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Il tempo scorre, le settimane passano e non ho idea di come succeda ma mi ritrovo ancora una volta a fare i bagagli, stavolta insieme alla mia famiglia e con un po' più di valigie. Non posso credere che i giorni siano volati, che sia giunto quasi il momento di indossare l'abito, percorrere la navata, iniziare qualcosa che credevo non avrei mai condiviso, o per lo meno, non adesso. Tutte quelle idee, quei pensieri sul non volere una relazione... accanto a Harry sembrano svanire. Lo desidero. Questo matrimonio non mi disturba. Voglio cominciare qualcosa di solido. Ma per farlo devo essere onesta e c'è un ultimo tassello della storia che manca, un tassello che prima o poi dovrò rivelare. Ne vale della mia salute mentale e della relazione con Harry. Mi rendo conto che iniziare una storia nascondendo qualcosa di importante non è proprio l'ideale ma è qualcosa per cui devo prepararmi, qualcosa di cui ho discusso solo con la dottoressa Benson e non è facile da digerire.
Mancano cinque giorni al matrimonio, quattro, se consideriamo che arriveremo nel tardo pomeriggio e saremo distrutti il giorno dopo. I biglietti sono tutti stati confermati, così come gli inviti. Il gazebo verrà decorato la mattina della cerimonia per non rovinare i fiori e il resto... fila tutto. Speriamo non ci siano problemi dell'ultimo momento. Non voglio avere l'ansia quel giorno. Cioè, va bene essere nervosa ma in positivo e non per qualche danno improvviso.
«Angelo, sei pronta?»
«Ci sono!» chiudo la zip e trascino le due valigie in salotto. «Eccomi. Ho preso tutto.»
«Passaporto, documenti, borsa, occhiali?» fa un elenco mentre tira la sua valigia dentro l'ascensore.
«Gli occhiali da sole!» strillo correndo in camera.
«Appunto» ridacchia.
Recuperati anche gli occhiali, lo raggiungo e siamo pronti.
Harry carica le valigie nel taxi, poi prendiamo posto sui sedili posteriori ed è fatta. Stiamo andando a Londra e la prossima volta che ritorneremo saremo... sposati. Wow. Come cambiano le cose in sei mesi. Sembra davvero che sia passato a malapena un mese da quando ho incontrato Harry e invece è già metà anno. Sei mesi tra una manciata di giorni. Caspita.
Il tragitto fino all'aeroporto è tranquillo. Abbiamo mangiato un tramezzino al volo a casa visto che a quanto pare ci serviranno il pranzo a bordo. Il nostro volo parte alle dodici e quarantacinque, dunque, non c'è stato tempo di pranzare ma va bene così. Sono un po' agitata e di sicuro il pranzo non è il mio primo pensiero.
«Ragazzi!»
Mi volto e sorrido notando mamma agitare una mano in lontananza. La nostra famiglia è già arrivata, munita di valigie, occhiali e cappelli. Ovviamente sono papà e gli zii a indossarli. È come se facessero parte del loro kit di sopravvivenza.
Afferro la valigia – visto che Harry non mi lascia portare l'altra – e raggiungiamo gli altri. Ronan non è dei nostri perché è già partito ieri. In queste settimane ho scoperto parecchie cose di lui e devo dirlo, più lo conosco, più mi piace. La sua famiglia vive in Inghilterra da anni, ma sono tutti americani. Lui e Harry si sono conosciuti alle elementari e da allora non si sono più lasciati. Ognuno vive la propria vita con tranquillità, ma quando uno chiama, l'altro accorre senza problemi. Sono adorabili. Soprattutto quando glielo dico e iniziano a borbottare negando tutto quanto.
«Siete pronti?» domando.
«Pronti e affamati» borbotta Lucas.
Luna gli rifila uno scappellotto. «Piantala di lamentarti sempre, mangi di continuo e non ti va mai bene.»
«Ben detto» le dà man forte Luke.
«Tu sta zitto. C'è un motivo se siete imparentati» ribatte zia Molly.
«Ciao!» sorrido raggiante quando raggiungo l'adorabile coppietta. Michael e Winter stanno insieme da un mesetto scarso ma quando Mike mi ha chiesto se potesse portare la sua ragazza, ho acconsentito all'istante. Sono così belli insieme. «Tu devi essere Winter. Scusami tanto se non ci siamo viste prima ma queste settimane sono state un po' piene.»
«Con piene intende dire che ha controllato ossessivamente ogni dettaglio insieme a Luna» si avvicina Harry.
«Nessun problema» ridacchia la biondina. «È un piacere poter partecipare al vostro matrimonio e vi ringrazio ancora.»
«Harry è ricco sfondato, avremmo potuto invitare anche mezza Boston e non avrebbe fatto una piega» dice Michael.
«Michael Henley!» esclama zia Molly. «Scusalo, Harry, è davvero... senza filtri» si rivolge al biondo.
«Non fa niente, Mol» ridacchia Harry. «E poi... Ha ragione» fa un occhiolino a mio cugino e mi trascina via.
«Tanto piacere!» volto il capo per poterli salutare.
Una volta aver controllato di avere tutti i documenti e superati i controlli, ci dirigiamo verso al gate. Non scherzo quando dico che il padre di Harry, senza dirci nulla, ci ha prenotato un intero aereo. La sua spiegazione è stata: «non voglio che la famiglia di mia nuora viaggi scomoda» breve, ma intensa. Quindi eccoci qui, in un aereo che potrebbe ospitare un'altra sessantina di persone – se non di più – mentre attendiamo la partenza.
Non passa molto prima che ci accomodiamo e l'aereo parta. Aspettiamo fino a quando il segnale per poter slacciare le cinture non si spegne, quando lo fa, i miei cugini non perdono tempo ad alzarsi. È strano fare un'esperienza del genere ma lo ammetto, vederci tutti uniti per il primissimo vero viaggio di famiglia è stupendo. Sono tutti così sereni, tranquilli e la cosa mi fa sorridere ancora di più.
«Che c'è?»
«Cosa?» mi volto in direzione del riccio.
«Ti ho vista sorridere come una psicopatica» mi prende in giro.
«Ehi!» lo spintono. «Stavo solo pensando che sono felice di vederli tutti qui.»
«Felice
Stringo il labbro inferiore tra i denti e annuisco piano. «Non è l'aereo privato, il viaggio o chissà cosa, è solo... l'aria serena e pacifica che si respira che mi rende, sì, felice» confermo.
«Ne sono lieto» avvicina la bocca la mia e attende che io annulli la distanza.
Premo le mie labbra sulle sue, sfiorandogli il viso con le mani. Il cuore scalpita nel petto ma stavolta non mi faccio sopraffare dall'ansia perché... solo adesso, mentre lo bacio, realizzo che non esiste. Nemmeno il minimo accenno. Sono perfettamente tranquilla.
«Signor Ford» ci interrompe l'hostess rossa in volto. «Scusate, volevo solo sapere se siete pronti per il pranzo.»
«Un attimo soltanto» sorride Harry prima di alzarsi e afferrare quella sottospecie di telefono che usa l'equipaggio per comunicare. «Siete pronti per il pranzo?» domanda il riccio.
Un coro di conferme riempie l'aereo.
«Ha la sua risposta. Siamo pronti.»
«Benissimo. Arriva subito» sorride cordiale l'hostess prima di andare.
Il pranzo scorre veloce e così anche il resto del volto. Un viaggio di sei ore non mi è mai sembrato così breve. Recuperiamo i bagagli e ci dirigiamo al pulmino che questa volta mio padre ha affittato per tutta la durata della permanenza. La sua, di spiegazione invece è stata: «Non posso competere con un aereo ma posso pensare al mezzo di trasporto a Londra, non ho intenzione di muovermi solo in metro.»
Alloggeranno tutti al The Savoy già da oggi, sarebbe stato inutile sparpagliarli tra casa di Harry e quella del padre. Mi avvicino a mamma e zia Vivienne e prendo posto di fronte a loro. «Ora che ci penso, sapete cosa ho dimenticato di dirvi?»
«Che siamo divine?» chiede zia Vivi.
«Che hai dimenticato qualcosa a casa? Ti prego, fa che non sia così» deglutisce mamma preoccupata.
«No» rido rassicurandole. «L'hotel che abbiamo visitato – si fa per dire – prima del The Savoy si chiamava Denver Hotel, vi dice qualcosa questo cognome?» le osservo divertita.
«Non ci credo!» esclama scioccata zia Vivienne.
«Giuro, mi è venuto questo flash e ho ricordato all'istante il tizio. Ho chiesto conferma se la precedente gestione fosse la sua e sì, era così» spiego.
«Si fa gossip da queste parti?» zia Paige sbuca alle nostre spalle insieme a zia Molly e Luna che prende posto al mio fianco.
«Rori e Harry sono incappati nel vecchio hotel di Patrick» le informa mamma ancora basita.
«No!» zia Paige scoppia in una sonora risata.
«Che succede?» domanda zio Caleb poco distante da noi.
«Rori e Harry hanno visitato l'hotel di Patrick Denver» risponde zia Molly.
«Non ci credo!» esclama scioccato zio Danny.
«Ma chi, il pazzo che ha rapito mamma?» domanda Valentine.
«Tua madre è stata rapita?» strabuzza gli occhi Jacob, il suo ragazzo.
«Scusate, perché mia suocera è stata rapita e io lo vengo a sapere solo adesso?!» esclama offesa Avery.
«Mettiti seduta o rischi di cadere di faccia» sospira Devon trascinandosi la sua ragazze sulle gambe.
«Ma che fine ha fatto poi?» domanda papà.
«Ma chi?» ribatte Lucas.
«Patrick!» sbuffa esasperata Luna.
«Scusa, zia, ma perché non abbiamo mai saputo questa storia super figa?» domanda Alec.
«Esatto!» lo indica Avery come a dargli ragione.
Comincio a credere che gli darà ragione a prescindere da qualsiasi cosa si tratta. Non so cosa abbia fatto questo ragazzino per aggraziarsela così per bene, ma ha funzionato.
Michael e Winter, seduti al nostro fianco ma sul lato opposto, ci guardano basiti.
Zio Tom abbassa gli occhiali da sole per un solo istante e osserva il figlio e la ragazza. «Prima o poi ti abitui, è normale» dice, poi torna a posare il capo sul sedile, gli occhi chiusi.
«Ancora convinto di volermi sposare? Andranno avanti per un bel po'» ridacchio divertita.
«Come non lo sono mai stato prima d'ora» Harry mi concede un altro occhiolino e io mi sciolgo.
Accidenti a lui e quelle fossette irresistibili che si ritrova.
Sono spacciata.

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora