Capitolo 24

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Lawnard indietreggiò. Fu in quel momento che iniziò a provare paura: non aveva parlato granché di se stesso né sapeva dire da dove venisse esattamente, tantomeno avrebbe potuto parlare del modo in cui si era ritrovato nella Foresta dei Rinnegati.

Gli sguardi penetranti dei due mettevano una pressione assurda. Non doveva dare nell'occhio, ma tantomeno restare muto davanti a quella domanda. La serietà della questione si materializzò quando scoprì che Valk aveva smesso di sorridere per concentrarsi sulla reazione del ragazzo, che deglutì allontanandosi di pochi millimetri con il corpo per evitare di sentire le loro presenze tanto pervadenti.

Prima di poter aprire bocca, tuttavia, ci pensò Valk a interrompere quella situazione spinosa parlando al posto suo: «Immagino di dovermi spiegare,» disse in modo convinto e tranquillo, «dopotutto può darsi che Lawnard non abbia inteso dove voglio arrivare. Ebbene, ciò che vorrei puntualizzare qui è che il fautore di questo incidente avrebbe potuto puntare a soltanto uno di noi per un semplice motivo: ci conosce molto bene. Lawnard e Reux hanno visto e combattuto contro Lenida in persona, pertanto doveva essere al corrente su chi mettere fuori gioco e in che modo. Per quanto riguarda me, che mi sono aggiunto al gruppo subito prima di farci assegnare i cavalli e incontrare Nobu, il responsabile dello stallaggio, non ho mai incontrato questo Lenida di persona. Se non mi ha avvelenato è per puro caso... oppure mi deve conoscere meglio di quanto credo, in qualche modo.»

«Per cui credi si sia informato su di te prima di escogitare questo piano?» Lawnard riprese velocemente fiato nel tentativo di non apparire sospetto. Per qualche ragione ora si sentiva in colpa di non essere riuscito a parlare di se stesso, nonostante ciò avrebbe complicato ancora di più la riuscita della loro missione. Pensò che un giorno avrebbe voluto spiegare tutto ai suoi compagni, se ne avesse avuto la possibilità, e che ridendo lo avrebbero preso come uno scherzo. Nonostante l'incredibilità, il peso del segreto mantenuto tale sarebbe scomparso.

«Forse. Ma ora come ora questa informazione può tornarci utile come no...» Valk fece spallucce. «Ciò che conta ora è capire cosa Lenida voleva attuare realmente. Di certo mettere fuori gioco un membro del gruppo su tre con metodi tanto indiretti non gli andrà particolarmente a vantaggio, ci dev'essere qualcos'altro sotto. Ho come un brutto presentimento, Lawnard...» Il ragazzo si girò verso l'amico con un'espressione seria. «Che sia un avvertimento di tornare indietro? Oppure dobbiamo aspettarci qualcosa di peggio?»

«Non possiamo tornare ora...» Lawnard parlò sottovoce a se stesso. «Nonostante tutto... nonostante tutto mi sono ripromesso di salvare Tanzia, e ora che la missione si è complicata abbiamo un ulteriore motivo di portarla a termine. C'è un dovere morale maggiore, Valk. Trezia è importante non solo per la riuscita del nostro compito.» Guardando la lettera ancora sul letto, Lawnard strinse i pugni ripensando alla famiglia di Tanzia. Se c'era qualcosa che poteva fare per uno di loro, che si fosse trattato dell'amica o per Trezia, che era tenuta prigioniera da decenni, allora ci avrebbe voluto provare in onore della gentilezza una volta riservatagli nonostante la sua immagine di straniero.

"È stata così sfrontata in un mondo talmente folle. Ha rischiato di morire, o peggio, di mettere in pericolo la sua casa, la sua famiglia e il suo villaggio. Una persona del genere... io la voglio proteggere."

«Ragazzi!» Trezia si voltò di scatto, mettendosi sull'attenti. Tutti tacquero come d'impulso e prestarono attenzione a ciò che avevano intorno, notando un suono sordo e continuato provenire da lontano. Assomigliava a un rauco corno da richiamo, quasi annunciando l'arrivo di qualcosa.

"Non qualcosa... ma qualcuno!"

In tutta fretta la ragazza si affacciò alla finestra, cercando il volto di Gan. Esponendosi pericolosamente oltre il balconcino, Trezia si accorse che le enormi porte in pietra del villaggio erano spalancate e diverse fiaccole scortavano un unico, grande individuo dall'aspetto familiare: Kraig.

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