Capitolo 22

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Fu Valk a occuparsi di andare a cercare Reux, correndo nella direzione da cui erano venuti. Lawnard fece segno a Trezia di restare lì, e Miza, capendo la situazione, si limitò a stare vicina alla ragazza con uno sguardo teso.

«Ma dove si sarà cacciato? Era qui un attimo prima...» Lawnard camminò in cerchio attorno alla pozzanghera che gli aveva permesso di entrare in quella dimensione ultraterrena, pensando che anche nel racconto di Miza si era ritrovata a "cadere" in una pozzanghera, piuttosto che toccarla come gli era appena successo. "Quindi è vero che l'intero mondo è la sua Pozza. Per questo è bastato così poco per entrarci."

Valk, dopo qualche istante, esclamò in lontananza qualcosa che fu costretto a bloccare a metà.

«Ehi! Lo hai trovato?» Lawnard usò le proprie mani per amplificare la sua voce, mentre il ciuffo gli andava continuamente sugli occhi a causa del vento impedendogli di vedere dove si fosse cacciato il compagno. Poi, quando aveva strizzato gli occhi per un istante, anche Valk non c'era più. «Ma che diamine... Trezia, resta qui, vado a dare un'occhiata!»

Il ragazzo corse nella direzione in cui era andato Valk, tenendo stretta l'impugnatura di Noir mentre procedeva a passo svelto. Forse qualcuno aveva trovato la loro posizione, invadendo la Pozza di Miza!

Non sapendo esattamente cosa aspettarsi, Lawnard si mise spalle al muro non appena arrivò all'entrata del villaggio. Tutto era estremamente silenzioso, fin troppo, tant'è che il ragazzo fu costretto a uscire allo scoperto per cercare i due compagni dispersi... trovando, infine, una sagoma familiare poco distante: Valk.

«Ehi! Dove diamine vi siete cacciati?!» Lawnard strinse ancora più prontamente la sua arma, considerando la possibilità che qualcuno li stesse per attaccare. Ma Valk, che rimase in silenzio e immobile a qualche metro di distanza, non gli rispose. «Tutto bene?»

Lawnard non capì perché non si smosse quando lo chiamò. Inoltre era strano: sembrava fissare qualcosa di lontano, senza dire una parola. E poi, di colpo, crollò rovinosamente sulle ginocchia.

«Eh?»

Dietro di lui si trovava un volto conosciuto: quello di Reux. Ma per qualche motivo era diverso. Era... cambiato, più aggressivo e con un intento violento nello sguardo. Fu allora che Lawnard capì la situazione.

Valk era in pericolo.

«Tu... Tu!! Aaaah! Sei stato tu, ammettilo!» La voce del ragazzo dai neri capelli legati si smezzò in un tentativo di gridare.

«Ma che! Reux, che stai facendo?!» Lawnard si avvicinò, ma prontamente Valk si lanciò su di lui alzandosi da terra, difendendolo da un attacco che neppure lui era stato capace di prevedere. Sopra di loro, infatti, si trovava una perlina traslucida sospesa in aria: quella del suo bracciale. Alzando lo sguardo, Lawnard notò che il compagno lo teneva saldamente stretto con la mano, guardando entrambi con lo sguardo di chi ha perso la propria sanità mentale.

«È... successo qualcosa che gli ha fatto perdere il controllo...» Valk lasciò andare Lawnard e si premette una mano all'addome, dove era presente una ferita da taglio causata dalla cordicella del bracciale di Reux. Era un'arma potentissima quando avvolta dall'energia...

Energia? Effettivamente Lawnard ricordò che il suo bracciale rispondeva all'energia circostante, per cui fino a quel momento non avrebbe avuto modo di sfruttarne il pieno potenziale... se non all'interno di una Pozza dell'Idealismo, dove l'energia è quasi tangibile nell'aria. Come aveva detto Miza, tutte le pozzanghere erano estensioni della fonte principale della regione, per cui non sarebbe stato stupido credere che anche in quel momento una certa quantità di energia sufficiente da alimentare le armi che ne facevano uso fosse presente anche solo nell'aria da loro respirata.

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