Capitolo 19

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Gli sguardi si incrociarono così intensamente da apparire tangibili. Trezia, con un vestito elegante addosso, venne sorretta in piedi da Valk, che si voltò verso i due.

«È lei, non c'è dubbio. Corrisponde perfettamente alla descrizione di Gan, e... per di più, sembra a tutti gli effetti Tanzia.»

Reux non riuscì a negare le parole dell'amico. Lawnard aveva infatti riconosciuto la somiglianza così ovvia, ma sapere che la ragazza davanti a lui avrebbe dovuto avere almeno l'età di Gan, e che invece non doveva dimostrare più della loro età, destabilizzò fortemente l'intera squadra.

«Forse è il caso di portarla fuori prima di fare domande» suggerì Valk, che si offrì di portarla in spalla in quanto sembrava ferita.

Lei annuì lievemente, mordendosi il labbro mentre si accarezzava una gamba con alcuni graffi in bella vista. Il ragazzo si piegò e da dentro il suo cappotto sempre chiuso sfoderò una garza, convenientemente portata con sé per le evenienze.

«Ti... ringrazio...»

Lawnard guardò la donna con occhi incerti. Se quella era Trezia, la zia di Reux, perché sembrava avere la sua età?

«Ci devi delle spiegazioni, ma per il momento siamo contenti di vederti... Trezia» sussurrò il ragazzo che fece strada per le vie del villaggio.

Lei, dalle spalle di Valk, si sporse a destra e a sinistra per guardare il villaggio che aveva potuto visitare per l'ultima volta quand'era in preda a una catastrofe. Quel giorno, il giorno in cui mise piede fuori dalla sua prigione che chiamava casa, era il giorno di una nuova catastrofe.

I suoi occhi si nascosero dietro lacrime silenziose, chiusi con forza e rimorso, oltre che impotenza e sensi di colpa. «È tutta colpa sua» sussurrava lei, «quell'uomo! Se solo avessi agito diversamente, se solo io...»

Lawnard direzionò nuovamente Valk, mentre Reux si guardò attorno per evitare gli ostacoli. Quando le porte semiaperte del villaggio si fecero sempre più vicine, Trezia si nascose terrorizzata legando le braccia al collo di Valk.

"È distrutta" pensò Lawnard, "la sua mente..."

Appena fuori, un'enorme folla di persone urlava e spingeva per distanziarsi dalle enormi porte di roccia che rimasero aperte senza più vedere nessuno oltrepassarle. Lawnard si guardò attorno, in cerca con lo sguardo delle guardie che avrebbero potuto dare loro filo da torcere.

Qualcuno si avvicinò lentamente, girando la spalla di Reux all'improvviso. Era Talo, e con lui vi era sua moglie Ilana.

«I tre dell'Albero! E con voi... Oh, per la miseria!» L'uomo tentò di urlare dallo stupore, ma la moglie gli tappò velocemente la bocca.

«Tu sei Trezia?» chiese quest'ultima.

«Ecco... Sì...»

La ragazza scese dalle spalle di Valk e unì le mani con uno sguardo pieno di pietà per le persone rimaste vittime del disastro appena affrontato. Alcuni corpi feriti erano disposti in file a terra, sull'erba mossa dal vento notturno.

Era infatti notte fonda quando tutti evacuarono il Villaggio di Rulik. Trezia era con loro, e con una velocità sorprendente avevano ottenuto ciò che volevano. Ma molte delle cose che avevano calcolato era uscito così tanto fuori asse da risultare strano e inconcludente.

Soprattutto, il mistero di Trezia confondeva sempre di più i tre.

«Trezia... Tu sei la sorella di Irlam, non è così?» chiese Lawnard facendosi avanti. Lei si girò timidamente, non avendo avuto molti contatti negli ultimi tempi se non con lo stesso Kraig.

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