𝐀𝐦𝐨𝐫 𝐃𝐞 𝐄𝐧𝐠𝐚𝐧̃𝐨

Capitolo 29.

Dopo cinque tortuose e noiose ore di volo ed altrettanti tortuosi e noiosi quarantacinque minuti di taxi, Dinah potè finalmente poggiare i piedi per terra e tirare un sospiro di sollievo.
Finalmente era arrivata a casa, o almeno in quella che oramai riconosceva come tale, ovvero la sua stessa università.

Non vedeva l'ora di tornare a Los Angeles, di vedere ed abbracciare i suoi amici, di baciare e stritolare il suo ragazzo. Era stata via per cinque soli giorni ma a lei sembrava come se avesse attraversato l'Africa facendo un safari e di essere mancata da LA per più di sei mesi.
La città degli angeli le era mancata veramente tanto.

Non fraintendetemi, a Dinah aveva fatto piacere tornare ad Atlanta e poter passere del tempo di qualità con la sua famiglia, ed era stata contenta nel venir accolta con gioia da loro, nel guardare dei film e giocare con sua sorellina festeggiando il suo compleanno, nel tornare a chiacchierare con sua madre rispetto al più ed al meno, e nel poter giocare a tennis con il suo papà, ma oramai per Dinah tornare ad Atlanta non significava più tornare a casa, bensì andare in trasferta.

Nonostante i mesi passati a Los Angeles fossero relativamente pochi per poterla definire in toto casa sua, e nonostante vi fossero ancora dei ritmi e delle abitudini che la ragazza stava imparando solo adesso a far propri, si sentiva molto più al suo posto quando girava tra le vie ed i corridoi del campus piuttosto che quando vagava tra i vari piani della grande villa di famiglia, o nel vigneto di suo padre. Atlanta era una città che le piaceva, che le sarebbe sempre e comunque piaciuta e sopratutto rimasta nel cuore dato che l'aveva vista nascere e crescere, ma il desiderio di vivere a Los Angeles in forma permanente e trasferirsi lì le si era talmente tanto inculcato dentro che oramai, per lei, era come se esso fosse già stato realizzato.

'fake it until you make it' si dice.
Ecco, Dinah stava fingendo di esser già una cittadina della città degli angeli ed un membro della comunità californiana così tanto che, quando lo sarebbe divenuta davvero ed ufficialmente, non se ne sarebbe neanche resa conto.

Per cui, tornare dopo cinque giorni a respirare l'aria calda ed afosa della California, ammirare i suoi splendori e perdersi tra i viali colorati e costernati da alte palme di Los Angeles, per lei era, per l'appunto, come tornare a casa dopo un lungo viaggio.

-" Scrivo subito a Giorgia, l'avviso che siamo qui così viene a prenderci "-

Fallon era partita da Atlanta con lei, prendendosi diverse ore libere dal lavoro sia per poter accompagnare Dinah che non se la sentiva di tornare a Los Angeles da sola, sia per rivedere e riabbracciare sua figlia. Erano mesi che, se non tramite video chiamata, non vedeva la sua bambina, ed anche se a Giorgia non lo diceva spesso per non apparire ai suoi occhi come la mamma chioccia smielata di turno, le mancava da morire averla in giro, trovarla sul divano la sera quando tornava da lavoro, parlare potendola guardare fisicamente negli occhi e stringerla inalando il profumo dello shampoo alla vaniglia che facevano i suoi capelli, e non vedeva l'ora di poterla nuovamente avvolgere così come faceva quando era ad Atlanta con lei, le mancava da morire poterlo fare.

-" Si dai, chiamala. Io non le ho scritto né a che ora partissimo né a che ora atterrassimo, facciamole una sorpresa "-

Era stata un'assenza alla quale, con tanta difficoltà, Fallon era riuscita ad abituarsi, e nonostante fosse passato già parecchio tempo dalla partenza della ragazza, lei non lo aveva ancora del tutto fatto, non era del tutto riuscita ad entrare nell'ottica delle idee che, così come Dinah, anche sua figlia sarebbe tornata ad Atlanta solo per le trasferte o per le vacanze d'ora in avanti.
Probabilmente ci avrebbe messo anni ad abituarsi, non solo al fatto che Giorgia fosse andata a vivere dall'altra parte del continente, ma anche al fatto che la sua bambina non fosse più una bambina e che, ormai fosse una donna matura, indipendente e capace di cavarsela da sola.