Capitolo 50

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Il vento sbatté con forza contro le finestre mentre la neve non osava cessare di scendere sordamente al di là di essa. Il volto di Marie sembrava corrucciato, come preoccupata per qualcosa in un angolo della sua mente. La permanenza forzata al villaggio non sembrava smorzare la volontà di vivere la loro vita ai membri più giovani della piccola comunità, ma i genitori e gli anziani che cercavano di mettersi in prima linea per la loro salvaguardia in fatto di viveri e cure mediche avevano previsto di non riuscire a reggere quella situazione climatica così sfavorevole alla caccia.

Un lieve crepitio si palesò dietro la porta chiusa della stanza, segno che Amanda doveva aver terminato il suo piatto e si era messa sotto le coperte del suo letto. Un altro elemento che attirò l'attenzione di Vendramick fu un lieve colpo di tosse da parte del neonato tra le braccia dell'amica: mentre si piegava con il piccolo volto verso le sue ginocchia, il piccolo si portava i pugnetti alla fronte e si nascondeva il viso, come sforzandosi di non piangere. Nessun rumore, oltre a qualche colpo di tosse improvviso, fuoriusciva dalla sua rosea e minuscola bocca al centro di due rotonde guance del medesimo colorito. Notandolo comportarsi in maniera inusuale, Marie lo rigirò verso di sé e controllò la sua fronte. Sin dal momento del ritrovamento, il piccolo aveva presentato segni di febbre e il medico del villaggio aveva suggerito si riposasse a dovere senza venire esposto al gelo esterno.

«Eppure, è strano» commentò Marie con voce fioca, come parlando tra sé e sé ma rimanendo udibile al suo interlocutore, «il suo colorito...»

Vendramick si avvicinò, portando una mano sulla fronte del pargoletto. Oltre alla temperatura elevata, guardandolo meglio sembrava star soffrendo parecchio. Lucide gocce di sudore bagnavano la sua fronte quando, a un tratto, dalla porta d'ingresso dell'abitazione provennero colpi secchi e ripetuti. Qualcuno era in visita.

«Vado. Torno subito.» Vendramick lasciò Marie a prendersi cura del pargolo mentre si alzava raccogliendo il suo bastone da passeggio, ripiegando le dita tremanti per l'età avanzata e il freddo su di esso con il palmo poggiato sul pomello di stoffa che aveva legato sulla cima dell'asta di legno. I passi lenti ma decisi, misti ai colpi sordi del bastone a terra, catturarono l'attenzione di Amanda che lo avvertì in piedi, per cui vedendolo attraverso la porta semichiusa della camera da letto dove si era andata a riposare lo richiamò: «Chi sta alla porta?»

Vendramick girò il pomello in ottone arrugginito e lasciò la porta scivolare verso la propria direzione per via del vento, bloccandola qualche attimo dopo prima che finisse per scontrarvisi contro, e alzando lo sguardo dei suoi occhi infossati e stanchi incrociò quello di un uomo alto con una lunga sciarpa di lana attorno al collo e un cappello lavorato a mano grigio chiaro da cui spuntavano ciuffi castani scuri. Indossava un cappotto pesante e nella mano reggeva una valigia in pelle bovina con alcune chiazze causate dall'umidità. Non sembrava pesante, tanto più pareva fosse venuto per un obiettivo ben preciso.

«Dottore!» lo accolse Vendramick, riconoscendo il suo volto dietro lo sciarpone che sventolava. «Entri, entri! Non rimanga là, in mezzo alla bufera che imperversa. Si accomodi.»

L'uomo fece come detto e portò le sue scarpe slacciate dalla fretta sommerse dalla neve all'interno dell'abitazione, dove iniziò a voltare la testa a destra e a sinistra in cerca di qualcosa.

«Dove si trova il nuovo arrivato?»

Vendramick restò a fissarlo per un istante, come sorpreso dal suo ingresso. Solo ora notava che nelle sue parole, di una voce grossa, quasi preoccupato, nascondevano un filo di severità. Che fosse nei confronti di Vendramick o nei suoi stessi, solo lui lo sapeva.

«Nella stanza degli ospiti, mi segua.» Pavidamente, Vendramick condusse il dottore nella stanza dove già si trovava Marie. Non riuscì a fare in tempo ad avvertirla che l'uomo vi si era già fiondato all'interno, trovando, non appena messovi piede, il neonato tra le sue braccia ancora in preda a colpi di tosse. «Se ve lo state chiedendo, quando l'ho trovato...»

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