Capitolo 38

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«Perché...»

«Perché tu sei l'unico che può farlo, ora.» Noir rimase in silenzio per qualche istante, dando il tempo a Lawnard di alzare lo sguardo e notare l'addolorato Vansel che aveva iniziato a tossire sangue coagulato.

«Ugh...»

Il ragazzo si avvicinò e tentò di rassicurarlo, suggerendogli di non muoversi. «Sono qui per aiutarti. Ti prego, fidati di me.» Dopo aver rimosso parte per parte i pezzi della sua armatura, la Conquistatrice, con delicatezza lo fece stendere sull'erba mentre lo poteva udire farfugliare qualcosa di incomprensibile per via dal dolore.

Lawnard conosceva il minimo indispensabile sul primo soccorso nei casi di emergenza come quelli, così come tante altre cose che difficilmente avrebbe pensato di dover mettere in pratica nell'immediato. Così strappò un lembo del proprio vestito – che gli era stato dato in dono all'Albero – e lo strinse attorno al moncone in modo da fermare la fuoriuscita di sangue, benché non avesse qualcosa di sterilizzato da potervici applicare.

Il vero problema era, però, il profondo foro poco sotto il diaframma. L'energia con cui aveva convogliato Helva aveva quasi cicatrizzato l'interno per via della reazione elementale che lo stesso Lawnard sfruttava per combattere, ma si rese conto ben presto dell'inutilità della cosa quando il corpo di Vansel cominciò a farsi sempre più debole.

«Da dove vengo io, ossia Aramina, la capitale reale, l'energia aveva un nome proprio» commentò Noir. «Ma con gli anni si è andato a perdere in numerosi adattamenti locali fino a cadere in disuso. Quando ci si riferisce a lei con il suo termine generico, allo stesso tempo si viene meno alla sua reale funzione: un ingranaggio del mondo. È come un organo di vitale importanza da qualche parte nel pianeta che lega ogni essere vivente, facendolo nascere con diversi cancelli serrati e assegnando a ognuno di essi il compito di crescere e maturare nel reciproco rispetto in modo da varcare quella soglia. L'esistenza stessa di una porta bloccata implica il bisogno che, un girono, una persona la debba aprire.»

«Quindi stai dicendo che dovrei fare uso dell'energia per curare Vansel, anche se non sono per nulla capace di farlo?» Lawnard si appoggiò a terra mentre guardava l'uomo lottare per la propria vita. «Non... Non credo di...»

«Parlare della storia di questo flusso è come tentare di spiegare le origini del mondo stesso. Legandosi assieme, ogni cosa ha il suo scopo... anch'io, quindi, ho il ruolo di guidarti. Ti prego di collaborare.»

Il ragazzo strinse i denti e avvicinò la mano sulla ferita. Fuori dall'armatura Vansel apparve come un uomo dalla stazza spropositata, similmente a Rialto e Kraig. Eppure, assieme a una genetica incredibile, sembrava essersi allenato duramente fino ad aver ottenuto un corpo di ferro. Era anche quello ad avergli permesso di resistere a un colpo simile, oltre al fatto che non era stato trafitto in una zona vitale.

"Sono davvero capace di sfruttare l'energia per trasformarla in energia curativa? Insomma, non l'ho mai fatto e giusto poco fa ho rischiato veramente grosso con Bluerose..."

«So a cosa pensi» disse sottovoce Noir, che catturò lo sguardo del ragazzo, «credi che sfruttando il tuo potenziale energetico corporeo saresti capace anche di guarire quella ragazza. Che, col senno di poi, avresti potuto evitare tutto ciò per renderti utile e aiutarla tu stesso. Ma ciò ti è impossibile. In qualità di persona che ha da poco iniziato ad approcciarsi al controllo dell'energia, non potresti nulla contro il maleficio caduto su Tanzia Ebistris. Se si tratta di un veleno simile o uguale a quello usato sul tuo compagno di squadra, Reux, avresti solo messo in pericolo la tua vita per debellare qualcosa che quasi nessuno può controllare.»

«In effetti, mi sono sentito debole alla vista del suo corpo inerme e costretto a letto...» Lawnard socchiuse gli occhi. «Se è così, allora non mi resta che fare il mio lavoro, sia qui che assieme a tutti gli altri. So che mi stanno aspettando, pertanto non mi conviene farli aspettare.»

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