"Sto sprofondando..."
"Il terreno sotto di me... non c'è più. Sono appeso a una fune invisibile. La verità è che lo sono sempre stato."
"La verità è che, dal momento in cui ho messo piede in questo mondo, la mia vera esistenza è rimasta appesa a un filo così leggero. Qualunque cosa potrebbe reciderlo da un momento all'altro. Nel mio agire d'impulso io trovo le mie vulnerabilità. Trovo, allo stesso tempo, qualcuno che non è me stesso."
"Questa persona si muove e pensa in modi talmente diversi da spaventarmi. Così inconsistente da non poter passare inosservato. Sono sicuro che almeno uno di loro dev'essersene accorto. Devono essersi accorti che io non sono chi credo di essere. Che il mio coraggio, alla fine di tutto, nasce da qualcosa che nemmeno io capisco... Come se una forza mi spingesse verso dove crede che sia più giusto che io vada, io sono navigato in un mare di incertezze. Ogni cosa che il mio nome ha raggiunto, in questo mondo, è fittizio. Anche se i loro sorrisi sono autentici, io non lo sono. E non mi comprendo."
"Ma se c'è una cosa che posso comprendere, ora... È che devo continuare a ogni costo."
«Ehi, hai sentito quel suono?» Una voce maschile si distinse da in mezzo a un gruppo di persone ammassate alla piazza del villaggio. Il suo nome era Goi. «Dovremmo avvertire Gan? Non era per nulla nel piano!»
«Il fatto è che Gan è impegnato a tenere d'occhio le guardie all'entrata... Sono sicura che, se potesse, correrebbe qui a gambe levate per controllare come sta Trezia.» La ragazza insieme a lui, Dola, gli strattonò con delicatezza la manica con fare preoccupato. «Dovremmo... andarci noi!»
«Eh?! Ma è pericoloso!»
«Ti prego, vado a chiamare gli altri. Dobbiamo fare qualcosa anche noi, ora basta venire protetti.»
Il ragazzo si grattò la guancia mentre rivolse lo sguardo alla gigantesca villa. Per qualche ragione, al piano più alto, del fumo nero aveva cominciato a propagarsi.
***
«E dunque sei tornata dal tuo paparino...» Una voce possente si innalzò attraverso il fumo. Tracce di fiamme avevano segnato le pareti, danneggiandone gravemente l'integrità. Ma Kraig era in piedi, e il suo sguardo ben più adirato di prima. Non era più un semplice disturbo: era diventata una gara per la sopravvivenza.
La sua mano si strinse attorno al collo del ragazzo, che ancora stringeva Noir con le forze che gli rimanevano. Trezia, dietro di lui, si portò le mani alla bocca nel vedere uno spettacolo simile. "No... Non posso lasciare che accada come con lei!"
La ragazza si fece indietro silenziosamente, cercando qualsiasi cosa da potergli scagliare contro in modo tale da fargli mollare la presa. Un ghigno malvagio di superiorità fece venire la pelle d'oca a Lawnard, che lo fissava a denti stretti.
"Io... non ce l'ho fatta?! Che cosa è successo? Mi ha... bloccato l'attacco?"
«Eh, già. Alla fine tutto torna. Dai, ora consegnamela. L'ho detto: so essere un leader magnanimo, ma dovrai pagare per il tuo immensamente grave crimine. Oggi è il giorno in cui l'onore di Kraig è stato macchiato... Allo stesso tempo, posso accettare un pegno come perdono: la tua lama e la tua testa.»
«La... lama...?»
"Vuole il mio pugnale? Cosa? Perché mai un pugnale simile dovrebbe valere così tanto?"
All'improvviso apparve Trezia da attraverso il fumo con in mano una sedia apparentemente molto pesante, che caricò per scagliarle contro il grand'uomo.
«Prendi questo, maledetto!!»
Kraig bloccò in un istante il braccio della ragazza, che sollevò senza alcuna fatica da terra per poi rivolgerle uno sguardo deluso.
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Second Chance
FantasyLawnard Cosmo è un comune ragazzo di vent'anni che ha perso il suo scopo di vita. In seguito a un fatale incidente, invece di venire abbracciato dalle gelide mani della morte si risveglia in quello che sembra essere un vero e proprio mondo parallelo...