Sapevi che faceva Ford di cognome. Non hai collegato la cosa?» indaga, fin troppo incuriosita.
«Ti ha chiamata cavernicola un paio di volte, mi ha detto che ha usato questo soprannome perché stavi avendo problemi con il ragazzo deficiente che frequentavi. Ho pensato che non fossero affari miei. Del resto, io di sicuro non andrei a dire i fatti personali di Devon in giro dopo tre mesi. Non credi?» la guardo.
«Beh, sì, certo, questo è vero. È solo che è tutto così assurdo» scuote piano il capo.
«Sono d'accordo» annuisco, perché è vero. «Per rispondere al resto delle tue domande, avevamo una cena in programma al suo ritorno per farmi conoscere il padre ma essendo stato molto impegnato in ospedale abbiamo dovuto rimandare. E poi, su, Londra è infinita, così come Boston, figurati se andavo davvero a pensare che vi poteste conoscere. Ci sono un sacco di persone che non vogliono fare i loro lavori o che si trasferiscono, no?»
«Anche questo è vero» sospira la mora, arrendendosi. «Ma davvero ti trovi bene con lui? Era uno stronzo a tutti gli effetti. Voglio dire, adesso siamo molto amici perché mi ha dimostrato di essere cambiato, però... è Harry Ford, mi stuzzicava di continuo e mi portava all'esasperazione dieci ore su dodici durante un turno» mordicchia il labbro inferiore.
Sento una piccola scintilla di irritazione sbocciare nel petto, quindi prendo parola. «Anche io potrei farti la stessa domanda, sai?» incrocio le braccia sul tavolo. «Devon è come se fosse un fratello, eppure, si è comportato malissimo con te, facendoti soffrire per mesi. Santo cielo, ti ha cacciata di casa la Vigilia di Natale ma adesso è diverso, adesso non si preoccupa più di camuffare i suoi sentimenti o imbottigliarli perché sa che con te può essere sé stesso, soprattutto dopo averti rivelato la verità. Lo stesso vale per me e Harry, Avery.»
«Davvero? Mi giuri che non è uno stronzo con te o cose del genere? Ci tengo tanto ad entrambi e non voglio che si rovini il bel clima che si è instaurato» mormora allungando una mano in direzione delle mie. Ne stringe una e accenna un piccolo sorriso.
«Giuro» ricambio la sua stretta. «È... fantastico. Mi fa ridere come una matta con tutte le fesserie che dice, ma allo stesso tempo mi ascolta, capisce quando stare in silenzio e quando confortarmi. Lui... è giusto per me» deglutisco, non potendo fare a meno di chiedere in quale parte di ciò che ho appena detto si cela una bugia, visto che non riesco proprio a capirlo. La maledetta vocina torna a bisbigliare al mio orecchio che sono una stronza egoista, che dovrei vergognarmi, ed è proprio questa che mi spinge a distaccarmi dalla presa di Avery. «Scusa un secondo, mi sono ricordata che devo mandare un messaggio veloce» le sorrido.
Sta per rispondermi quando il cameriere torna con i nostri ordini. Ne approfitto per scrivere un messaggio alla signora Benson e prego davvero con tutta me stessa in una conferma. Metto via il cellulare – con esso anche certi pensieri – e ringrazio il cameriere. «Allora...» allungo volutamente l'ultima vocale. «Avevo una cosina piccina, piccina da chiederti e ho pensato che questo fosse il momento giusto» ghigno afferrando una bustina di zucchero e iniziando a sventolarla.
«Sarebbe?» domanda dopo aver preso un sorso di caffè.
«Mi farebbe molto piacere se accettassi di essere una delle mie damigelle» sgancio l'ennesima bomba.
«Cosa?!» squittisce sbarrando gli occhi.
«Hai sentito bene» rido. «Luna sarà la damigella d'onore, e mi piacerebbe che ci fossi anche tu.»
«Oh, mio Dio, ma dici sul serio?!» si agita sulla sedia facendomi continuare a ridere.
«Sì. Allora, accetti?» domando, sapendo già la risposta.
«Sì, certo! Certo, lo voglio! Lo voglio!» strilla alzandosi in piedi.
Avery afferra la mia mano invitandomi ad alzare e poi si fionda tra le mie braccia. Fischi e applausi ci giungono alle orecchie. Avery si scosta per poter capire cosa sta succedendo e quando ci voltiamo... gente ai tavoli dietro di noi e passanti si congratulano, dicendoci che siamo una coppia fantastica e che saremo delle spose mozzafiato.
Oh. Mio. Dio.
Non riesco a trattenermi, e a quanto pare nemmeno Avery, perché l'istante successivo scoppiamo in una sonora risata, talmente forte da farci venire le lacrime e questo accresce persino di più gli applausi. Devo star pensando che ci stiamo commuovendo per l'emozione. Oh, mamma. Harry schiatterà dalle risate quando lo verrà a sapere.
«Signorine» ci richiama il cameriere.
«Sì?» ansimo, estremamente divertita.
«Offre il Crymson's. Ancora auguri!» sorride il ragazzo.
«Tesoro!» tuba Avery stringendomi il braccio. «Hai visto che gentili? Oh, grazie mille!» la mora si porta una mano al petto, fingendosi profondamente commossa.
Sento che finiremo all'inferno per aver imbrogliato così tanta gente ma se c'è una cosa che so è che impossibile frenare Avery Miller quando ha preso il via; perciò... non mi resta che godermela.
«Ceno da Vivi e Danny stasera, quindi andiamo insieme a casa. Va bene? Non vedo l'ora di raccontare cos'è appena successo» sghignazza stringendomi la mano.
«Andiamo, non mi sognerei per niente al mondo di fermare questa conversazione» ridacchio afferrando la borsa.
«Saremmo una coppia davvero figa, però, eh?» alza e abbassa le sopracciglia ripetutamente.
«Stai... cercando di cambiare lo sposo con la sposa, Avery Miller?» continuo a ridere.
«Potrei. Ci stai facendo un pensierino?»
«Non so quanto potrebbero trovarsi d'accordo Harry e Devon ma possiamo tentarci. Faccio jackpot comunque» le faccio l'occhiolino.
«Oddio, ti amo!» strilla.
«Congratulazioni!» esclama la folla mentre ci allontaniamo.

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𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]
ChickLit𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧-𝐨𝐟𝐟. 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 �...