«Il telefono!» urla Harry dal soggiorno. «Rispondi tu!» esclamo saltellando su una gamba. Ho pescato la biancheria più sobria che ho portato – non che ce ne sia molta visto che attendo il ciclo per fine mese e non corro rischi. Indosso la tuta di prima e mi affretto a scendere, chissà chi è che chiama. «Sì, mio padre ci farà sapere qualcosa domani» annuisce Harry. Mi immobilizzo sul posto quando noto l'assenza della maglia. Scruto con attenzione le spalle muscolose e i bicipiti in evidenza, riesco persino a intravedere le fossette di Venere alla base della schiena e santi numi... quelle sono un punto debole. Non provavo sensazioni del genere da parecchio tempo ed è parecchio strano sentirle adesso, con Harry. «Ah, eccola» si volta nella mia direzione e accenna un sorriso divertito. «Stava ammirando, ecco perché ci ha messo un po'» scherza. «Quanto sei fortunato a trovarti dall'altro lato dell'oceano» sospira papà. «Papi!» scatto in direzione del divano e rubo il cellulare dalla mano di Harry. «Ciao, mami» agito la mano davanti allo schermo. «Ecco la mia bambina!» sorride mamma. «Come stai, tesoro?» chiede papà, avvolgendo una mano attorno alle spalle di mamma. Sono a Boston, riesco a riconoscere il mobilio. «Un po' stanca, ma tutto bene. Stasera crolleremo, abbiamo camminato un sacco. Non sapevo che il St James' Park fosse così grande.» «Era il mio parco preferito. Hai visto i cigni?» domanda mamma. «Sì! Harry mi ha fatto vedere anche gli scoiattoli. È pieno» sorrido entusiasta. «Uno le si è pure avvicinato. Vero?» mi guarda Harry. «Era così tenero. Possiamo prenderne uno?» sbatto le ciglia, tentando di convincerlo. «Sono sicuro che gli scoiattoli non siano animali domestici» ribatte. «Esatto» dice papà. «Ci manca solo lo scoiattolo. Ti ricordi quando Molly e Tom hanno adottato una papera? Pace alla sua anima.» «Oh, sì, era così carina. Peccato per quel dannato uccellaccio!» sbraita mamma. «Che papera, perché non ne so niente?» li guardo oltraggiata. «Eri piccola» ridacchia mia madre. «È durata tipo una settimana, un aquila se l'è portata via mentre eravamo nel giardino di Vivienne.» «Oh, povera paperella» mormoro. Harry avvolge un braccio attorno alle mie spalle, proprio come ha fatto papà poco fa e mi lascia un bacio in fronte. «Ho detto loro del gazebo e del fatto che abbiamo in programma di visitare delle sale domani» mi informa il riccio. Lo ringrazio con gli occhi per aver cambiato argomento e sorrido. «Già, speriamo di trovare qualcosa. Avendo la sala, il permesso per il parco e il menù, siamo a cavallo.» «I vestiti per le damigelle, tesoro. Sono due, ma se avranno bisogno di piccole sistemazioni ci vorrà del tempo e non possiamo permetterci di perderne altro» mi ricorda mamma. «Non le fare venire l'ansia» sbuffa papà. «Non le voglio fare venire l'ansia ma Luna la sta facendo venire a me e voglio solo che Rori sappia cosa manca.» «Sì, ma-» «Niente ma. Cosa credi, che voglia farla andare nel panico? È mia figlia» borbotta mamma. «Nostra. Fino a prova contraria sono servito anche io per portarla al mondo» ribatte papà. «Oddio...» mormoro mentre sento Harry ridacchiare al mio fianco. Lui lo trova divertente, io esasperante. «Okay, piantatela entrambi, non ho l'ansia e so già che vestiti far indossare alle ragazze. Ho visto un modello all'atelier in cui ho trovato il vestito ma ero distrutta, così ho chiesto a Jane, la commessa, di mettermene due da parte. Appena tornerò porterò Luna e Avery all'atelier e li proveranno. Lulu ha anche fatto tipo... sei playlist per il matrimonio e già contattato un dj, deve solo comunicargli il luogo del ricevimento e l'ora adatta» spiego, tranquillizzandoli. So bene che mamma non vuole mettermi ansia, ma so anche che lei lo è già e questo si riversa su papà, perciò ci tengo a rassicurarli. «Mi sembra che sia tutto sotto controllo e domani troveremo sicuramente la sala. So che al The Savoy ci sono anche sale per celebrare matrimoni, quindi, nel caso non fosse possibile farlo al parco, abbiamo comunque un piano di riserva» aggiunge Harry, rafforzando le mie parole. «The Savoy? Mai sentito» lo guardo. «Io lo conosco! Appare pure in Nothing Hill» sospira sognante mamma. «Si occupano di celebrare matrimoni, hanno sale da ricevimento e permettono anche il pernottamento visto che posseggono anche l'hotel. Potremo far pernottare lì gli ospiti, almeno quelli che non abitano a Londra» spiega Harry. «Harry, no» prende parola papà. «Non esiste che paghi pure l'hotel.» «Invece sì, siete tutti ospiti e non è un problema. Lo faccio davvero volentieri. Credo valga anche per Rora quando dico che preferiamo sapervi al sicuro in hotel» «Assolutamente» annuisco in accordo. «Non riusciremo a farti cambiare idea, vero?» sospira mia madre. «No, signora» Harry scuote il capo, sorridente. Papà resta in silenzio per un po', poi anche lui scuote il capo. «Fateci sapere se trovate tutto domani. Adesso vi lasciamo, riposatevi.» «A domani, vi voglio bene» sorrido mandando un bacio volante in direzione dello schermo. «Anche noi, tesoro» sorride mamma. «Buonanotte, amori!» esclama prima di attaccare. Mollo il cellulare sul divano e guardo il biondo al mio fianco. «Beh, questa jacuzzi, signor riccone?» «Alza quelle belle chiappe» ride facendomi alzare. Stringo la sua mano e lo seguo fino al retro, c'è un carinissimo giardinetto e sul lato destro, coperta da una parete, si trova la famosa jacuzzi. Non ne avevo mai vista una dal vivo, figuriamoci farci il bagno. Harry deve averla accesa mentre mi stavo cambiando perché una piccola nube aleggia attorno alla vasca e il rumore delle bolle è percepibile persino da qui. «Ho preso degli accappatoi, nel caso avessi freddo e volessi rientrare. Ci sono anche degli infradito. Ti serve altro?» domanda il riccio, liberandosi – appunto – delle ciabatte. «No, sono a posto così» mordicchio il labbro inferiore e copio le sue azioni. Harry abbassa i pantaloni, rivelando un semplice costume giallo, lungo fino a metà coscia. Fascia alla perfezione le gambe toniche, mettendo in evidenzia tutto. Sono tentata di chiedergli di girarsi, ma non voglio metterlo in imbarazzo o me. Già, penso che sarei io quella in imbarazzo, lui no di certo. Mi mordo la lingua e deglutisco. Lo vedo immergersi nella jacuzzi e rilasciare un ansito di piacere al contatto con l'acqua calda. Dopo una giornata come quella di oggi e poche ore di sonno, sono certa che giunti a letto crolleremo come scemi. «Pensi di rimanere lì impalata ancora per molto o...? L'acqua è meravigliosa.» Sbatto le palpebre e mi riprendo. «Spiritoso» accenno un sorriso fintissimo e poi porto le mani sull'orlo dei pantaloni, l'attimo dopo stanno scivolando lungo le cosce, accumulandosi sui polpacci. Li scaccio con le punte dei piedi e, senza guardare il biondo che sono certo stia osservando me, sollevo la felpa, trascinandola oltre la testa e la getto sul pavimento. La mia biancheria è nera, in raso e le coppe del reggiseno sono talmente sottili da non nascondere cosa ci sia dietro. Immergo la punta dell'alluce nell'acqua e ritiro il piede arricciando le dita. Riprovo e sospiro quando noto che l'acqua non è poi così bollente. Mi accovaccio e piano, molto piano, entro in acqua. «Allora?» la voce rauca del biondo mi arriva alle orecchie. «Fa... fa caldo» mormoro, rossa in volto. Non c'è molta distanza tra i nostri corpi, forse solo una manciata di centimetri al massimo, nulla di più. «Oh, eccome.» Alzo lo sguardo e non mi sorprende trovare il suo già puntato sul mio. «Molto caldo.» «Troppo» sussurra avvicinandosi. «Hm-hm» annuisco distratta, troppo impegnata ad esaminare le goccioline d'acqua ricoprigli il petto e le labbra piene. Sono sempre state così rosse? Così invitanti? «Respira» bisbiglia sfiorando la mia bocca con la sua. «Non so più come si fa.» «Nemmeno io» dice. Poi le sue labbra si schiantano sulle mie e io non capisco davvero più niente.
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