Second Chance

Capitolo 52

Una volta che l'inferno di fuoco ebbe fine, Vendramick incontrò Rialto al confine del villaggio. Il suo viso quasi imbronciato fu accompagnato da una postura pensante: con le braccia incrociate, rifletteva su quanto appena accaduto.

Vendramick non era certo di voler incrociare il suo sguardo. Sebbene il suo intervento dovesse essere apparso come un tentativo di sventare dall'interno un piano di offensiva contro i rifugiati sulle montagne, l'atrocità delle vicende suggeriva di dover prendere le dovute precauzioni e studiare con estrema cautela le prossime dolorose ma necessarie mosse.

La vita al villaggio era definitivamente finita. Nessuno avrebbe mai potuto farvi ritorno e vivere nello stesso modo di prima. Di questo Vendramick ne era certo, guardando alle proprie spalle la casa dove, da parecchi anni, trascorreva i suoi anni insieme alla moglie. Ora vivevano nel vento: il loro destino veniva trasportato con esso, nella speranza di potervisi aggrappare e scoprire cosa il futuro riserbasse loro.

Rialto si accorse della presenza della coppia. Aprendo di poco un occhio, si spostò dalla lignea staccionata a delimitare il confine e percorse con sguardo attento la strada che aveva fatto: i suoi compagni giacevano privi di sensi in diversi punti della piccola cittadina. Per qualche ragione la sua espressione andava via via a farsi sempre più nervosa, al punto da preoccupare Vendramick, che alla fine cedette e si mosse per andare a rivolgergli la parola.

«Ehm...»

«Silenzio.» Con mano alzata, l'indice guantato puntava una delle case davanti a sé. Con un veloce gesto incomprensibile, fu come se una forte corrente spostò il fuoco che ancora ardeva da dentro l'abitazione. Rompendo con un pugno i resti della finestrella di legno bruciacchiata, l'uomo notò la presenza di una giovane donna in fin di vita. Con le sue possenti mani la fece uscire dalla finestra, avvolgendola in una coperta trovata sotto di quest'ultima, all'interno dell'abitazione. La stanza in cui si trovava era completamente annerita dal fuoco; diverse chiazze di ustioni di terzo e quarto grado avevano rovinato il volto della donna. Lo scenario raccapricciante catturò l'attenzione di Vendramick, in particolare per via delle parole che iniziarono a fuoriuscire dalla sua debole bocca:

«Sono... morti. Entrambi... morti.»

Riconosceva quella voce. Avrebbe saputo dire a chi appartenesse anche tra mille voci confusi: si trattava di Marie. Appena le sue parole giunsero alle orecchie dei presenti, ciò che intendeva con "entrambi" divenne chiaro. Le piccole voci, i visi sorridenti, i ricordi, le loro fugaci vite... Tutto venne raso al suolo in una notte, una terribile nottata che portò il fuoco dell'inferno su di una così pacifica cittadina sperduta tra le montagne. Così tanti dubbi ancora aleggiavano tra quelle vette innevate, eppure così tante lacrime sarebbero state versate.

Non è giusto.

«Fate spazio. Forza, forza!» Un'altra voce familiare li raggiunse: si trattava del medico del villaggio, lo stesso che aveva curato il bimbo quando era appena stato rinvenuto. Con fare preoccupato, si gettò sulle ginocchia per assistere la giovane donna. Tuttavia era chiaro come il sole ciò che i suoi occhi infossati e dal sudore che grondava dai lati della sua testa quale sarebbe stato il suo fato.

«Niente da fare» convenne Rialto scuotendo la testa, «non sono un medico, ma la vedo dura per lei.»

«Ma allora!» Per poco il dottore non divenne viola dalla rabbia. «Si può sapere chi è lei? Si può sapere cosa è successo al nostro villaggio?! Eh? Oppure abbiamo intenzione di restarcene qui, con le mani in mano, mentre guardiamo anni di lavoro andare in fumo?»

«Non riporterà indietro un bel niente» rispose Vendramick, facendosi avanti con una mano sulla bretella dello zaino. «Le spiegazioni potranno attendere. Ci sono stati altri superstiti?»