Capitolo 6

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Reux si bloccò per un istante una volta aver chiuso la porta alle proprie spalle.

«Uhm, che ti prende? Domani si parte!» esclamò Lawnard, con ancora l'espressione corrucciata di Rialto che gli ronzava in testa.

«Ho un brutto presentimento. Sorella...» Reux si infilò una mano in tasca, come a cercare un oggetto che tuttavia non tirò fuori. Lo stringeva, qualsiasi cosa essa fosse, mentre il suo sguardo si faceva preoccupato e la sua espressione cupa. «Law-coso, dobbiamo sbrigarci. È successo qualcosa. Seguimi, prenderemo una strada alternativa!»

Reux scattò strattonando Lawnard per farlo tornare con i piedi per terra, facendolo correre al proprio fianco senza spiegargli il motivo. Decidendo di non contestare, si fidò del suo istinto e si mise in marcia verso casa.

«Ah! Non volete nemmeno dei biscotti?» Zyka sbirciò dalla porta sentendoli andare via, ricevendo un saluto di fretta da Lawnard, a cui dispiacque andarsene così in fretta. Poté notare l'espressione preoccupata negli occhi dell'anziana, che rimase a guardarli per tutto il tempo.

Reux arrivò fuori dal palazzo schizzando a destra, come se sapesse perfettamente la strada da percorrere. Una volta essersi girato, corse mollando il braccio di Lawnard saltando sopra dei rami che facevano da gradini verso una piattaforma che dava sul baratro. Era la stazioncina degli ascensori da cui erano arrivati.

«Law-coso, se vuoi puoi prendere l'ascensore, ma io devo sbrigarmi» esclamò Reux con voce grossa e decisa, togliendosi la maglia e legandosela alle mani. Sotto aveva una canotta leggera di colore nero senza maniche, da cui poteva scorgere il corpo scolpito e solcato dall'esperienza sul campo, nonostante la giovane età.

Era stato dal primo momento che l'aveva visto una persona ammirevole agli occhi di Lawnard, che lo guardò avvicinarsi alla fune dell'ascensore fermo. Con un ultimo sguardo rivolto al suo compagno, balzò contro la fune e vi si appese usando la maglia per evitare di sfregarsi le mani durante l'estrema discesa nel vuoto.

«D-Diamine! Aspettami!» Lawnard copiò il gesto del ragazzo, pensando che quell'altezza fosse terrorizzante. Ma questo non gli impedì di mollare la propria determinazione, soprattutto se di mezzo c'era Tanzia!

Con un balzo si appese alla fune opposta, usando il proprio velo per proteggersi i palmi. Inizialmente non riuscì a mantenere l'equilibrio, lasciandosi cadere in un attimo di terrore nel vuoto. Poi riprese la fune sforzandosi di restare appeso, e si lasciò scorrere con braccia e gambe.

«Wooow!»

La piattaforma sottostante si faceva sempre più vicina, scoprendo solamente una volta arrivato quanto tempo avessero effettivamente salvato con quell'azione. Gli tremarono improvvisamente le gambe poiché l'impatto con il terreno fu così brusco da immobilizzarlo per un secondo buono.

«Ne hai di fegato! Ma devi seguirmi se ci tieni a quella sciocca impulsiva!»

Lawnard non riuscì neppure a rispondergli, nemmeno tentando di riprendere fiato mentre scattava nella stessa direzione di Reux.

La casa di Tanzia era più vicina di quella del ragazzo e il padre Irlam, data la posizione in cui si trovavano. Così, dopo aver indossato nuovamente il suo velo stropicciato, Lawnard riuscì a stargli al passo mentre raggiungevano l'abitazione in legno.

Fu Reux, che respirava con affanno, ad aprire la porta d'ingresso e avvicinarsi di fretta alla camera della sorella. Neppure bussò, temendo il peggio, ed entrò vedendola stesa sul letto.

Inizialmente avrebbero giurato di non aver notato alcun cambiamento rispetto a un'ora prima, eppure qualcosa di lei era diverso. Sembrava più pallida, e dalla bocca era fuoriuscita una singola goccia di sangue. Quando Reux scosse la sua spalla, la ragazza, che sembrava stesse dormendo, sibilò all'improvviso prima di girarsi di scatto sul fianco e sputare una quantità preoccupante di sangue. Un secondo in più e forse non l'avrebbero trovata viva, di questo Reux ne era certo.

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