Il mondo agli occhi di Lawnard vacillò per un istante. Li teneva chiusi, non riuscendo a immaginare dove sarebbe atterrato con una spinta del genere. Eppure nella sua testa tutto sembrava funzionare, benché la realtà dei fatti si prospettasse molto diversa da come se l'era immaginata.
Riaperti gli occhi, il ragazzo alzò lo sguardo da terra, sentendo solo le urla di Reux che lo chiamavano a pochi metri di altezza. Guardò verso l'alto e lo vide, scuotendo il pugno al cielo e usando l'altra mano vicino alla bocca per farsi sentire.
«Ma che... è successo?» Lawnard si resse sui gomiti. Attorno a sé, il silenzio: da una parte perché gli fischiavano le orecchie, come se un boato lo avesse appena investito e sbattuto per terra. Dall'altro, attorno a sé non era rimasto che un cerchio di morte.
«Eh?»
Scintille svolazzavano lontano dal suo campo visivo, nuvole trasparenti di un rosso sangue venivano portate via dal vento. E a terra, lo sciame di pimpsir ridotto a brandelli, carbonizzato come se avessero improvvisamente preso fuoco dal primo all'ultimo.
«Che sia...» Lenida fu il primo a interrompere quel silenzio inquietante, voltando lo sguardo perplesso verso il ragazzo che ancora reggeva con tutte le sue forza il suo pugnale con entrambe le mani. Ansimava, come se avesse combattuto contro ciascuno degli animali alati e ne fosse uscito vincitore.
Ma qualcosa era andato diversamente, ne era certo.
Prima ancora che potesse domandarsi la realtà dei fatti, Lenida gli apparve impercettibile dietro la schiena, fissandolo dall'alto con occhi curiosi. Si era piegato appoggiando le ginocchia a terra. Riusciva a sentire il suo respiro farsi più vicino, e i suoi occhi – un'opera d'arte in miniatura – lo pressavano senza dire una parola.
«Possibile?» si domandava mentre avvicinava le mani al lato del suo volto. Pensò che non volesse ferirlo, ma nascosto dietro il dorso pallido vi era una boccetta di quella sostanza violacea il cui forte odore iniziò a diffondersi nell'aria.
Ma prima che Lawnard potesse respirarlo, dall'alto Reux piombò in un salto mortale mentre slanciava il suo bracciale come una frusta in direzione di Lenida, staccando le perline che sembrava aver recuperato mentre era a terra e facendole roteare verso il basso.
Lenida fu più veloce, per cui le evitò con semplicità ancora una volta. Per qualche motivo ogni attacco sembrava inutile contro di lui, come se li conoscesse già tutti. Eppure un asso nella manica doveva funzionare, qualunque esso fosse!
Costretto ad arretrare, Lenida incrociò le mani dietro la schiena, annuendo a se stesso.
«Mi rendo conto che lo proteggiate davvero egregiamente!» esclamò. «Proprio come se fosse un fratello per voi. Lo terrò a mente. Ma anche di questo ve ne pentirete, peccatori.»
«"Peccatori"?» urlò Reux, colto dalla rabbia. «Fammi indovinare, sei uno scagnozzo del re anche tu, dannato?»
Lenida rimase per un attimo in silenzio. Poi, come se nulla fosse, scoppiò a ridere. «Ah, il bruciore... Ma devo correggerti, giovane della famiglia Ebistris. Sono esattamente il contrario di ciò che credi. Un giorno te lo dimostrerò. Per ora, dormi!»
Lenida alzò entrambe le braccia, unendole davanti a sé in una morsa. Dalla foresta emersero altri occhi rossi che si avvicinavano inesorabilmente, causando un dolore allo stomaco a Lawnard che nel frattempo si era rialzato.
Non sapeva ancora cosa fosse successo, ma più stringeva la sua lama e più pensava di poter tenergli testa. Per qualche ragione era stato colto dal fattore sorpresa, per cui avrebbe voluto affidarsi alla propria logica in modo da ricreare ciò che aveva fatto, però contro di lui.

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Second Chance
FantasyLawnard Cosmo è un comune ragazzo di vent'anni che ha perso il suo scopo di vita. In seguito a un fatale incidente, invece di venire abbracciato dalle gelide mani della morte si risveglia in quello che sembra essere un vero e proprio mondo parallelo...