Capitolo 26

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L'atmosfera sembrò essersi alleggerita. In un sospiro di vittoria interiore, Lawnard si sentì sollevato nonostante tutto. Eppure, nonostante avesse messo da parte la ragione per poter combattere a mente libera – qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di fare a causa del suo vecchio stile di vita – Lawnard aveva preso affrontato la realtà dei fatti, anche se poco alla volta. Da un lato si sentì ancora incredulo di aver tenuto testa a qualcuno di così imponente e del calibro di sottoposto diretto del re.

Di fatto, iniziò anche ad avere paura di poter essere inseguito: e se il re non notasse il ritorno di Kraig, inviando una schiera ancora più grande dei Silvist a distruggere il villaggio?

«Ehi. Tu devi essere Lawnard!» Goi, il ragazzo che aveva da poco fatto il suo ingresso, si avvicinò e sorrise a Lawnard, che era rimasto in piedi immerso nei suoi pensieri. Den e Ren, i due gemelli che lo avevano accompagnato, erano impegnati a capire insieme a Valk come avrebbero potuto legare Kraig per portarlo via. «Ottimo lavoro! È assurdo, qualcuno venuto dall'esterno entra nel nostro villaggio e qualche giorno dopo libera la nostra Trezia, colei che tiene più di tutti alle persone che ci abitano.»

Cordialmente, Goi si inchinò a lui ricavando un'espressione divertita sulla bocca di Dola, che nascose le la bocca prima di scoppiare a ridere. «Che formale!! Non ti si addice!»

La ragazza si avvicinò a Lawnard e lo guardò negli occhi, per poi sorridergli e dirgli chiaramente: «Ti ringraziamo con tutto il cuore per aver aiutato Trezia. Lei è come una sorella, una madre, una figura importante che sono sicura anche tu abbia nella tua vita. Tutto il villaggio di Rulik pregava per la sua vita e la sua liberazione, e anche se ora moltissime cose dovranno ritornare al suo posto, lentamente ci saremo noi a occuparci di lei!»

Il volto di Lawnard si incupì nel sentire quelle parole. Nonostante l'avessero salvata e fatto riscoprire il mondo esterno, Trezia aveva un compito importante per la loro missione, pertanto avrebbero dovuto portarla con loro nel breve tempo.

«Ecco... Mi dispiace...»

«Oh.» Dola indietreggiò elegantemente. «Sto già cosa stai per dire. Per tua sfortuna – o sfortuna – Gan parla abbastanza di Trezia, per cui sappiamo già tutto. Con noi, col villaggio... Tante di quelle volte si è sognato di dire perfino che gli sarebbe piaciuto provarci con lei. Ah! Tutti i bicchieri di vuoti accumulati ai bar...»

Lawnard rimase sorpreso. Dunque sapevano già lo scopo della loro missione. Sebbene qualcuno avrebbe potuto vederlo come un altro sequestro di persona, Dola e tutti quelli che avevano offerto il loro aiuto per la causa sembravano così sinceri nel loro sorridere. Talo, Kronos... Gan, Goi, Dola, Ren, Den... Tutti loro erano davvero convinti nelle azioni dei tre missionari. Nessuno batté ciglio.

«Noi ci fidiamo di voi. So che la riporterete qui. E poi, lì si trova la sua famiglia, non è vero?» Dola unì le mani dietro le schiena e prese un profondo respiro. «Ora lei è libera... Anche se le chiedessimo di restare, lei vorrà rivedere chi le sta a cuore. Qualcuno che sin da piccola ha sempre dovuto riporre in un angolo della mente, di cui neppure ricorda i volti. Io so che la sorellona non è altro che una guerriera piagnona, ma è anche come un gracile uccellino: la gabbia costruita per lei era troppo stretta perché perdurasse così tanto. Ora è il suo momento di volare ovunque voglia.»

«Io...» Lawnard strinse i pugni mentre fissava Trezia in lontananza che abbracciava i due gemelli, i quali risero rumorosamente alla sua impulsività. «Io credo che sarà felice di conoscere la sua nipotina. È una persona splendida, come lei. Infatti credo proprio che Trezia sia per voi come Tanzia sia per noi qualcuno di importante. Chiediamo il vostro permesso di portare a termine la missione...!» Il ragazzo si inchinò proprio come stava facendo Goi, il quale si era ricomposto e ora lo guardava storto.

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