39.

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C'è qualcosa di bello nello svegliarsi avvolta da un bozzolo di calore, stretta a qualcuno e con un sorriso sul volto quando ancora non si sa come andrà la giornata, ma di sicuro è iniziata bene. È così che mi sono sentita io quando, questa mattina, ho sentito suonare la sveglia e non mi sono nemmeno lamentata perché al mio fianco dormiva Harry, l'uomo con cui un paio d'ore prima mi ero rotolata tra le lenzuola. È stato così anche a colazione, quando mi ha presa sul bancone – proprio accanto alle tazze di caffè – e quando sono arrivata al lavoro, leggermente indolenzita ma soddisfatta come non mai. Ho lavorato per tutto il tempo e mai una volta mi sono lamentata. Il signor Morrison mi ha detto che sembravo diversa e che dovevo continuare a fare qualunque cosa mi avesse resa così mansueta perché era un piacere lavorare con quella pace. A pranzo ho parlato un po' con lui, attualmente a North Brooklyn per accettarsi che tutto proceda bene per il gala di dopodomani. Sono molto nervosa per questo evento, so che ci sarà qualche giornalista e io non ho mai avuto nulla a che fare con questo genere di cose. Spero vada tutto bene.
Tolgo gli occhiali da sole e raggiungo la porta di casa, sto per bussare quando le voci di mamma e papà mi distraggono.
«Vado a fare un giro, ti do un po' di spazio» dice mio padre.
Ho ancora il pugno sospeso a mezz'aria quando papà apre la porta e arretra.
«Oh, tesoro. Ciao. Ehi» mi accoglie in un abbraccio.
«Tutto bene?» indago.
«Ah... sì. È solo che mamma ha bisogno di un attimo. Torno fra un'ora. Assicurati che stia bene.»
«Aspetta» lo trattengo per un braccio. «Mamma sta bene?» domando subito preoccupata.
«Sì, sta tranquilla. È solo che le ho rivelato una cosa dopo parecchio tempo e adesso ha bisogno di metabolizzare» spiega.
Messa così non sembra una buona cosa. «Papà?» lo fisso paralizzata dalla paura.
Ti prego, ti prego, ti prego.
Non può essere ciò che penso.
«No, ehi, tesoro, non è assolutamente niente del genere» mi stringe la mano, capendo la direzione dei miei pensieri. «Va tutto bene, è solo un momento e voglio darle un attimo di spazio. Stiamo bene, lo prometto.»
«Okay... entro allora» mormoro.
«Vai. Io le porto gli Scones di quella pasticceria che tanto ama» sorride.
Annuisco e mi chiudo la porta alle spalle. Trovo mamma in cucina, le braccia tese sull'isola e il capo chino. La raggiungo e avvolgo un braccio attorno ai suoi fianchi. Lei scatta, rimanendo sorpresa quando realizza che si tratta di sua figlia e non di suo marito. Papà deve averla fatta grossa visto come ha reagito e soprattutto se sta andando dall'altro lato della città per comprarle i suoi dolcetti preferiti. «Te l'ha combinata, eh?»
«No, è... non mi ha mai rivelato una cosa. Più che fondamentale ai tempi» dice.
«Ti va di parlarne mentre preparo il tè? Zio Tom dice che è il rimedio migliore-»
«Per curare i drammi. Sì, lo so» sbuffa una risatina lei. «Lo ripeteva sempre.»
«Dio, dimentico sempre che per un periodo voi due... ehw, è raccapricciante» mi fingo disgustata e raggiungo la cucina.
Mamma ride e prende posto su uno degli sgabelli attorno all'isola. «Se ce l'ha fatta tuo padre, puoi superarla pure tu.»
«Specchio riflesso!» le punto un dito contro prima di mettere su il bollitore.
«Che cosa...?»
«Vale anche per te. Se ce l'ha fatta papà, puoi farcela anche tu. Adesso dimmi che ha fatto quel combinaguai di papà» le stringo una mano in attesa che l'acqua si scaldi. Ho già preparato le tazze con i filtri.
«Ti ricordi quando abbiamo parlato della nostra prima separazione? Ti ho detto che ho sperato fino alla fine che tuo padre si presentasse in aeroporto per... non lo so, fare qualunque cosa.»
«Ma non l'ha mai fatto» concludo per lei.
«Già. Così credevo. Fino ad oggi» emette una risata amara. «Stavamo parlando di cosa mettere al gala di sabato, un discorso tira l'altro e siamo finiti a parlare di quello. Mi ha detto che lui in aeroporto c'è venuto, che mi ha vista entrare con zia Vivienne e che ha pianto perché nonostante si fosse presentato, non riusciva comunque ad accettare la cosa.»
«Che cosa?!» strillo, sconvolta dalla rivelazione.
«Non posso credere che fosse lì» mormora. «Lo so che adesso non ha più importanza perché ci amiamo da morire, abbiamo tre figli stupendi e siamo più che soddisfatti della nostra vita, ma non posso fare a meno di pensare che forse avremmo potuto risparmiarci tante sofferenze...»
Resto in silenzio, ragionando sulle sue parole mentre finisco di preparare il tè. Poggio una tazza di fronte a lei, ricevendo un flebile ringraziamento. Non posso intromettermi su una faccenda così tanto personale e delicata. Conosco la storia, mamma e papà ce l'hanno raccontata perché nascondercela non avrebbe avuto molto senso, quindi, so bene cosa significano le parole di papà per mamma e so quanto sia colpita. «Ascolta, mamma, stasera papà sta da me perché voglio che tu ti prenda un paio d'ore per te stessa, però, devo dirti un paio di cose» poggio una mano sulla sua schiena.
«Ti ascolto.»
«Se le cose sono andate così è solo perché la vita lo ha voluto. Pensala in questo modo: se tu non ti fossi trasferita a Londra non avresti mai conosciuto zio Tom, lui magari si sarebbe trasferito lo stesso a Boston ma non avrebbe mai incontrato zia Molly e Michael e Luke non esisterebbero. La tua... storia con zio Tom ha aiutato a creare la loro bellissima famiglia. Quindi forse non è poi tanto male che tu e papà abbiate dovuto attendere un paio d'anni per ritornare insieme, no?»
«Suppongo di no» prende un sorso di tè.
«E poi, se vogliamo proprio essere puntigliosi, è stato un bene anche che papà se ne sia andato dal Red Moon e zio Caleb abbia preso il suo posto come socio. Magari non si sarebbe accontentato di fare il receptionist e se ne sarebbe andato, non conoscendo mai zia Paige.»
«Gli assomigli così tanto. Sempre a trovare soluzioni, a cercare di aiutare» sfiora il mio viso con la mano. «È un bene che sia accaduto tutto questo, lo so, sono solo... scossa. Avrei voluto saperlo tanto tempo prima.»
«Però non avrebbe cambiato le cose. Forse te l'ha detto adesso solo perché era stufo di tenerselo dentro. Lo sai com'è papà» sorrido.
«Lo so. Così come so che potrebbe combinare il più grande dei disastri e tu lo giustificheresti lo stesso» mi punzecchia il fianco con l'indice.
«Ehi, non è solo l'uomo della tua vita, è anche il mio!»
«Già, devo dividerlo con altre due donne. Per lo meno non sono gelosa» ridacchia.
«Ti senti un po' meglio?»
«Sì.»
«Bene, però papà stasera resta comunque nostro» l'avviso.
«Nostro?» chiede confusa.
«Da ieri vivo a casa di Harry. Cioè, nostra. Abbiamo concordato che mese più o mese meno non cambia molto. Avevamo voglia di stare insieme e così...» arrossisco.
«Ne sono lieta. È un ragazzo meraviglioso» sorride. «E stasera avrà il piacere di stare con il suo suocero del cuore» sghignazza.
«Ti prego, probabilmente gli prenderà un infarto quando se lo ritroverà a cena» rido.
«Ne sono certa, ma rassicuralo, piace tantissimo anche a papà» dice.
«Glielo ricorderò. Adesso andiamo a cercare questo vestito? Tra poco Luna sarà di ritorno e sappiamo che ci intrappolerà per un lungo tempo» sospiro rassegnata.
«Sì. Tu hai già scelto qualcosa?» domanda.
«In realtà, sì. Oggi, a pranzo, ne ho approfittato per fare un giro e ho trovato questo vestito bellissimo. È molto semplice, ma mi conosci, non amo le cose eccessivamente elaborate» spiego.
«Sono curiosissima! Io pensavo al rosso. Azzardato ma ehi, non sono mica una vecchia decrepita.»
«Andiamo a vedere, non vecchia decrepita» la punzecchio seguendola in camera da letto. 

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟐]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora