Era tutta un'illusione.
I bambini che, con un sorriso sulla bocca, si divertivano per le vie e i vicoli rincorrendo un pallone, divertendosi con poco o magari scherzando su cosa sarebbero diventati da grandi non erano che un'illusione della disgrazia circostante.
Lavia, la piccola cittadina natale di Lilianne, si trovava a nord della capitale. Con non più di un centinaio di abitanti, la speranza di prosperare dopo essere stati cacciati dai bassifondi delle mura reali – l'unico posto cui era loro concesso risiedere - con l'accusa di portare malattie potenzialmente mortali si stava velocemente affievolendo in delle terre che non gli appartenevano.
Eppure, vigeva una legge ferrea: finché esisteva la vita, in un modo o nell'altro avrebbero creato un futuro per quei giovani ragazzini che non erano ancora a conoscenza delle loro condizioni di vita. Lilianne Sol era una di loro.
Inizialmente soverchiata dalla vita, scoprì a cosa stava andando incontro all'età di diciannove anni. Il padre, un umile commerciante che aveva vagato per tutto il mondo pur di cercare aiuto economico, un giorno si ammalò e perì poco tempo dopo. Il corpo magro e segnato dalla malattia fu l'ultima visione che Lilianne ricordava della sua figura paterna. Assieme alla madre e i fratelli, il loro destino fu segnato dal propagarsi dell'epidemia quando mancavano i mezzi per dare al cadavere una degna sepoltura.
Era tutto vero. Quell'innocenza infantile era una mera illusione e Lilianne era sempre stata sul punto di rassegnarsi. Il cibo che mangiava era diventato sempre meno, in quanto era diventato suo il compito di sfamare l'intera famiglia in quanto sorella maggiore. Tuttavia la posizione geografica dove erano stati esiliati non consentiva loro alcuna risorsa rinnovabile importante. La natura circostante era da tempo morta e nessun cervo o bovino brulicava a distanza di moltissimi chilometri.
«È vero» si ripeteva tra sé e sé la ragazza, «sono destinata a morire in modo miserabile. Non c'è altra scelta. Non c'è... niente... che io possa fare.»
Quel giorno, Lilianne era di ritorno da una battuta di caccia andata a vuoto. Reggeva arco e faretra ancora piena di frecce in spalla mentre si incamminava con aria triste per la strada di casa. Da lontano, il villaggio sembrava l'apice della desolazione. Anche gli alberi vicini erano finiti per divenire spogli durante il cambio di stagione, segnando l'arrivo dell'inverno e un pericolo in più per la salvaguardia della sua gente.
Pensò di non rientrare a casa. Di non varcare la soglia della sua abitazione, così da non rivedere di nuovo quello scenario di disperazione solamente per peggiorare le cose con un bottino di caccia assente.
Pensò di mollare tutto e mettersi a piangere. Il freddo e la fame erano insostenibili. Nonostante avessero le loro case e qualche piccola risorsa ambientale, sentiva che non c'era più nulla da fare per le persone che desiderava più di ogni altra cosa aiutare. Aveva imparato l'ingiustizia della vita e a non essere vendicativa, anche quando venne a sapere dell'esilio. Si rese conto che il mondo girava dove loro non potevano venire coinvolti, per cui, a un passo dall'arrendersi, fece soltanto un altro passo in direzione dell'entrata di casa... prima di venire interrotta da una voce sconosciuta.
«Ehii, c'è nessuno? Che postaccio. Perlomeno sembra corrispondere alle informazioni di cui sono venuto in possesso. Maledizione, giuro che un giorno la capitale reale cadrà sotto i miei piedi!»
Sembrava provenire dall'ingresso del villaggio, delineato da un cancelletto in legno da tempo lasciato a marcire. La ragazza notò la figura giovane e leggiadra incamminarsi tranquillamente all'interno, per cui, tenendo con sé le sue armi, decise di pedinarlo per capire le sue intenzioni.
«Qualcuno? E dai, lo so che ci siete. Non fatemi arrabbiare...»
La voce quasi acuta si tramutò in pesante e minacciosa. Ciononostante, nessuno osò aprirgli la porta di casa spaventati dalla presenza di un intruso. Per quanto gli riguardava, poteva anche essere uno scagnozzo del re venuto per porre fine alla cittadina di Lavia.
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Second Chance
FantastikLawnard Cosmo è un comune ragazzo di vent'anni che ha perso il suo scopo di vita. In seguito a un fatale incidente, invece di venire abbracciato dalle gelide mani della morte si risveglia in quello che sembra essere un vero e proprio mondo parallelo...