Capitolo 14

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Gli occhi non erano mai stati così pesanti da aprire, la testa non le aveva mai fatto così tanto male da girarle anche mentre stava sdraiata, ed il senso di vomito non era mai stato così fastidiosamente forte; non si era mai risvegliata stando così tanto male dopo una sbronza.
Non era la prima volta che capitava bevesse più del dovuto e che per questo stesse poco bene, ma mai così poco.

Si sentiva una zombie senza neanche ancora aver riaperto del tutto gli occhi.
Tutto ciò che riusciva a vedere era mascherato da un alone di foschia, come quando l'obiettivo della fotocamera non riesce a mettere a fuoco le immagini ed a definirle, ogni cosa le appariva soffusa e priva di contorno. La luce del sole trapassava dalla finestra semi aperta della stanza illuminandole il volto ed infastidendola, mentre la tiepida brezza mattutina andava, via via, a farle riempire la pelle di brividi, ed ogni qualsiasi suono, ogni qualsiasi rumore veniva udito come rimbombato ma anche ovattato da lei che giaceva stesa nel letto.

Faticava a muovere le gambe, le sentiva intorpidite, ed anche le braccia apparivano più pesanti del dovuto, più pesanti del normale, come se, per la milionesima volta, si stesse risvegliando dopo aver avuto una paralisi del sonno durante la notte. Le capitava spesso, fin da quando era piccola, che mentre dormiva si paralizzasse, letteralmente, dalla testa ai piedi, e che tutto ciò del quale ancora avesse consapevolezza e possesso rimanessero gli occhi e l'uso della vista; vedeva ombre strane in quei momenti, fasci neri che davanti a lei svolazzavano come i dissennatori in Harry Potter, insieme a figure ambigue, alte e spaventose, palesarsi al suo cospetto.

Facevano paura quelle notti, improvvisamente diventavano più buie, più fredde e più tenebrose nel momento in cui riusciva ad aprire gli occhi ed a muovere il resto del corpo; svegliarsi dopo aver vissuto un'esperienza così tanto surreale e spaventosa, era ancora più brutto del viverla sul momento stesso. Non capiva il perché le succedesse ciò, non era mai riuscita a dare una spiegazione concreta e razionale che la andasse a giustificare, tuttavia più il tempo passava, più episodi del genere aumentavano, più tempo passava, meno lei li tollerava.

Quando era bambina, una volta sveglia,  scappava piangendo dalla propria stanza correndo nella camera di sua madre, ma non riusciva mai a farle capire nel concreto cosa succedesse e chi vedesse quando la donna le chiedeva spiegazioni, e difatti come ogni genitore farebbe, Fallon la andava a rassicurare dicendole banalmente che fossero solo incubi, che niente di tutto quello che vedeva fosse reale e che per questo non doveva avere paura.
Più cresceva però, più Giorgia si convinceva che qualcosa di reale ci fosse in quello stato di trance surreale nel quale ogni due o tre notti, si ritrovava a cadere, ma non lo aveva mai detto a nessuno, si vergognava troppo, non voleva far pensare agli altri di essere una pazza squilibrata.

Da sola, aveva iniziato a cercare online e si era documentata anche sfruttando i libri della vecchia biblioteca nel suo liceo, ma fino a quel momento l'unica definizione che era riuscita a dare a quel fenomeno spaventoso era quella della paralisi del sonno, ovvero una paralisi momentanea nella quale una persona si ritrova a cadere durante le ore di sonno quando il corpo è già entrato nella fase REM, nella fase più profonda, mentre il cervello continua a rimanere vigile e sveglio, privato della connessione mente-muscolo che, appunto, rende gli arti paralizzati ed insensibili.

Nonostante ormai riconoscesse di essere soggetta a questo tipo di paralisi notturne, non era comunque arrivata ad una conclusione rispetto al significato dietro queste ultime su di lei come individuo. Online c'era scritto che, potenzialmente, le persone vittime di paralisi del sonno sono soggetti molto stressati o particolarmente inclini al faticare nell'addormentarsi, ma Giorgia non lo era, non era stressata ed ad addormentarsi ci aveva sempre messo molto poco.

Oltretutto, si può essere stressati dal giorno zero fino al giorno della propria morte ? Ovviamente no, eppure lei riusciva a dormire al massimo tre notti a settimana senza paralizzarsi.
E poteva anche giustificare con lo stress la paralisi, ma ne poteva giustificare una, al massimo due, non tutte...lei ne soffriva da quando era nata praticamente.

𝐀𝐦𝐨𝐫 𝐃𝐞 𝐄𝐧𝐠𝐚𝐧̃𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora